Ciascun comune elegge un numero di consiglieri comunali che dipende dalla popolazione e dai singoli statuti; ad esempio il comune di Copenaghen elegge 55 consiglieri comunali, Århus e Aalborg 31 ciascuno e Odense e Frederiksberg 29 ciascuno.
Il 1º gennaio 2007 il numero di comuni è passato da 270 a 98; la riforma (in danese Strukturreformen) ha altresì disposto la soppressione delle 13 contee (amter, sing.: amt), sostituite da 5 regioni (regioner). Il numero totale dei consiglieri comunali si è inoltre ridotto dai 4.685 del 1997 ai 2.522, per passare poi a 2.468 (elezioni comunali del 2009), a 2.444 (2013), a 2.432 (2017), e a 2.436 (Frederiksberg 25->29) (2021); al contempo, i commissariati di polizia sono stati ridotti da 54 a 12 e i tribunali da 82 a 24, mentre le circoscrizioni elettorali sono state riorganizzate.
La progressiva riduzione del numero di comuni, già auspicata dal ministro dell'interno Søren Olesen nel 1958, ebbe inizio negli anni '60 mediante l'accorpamento, su base volontaria, dei singoli enti locali: il numero di comuni passò dai 1345 del 1965 ai 1098 del 1970[2]. Una successiva riforma, approvata nel 1970 e divenuta operativa il 1º aprile 1974, portò il numero di comuni a 277 e, dopo l'accorpamento di Sengeløse Sogn con Høje-Taastrup e Store Magleby Sogn con Dragør, i comuni divennero 275.
Il 1º gennaio 2003 i 5 comuni sull'isola di Bornholm vennero fusi nel comune regionale di Bornholm, parte del processo di riduzione del numero di contee. Similmente il 1º gennaio 2006, i comuni di Marstal e Ærøskøbing si unirono a formare quello di Ærø, a coprire l'intera superficie dell'omonima isola. Al 31 dicembre 2006, prima dell'applicazione dell'ultima riforma, la Danimarca contava quindi 270 comuni.