Condaghe
documento amministrativo in uso nella Sardegna bizantina / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il condaghe (anche condake, condaxi e fundaghe in lingua sarda: la parola è quasi certamente prodotto di evoluzione autoctona dal greco-bizantino che prevede, per la parola sarda, la base kontaki;[1] anche in Sardegna la variante latina, al plurale, era condachia[2]) definiva originariamente la raccolta degli atti di donazione a favore di un ente ecclesiastico; in seguito acquistò maggiore estensione semantica, descrivendo un registro patrimoniale in cui erano raccolti inventari e annotazioni varie riguardanti atti notarili e giudiziari come casi di eredità, donazione (datura), permuta (tràmutu), commercio, lite (kertu) relativi principalmente a chiese o comunità religiose, con la volontà di certificare e attribuire data certa a eventi giuridici utili in caso di liti. Esiste anche un condaghe laico la cui redazione si deve al giudice Barisone II di Torres, sovrano del Logudoro che, nel 1190, fece compilare l'elenco delle donazioni fatte a favore dell'Ospedale di San Leonardo di Bosove.
Esistono anche i condaghi di fondazione, testi narrativi pervenuti in copie del XVI o XVII secolo, ma la cui origine risale ai primi periodi basso-medioevali. Tramandano leggende miste a fatti storici legati alla consacrazione di diverse chiese. Tra questi il Condaghe di San Gavino, di Santa Maria di Tergu,[3] della Trinità di Saccargia.
Materialmente consistevano in manoscritti su pergamena, rilegati come schede sovrapposte e infine avvolte intorno a un bastone (che i bizantini in greco chiamavano kontakion, termine rimasto a indicare l'intero documento), assumendo successivamente l'aspetto più familiare dei libri. La maggior parte dei condaghi redatti negli "scriptoria" delle diocesi e dei monasteri isolani relativi alle cattedrali e ai cenobi sono andati perduti; fra quelli sopravvissuti ci sono i condaghi di San Pietro di Silki (Sanctu Petru de Silki), di San Nicola di Trullas (Sanctu Nichola de Trullas), di San Michele di Salvenor (San Miguel de Salvennor: di esso ci è infatti rimasta solo la traduzione in spagnolo da una copia parziale originale in sardo, della quale finora è stato rinvenuto un solo frammento[4]) e di Santa Maria di Bonarcado (Sancte Marie de Monarcanto o Bonorcadu[5]).
I condaghi inoltre costituiscono parte delle prime prove documentarie della lingua sarda.