De vita beata
opera di Seneca / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il De vita beata è il VII libro dei Dialoghi di Lucio Anneo Seneca. È dedicato al fratello maggiore Anneo Novato ed è stato composto intorno al 58. In seguito a un’accusa, mossa da Publio Suillio, inizia una riflessione sul vero senso della felicità. Egli vuole dimostrare, in polemica con la dottrina epicurea, che la felicità non risiede nel piacere, ma nella virtù. Nella seconda parte del dialogo il filosofo risponde alle numerose accuse di coloro che criticavano il suo comportamento, apparentemente discordante da quanto da lui predicato nei suoi scritti.[2]
De vita beata | |
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Titolo originale | De vita beata, (dai Dialoghi) |
Incipit dell'opera in un'edizione del 1543 | |
Autore | Lucio Anneo Seneca |
1ª ed. originale | 58 |
Genere | dialogo |
Lingua originale | latino |
«Vivere, Gallio frater, omnes beate volunt, sed ad pervidendum quid sit quod beatam vitam efficiat caligant[1]»
«Tutti, fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma nel veder chiaro cos’è che renda la vita felice sono ottenebrati»