Fallimento della Silicon Valley Bank
dissesto di banca USA, 2023 / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) avvenne il 10 marzo 2023 dopo un fenomeno di panico bancario, segnando il secondo più grave dissesto di istituto di credito statunitense, e il più grande dalla crisi del 2008.[1][2] Fu uno dei tre fallimenti di banche USA nel marzo 2023 (gli altri due colpirono Silvergate Bank[3] e Signature Bank[4]).
Fallimento della Silicon Valley Bank | |
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Sede della Silicon Valley Bank, Santa Clara (California) | |
Tipo | Fallimento |
Stato | Stati Uniti |
Nel perseguire maggiori rendimenti dai suoi investimenti, nel 2021 la Silicon Valley Bank iniziò a trasferire il suo portafoglio di valori mobiliari dai buoni del tesoro USA a breve termine verso quelli a lungo termine. Il valore di mercato di queste obbligazioni scese significativamente tra il 2022 e il 2023 poiché la Federal Reserve aveva alzato i tassi di interesse per frenare l'aumento dell'inflazione, causando perdite non realizzate (ossia potenziali, calcolate come se il detentore avesse ceduto i titoli secondo il valore corrente di mercato, al momento della stima) sul portafoglio.[5][6] L'aumento dei tassi fece lievitare i costi dei prestiti in ogni settore dell'economia e alcuni clienti della Silicon Valley Bank iniziarono a prelevare denaro per soddisfare le loro esigenze di liquidità. Per procurarsi il denaro necessario a onorare i prelevamenti dei suoi depositanti, SVB annunciò l'8 marzo che avrebbe venduto oltre 21 miliardi di valori mobiliari, preso in prestito 15 miliardi di dollari, e avrebbe indetto una vendita di emergenza di una parte del suo buy-back per raggiungere 2,25 miliardi di dollari. L'annuncio, accompagnato da avvertimenti provenienti da importanti investitori della Silicon Valley, causò un panico bancario in cui i clienti all'indomani ritirarono fondi per un totale di 42 miliardi di dollari.
La mattina del 10 marzo 2023, il California Department of Financial Protection and Innovation sequestrò SVB ponendola sotto l'amministrazione controllata della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC). Circa l'89% dei 172 miliardi di depositi superava l'importo massimo assicurato dalla FDIC.[7][8] Due giorni dopo il fallimento, la FDIC ottenne poteri straordinari dal Tesoro, ed annunciò assieme ad altri enti che tutti i depositanti avrebbero avuto accesso ai loro fondi l'indomani.[9][10] Cercando di mettere all'asta tutta o parte della banca, la FDIC la riaprì il 13 marzo come una nuova banca ponte, la Silicon Valley Bridge Bank, N.A.[8][11][12] Benché alcuni commentatori avessero definito la reazione del governo un bail-out,[13] il piano non implicava un salvataggio della banca, della sua dirigenza o dei suoi azionisti, ma piuttosto di ristorare i depositanti non assicurati (cioè quelli che avevano depositi superiori al limite garantito da FDIC) con i proventi della vendita degli attivi della banca, senza utilizzare denaro dei contribuenti.[14]
Il dissesto ebbe rilevanti conseguenze per le startup negli Stati Uniti e altrove,[15] e molti correntisti non poterono per breve tempo ritirare denaro dalla banca.[16] Ne rimasero coinvolte anche grandi società del comparto tecnologico, società di comunicazione, ed aziende vinicole. Per alcuni fondatori e per i loro finanziatori di capitale di rischio, questa era la banca preferita.[17]