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magistrato e politico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Chiaravalloti (Satriano, 26 febbraio 1934) è un magistrato e politico italiano, è stato presidente della Calabria dal 2000 al 2005. Eletto alle elezioni regionali del 2000 in rappresentanza di una coalizione di centrodestra, come espressione di Forza Italia, ha guidato il governo regionale della Calabria nella VII legislatura.
Giuseppe Chiaravalloti | |
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Giuseppe Chiaravalloti al Privacy Day Forum nel 2012 | |
Presidente della Regione Calabria | |
Durata mandato | 16 aprile 2000 – 20 aprile 2005 |
Predecessore | Luigi Meduri |
Successore | Agazio Loiero |
Vicepresidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali | |
Durata mandato | 18 aprile 2005 – 18 giugno 2012 |
Presidente | Francesco Pizzetti |
Dati generali | |
Partito politico | Forza Italia |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Genova |
Professione | Magistrato |
È stato commissario e vicepresidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali dal 2005 al 2012.
Nato a Satriano, in provincia di Catanzaro, Chiaravalloti si laureò in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Genova[1] dove, per un breve periodo, ebbe come compagno di corso il futuro attore e sceneggiatore Paolo Villaggio.[2]
Chiaravalloti entrò in magistratura nel 1959 e fu assegnato alla pretura di Crotone, diventando giudice titolare a partire dal 1964 fino al 1976 quando divenne procuratore a Catanzaro.[3]
Nel 1991 Chiaravalloti è stato nominato procuratore generale presso la Corte d'appello di Catanzaro, mentre dal luglio 1997 all'aprile 2000 è stato procuratore generale presso la Corte d'appello di Reggio Calabria.
Dopo l'esperienza da governatore, Chiaravalloti è stato commissario e vicepresidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali dal 2005 al 2012.
È stato indagato per frode nel 2005, ma assolto "per non aver commesso il fatto"[4][5] riguardo alla sparizione dei Fondi Europei destinati alla costruzione di depuratori in Calabria nell'inchiesta "Poseidone". Nell'ambito dell'inchiesta, fino al giorno del trasferimento condotta dall'allora pm Luigi De Magistris, Giuseppe Chiaravalloti veniva più volte intercettato mentre parlava al telefono con la sua segretaria. Nella più famosa tra queste intercettazioni propose di affidare lo scomodo pubblico ministero alle cure della Camorra: “Lo dobbiamo ammazzare… no gli facciamo le cause civili per il risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla Camorra napoletana… non è che io voglio soldi…”, aveva poi sentenziato riferendosi alla tutela dei suoi diritti: “De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi”.
Nel 2006 viene portata a termine dalla polizia e dai carabinieri di Vibo Valentia un'indagine contro la 'Ndrangheta (clan Mancuso) e i suoi collegamenti politico-istituzionali e imprenditoriali (indagine Dinasty 2 - Do ut des), l'ex Presidente Chiaravalloti rimane coinvolto con l'accusa di corruzione[6] ma viene prosciolto dal giudice dell'udienza preliminare nel 2007 perché il fatto non sussiste.
È stato coinvolto anche nella famosa Inchiesta Why Not condotta dall'allora pm Luigi de Magistris, indagato e rinviato a giudizio per il reato di Abuso d'ufficio è stato assolto in primo grado[7] mentre in appello la Corte d'appello di Catanzaro ha disposto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione[8]. Il 2 ottobre 2013 la Corte di cassazione chiude definitivamente la vicenda, assolvendo Chiaravalloti e dichiarando inammissibile l'appello della Procura generale contro l'assoluzione per prescrizione sancita in primo grado dal gup e in appello dalla Corte.
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