Grande fuga
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La Grande fuga (Große Fuge) in Si bemolle maggiore op. 133 è una composizione per quartetto d'archi di Ludwig van Beethoven famosa per l'estrema perizia tecnica richiesta nella sua esecuzione e per la sua natura introspettiva ed enigmatica, superiore persino agli standard raggiunti dal compositore nel suo ultimo periodo di attività. Fu scritta tra il 1825 e il 1826, quando il compositore era già completamente sordo.
Grande fuga op.133 | |
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Autografo della Große Fuge nella trascrizione per pianoforte a 4 mani edita come op.134 (1826) | |
Compositore | Ludwig van Beethoven |
Tonalità | Si♭maggiore |
Tipo di composizione | quartetto d'archi |
Numero d'opera | 133 |
Epoca di composizione | Autunno 1825 |
Prima esecuzione | Marzo 1826 |
Pubblicazione | Vienna, Artaria, maggio 1827 |
Autografo | Juilliard School, New York City (versione per pianoforte a 4 mani op. 134 ) |
Dedica | Arciduca Rodolfo d'Asburgo |
Durata media | 15 min |
Organico | 2 violini, viola, violoncello |
Movimenti | |
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Beethoven in un primo momento compose l'imponente fuga come il movimento finale del suo quartetto d'archi n. 13 in Si bemolle maggiore op. 130. Tuttavia, essendo la fuga talmente ardua per gli esecutori contemporanei, come pure inaccessibile e impopolare per la maggior parte del pubblico, l'editore di Beethoven insistette con lui affinché scrivesse un nuovo finale sostitutivo per il quartetto d'archi.
Era nota la caparbia personalità di Beethoven e la sua indifferenza verso le opinioni e i gusti del pubblico, ciò nonostante, in quest'occasione egli accettò le richieste del suo editore e pubblicò la fuga come una composizione indipendente, con un numero d'opera a sé; divenne così la Große Fuge op. 133, «tanto libera, quanto ricercata». Scrisse poi un finale che sostituì la fuga nel quartetto op. 130, questa volta dal carattere decisamente più luminoso e disteso, più affine agli altri movimenti dell'opera.
Attualmente le esecuzioni del quartetto spesso includono entrambi i movimenti: la fuga e il nuovo finale scritto in sua sostituzione.
In alcune biografie del compositore si narra un aneddoto; quando la composizione fu eseguita per la prima volta, il pubblico acclamò il bis soltanto per i due movimenti centrali del quartetto. Beethoven, furioso, fu sentito lamentarsi: «E perché non il bis della fuga? Quella soltanto dovrebbe essere ripetuta! Gentaglia! Asini!».
Molti critici del XIX secolo hanno rifiutato la Große Fuge. Daniel Gregory Mason la giudicò "ripugnante", e Louis Spohr, assieme agli ultimi lavori di Beethoven "un indecifrabile, incomprensibile orrore". Tuttavia l'opinione della critica su questo capolavoro è andata costantemente migliorando sin dall'inizio del XX secolo. L'op. 133 è stata totalmente rivalutata, ed oggi è considerata tra le più grandi realizzazioni di Beethoven.
Igor' Fëdorovič Stravinskij della Große Fuge disse: «[...] il perfetto miracolo di tutta la musica. Senza essere datata, né storicamente connotata entro i confini stilistici dell'epoca in cui fu composta, anche soltanto nel ritmo, è una composizione più sapiente e più raffinata di qualsiasi musica ideata durante il mio secolo[...] Musica contemporanea che rimarrà contemporanea per sempre.»[1]