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romanziere, poeta e traduttore islandese (1932-2023) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Guðbergur Bergsson (Grindavík, 16 ottobre 1932 – Mosfellsbær, 4 settembre 2023[1]) è stato un romanziere, poeta e traduttore islandese.
«Il mio ethos estetico risiede nel flusso cerebrale, nelle aurore boreali dello spirito. Si tratta di una materia neutra: tutto è nel tutto. Nel mio lavoro tutto è legato e possiede il suo nido in un ordine segreto: nelle inquiete e cangianti aurore boreali»
Nato in un piccolo villaggio di pescatori nel sud-est dell'Islanda, Bergsson si laureò in lingua spagnola, letteratura e storia dell'arte all'Università di Barcellona. Nella città catalana, a partire dal 1956, conobbe scrittori come Carlos Barral, Gabriel Ferrater, Jaime Gil de Biedma e Jaime Salinas Bonmatí. Pubblicò più di 20 romanzi, libri per bambini, racconti e raccolte di poesia, svolgendo nel frattempo i lavori più disparati: il bracciante, l'operaio in uno stabilimento per la lavorazione del pesce, l'aiuto cuoco, l'infermiere in un ospedale psichiatrico, il portiere di notte. Autore ironico e di grande sensibilità, a lui si devono le traduzioni in islandese e la conoscenza in Islanda dei principali scrittori spagnoli e latinoamericani, tra cui Cervantes, Borges, Gabriel García Márquez, Alejo Carpentier. Bergsson compose audio-poesie, organizzò mostre e sceneggiò cortometraggi, dimostrando una inesauribile curiosità per l'animo umano e la società contemporanea, a cui spesso rivolse dure critiche.
Vinse per due volte il Premio Letterario Islandese (1991 e 1997[2]) e nel 2004 lo Svenska Akademiens nordiska pris[3], conosciuto anche come il «piccolo Nobel».
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