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film del 1955 diretto da Bruno Paolinelli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I pappagalli è un film del 1955 diretto da Bruno Paolinelli.
I pappagalli | |
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Alberto Sordi e Aldo Fabrizi in una scena del film | |
Titolo originale | I pappagalli |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1955 |
Durata | 95 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | commedia |
Regia | Bruno Paolinelli |
Soggetto | Bruno Paolinelli |
Sceneggiatura | Ruggero Maccari, Ettore Scola, Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Bruno Paolinelli |
Produttore | Armando Cataldi |
Fotografia | Arturo Gallea |
Montaggio | Nella Nannuzzi |
Musiche | Carlo Innocenzi |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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È una domenica: al mattino le servette di un caseggiato di Roma si sono fatte da una finestra all'altra le loro confidenze, pregustando la gioia del pomeriggio libero. Più tardi passano tutte sotto l'occhio vigile di Antonio, il portinaio, guardato a vista egli stesso dalla moglie, bigotta e gelosa.
Caterina è a servizio presso una signora che la crede bugiarda. Nel corso del pomeriggio compie un atto gentile aiutando una vecchia signora ad attraversare la strada, ingombra per l'intenso traffico, poi aspetta invano il fidanzato, infine ha un battibecco in un giardino pubblico, che si conclude al commissariato. Rientrando a casa in ritardo dirà di essere stata al cinema e la padrona questa volta le crederà.
Angela sta presso una signora che ha molti cani, ai quali dedica tutte le sue cure. Angela è triste perché il fidanzato non le ha scritto, e quando apprende da un'amica che il ragazzo ha sposato un'altra, tenta di uccidersi col gas e viene salvata dal portinaio. Un marinaio timido, che ogni domenica viene ad aspettare Fulvia al portone, trova nel portinaio un alleato: col suo appoggio potrà convincere la ragazza a lasciarsi accompagnare al cinema.
Nello stesso palazzo abitano due coniugi cinesi: Bepi, che se l'intende con la loro matura domestica, deve ogni domenica litigare col portinaio per poter salire da lei, e questo anche perché ha la mania di rubare. La domestica, che vuole imitare i suoi padroni e i loro gusti, lo porta prima ad una mostra d'arte astratta, poi a un concerto, dove Bepi fa suonare involontariamente un carillon che ha appena rubato, poi preso dal singhiozzo è costretto ad uscire. Sarà felice quando potrà andare con gli amici in una bettola a raccontarsi barzellette sconce.
Il dottor Tanzi lascia uscire da sola la moglie per potersi intrattenere con Giulietta, la domestica, benché lei abbia il fidanzato che l'aspetta al portone. Il dottore fa qualche regalo e molte promesse e, ottenuto quel che desiderava, decide con la moglie di mandarla via. La sera, quando si chiude il portone, si sentono le ultime confidenze delle servette.
Lo stabile in cui è ambientato il film si trova in via Gualtiero Castellini 13 nel quartiere Parioli, a Roma.[1]
Il film venne recensito, all'uscita, seguendo un doppio binario, quello puramente contenutistico e quello legato al canone linguistico comico del tempo[2]. Nel primo caso, su Cinema Nuovo si trova scritto che l'idea «poteva essere buona, anche se si tratta di una tipica idea "d'evasione". Peccato che il film si risolva in una serie di episodi frammentari, impostati in chiave di macchietta e basati sulla bravura di alcuni attori di sicura comunicativa»[3]. Nel secondo caso, su Cinema si nota come il giovane regista Paolinelli, che era anche l'autore del soggetto, abbia saputo «narrare con scioltezza e spesso con gusto. Tutte le avventure sentimentali delle giovani sono intelligentemente intrecciate e non mancano di note satiriche, comiche e talvolta drammatiche».[4]
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