Iefte
personaggio biblico / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Iefte (talvolta Jefte, o Jephta; dall'ebraico יפתח Yiftach) è un personaggio biblico della tribù di Manasse menzionato nel Libro dei Giudici, che servì come giudice di Israele per un periodo di sei anni (Giudici 12,7[1]) e liberò gli Israeliti dalla oppressione degli Ammoniti, che da 18 anni li sottoponevano a continue scorrerie e rivendicavano il possesso dei territori transgiordani, il Galaad[2].
«E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.»
(Lettera agli Ebrei (11, 32-34), quando elenca gli uomini di fede dell'antichità - Bibbia CEI ediz. 2008)
Prima di intraprendere la guerra, Iefte pronunciò a Dio il voto che gli avrebbe immolato il primo che fosse uscito a venirgli incontro («... e io l'offrirò in olocausto"».(Giudici 11,30-31[3]). Al suo ritorno vincitore la prima che gli si fece incontro fu la sua unica figlia[2]. La Bibbia riporta semplicemente che «egli fece di lei secondo il voto che aveva fatto» (Giudici 12,40[4]) e questo viene tradizionalmente interpretato nel senso che la figlia di Iefte sia stata immolata da Iefte[2], alcuni studiosi però interpretano diversamente questo passo, e sostengono che, in realtà, sia stata dedicata al servizio di Dio in un tempio[5].