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religioso Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ishmael ben Jose (in ebraico רבי ישמעאל ברבי יוסי?, da leggersi come Rabbi Ishmael beRabbi [figlio di Rabbi] Yossi) (Israele, 180? – ...) era un saggio ebreo Tanna, vissuto agli inizi del III secolo, figlio di Jose ben Halafta.
Ishmael officiò come funzionario dei romani insieme a Elazar ben Simon e fu determinante nel reprimere le orde di filibustieri ebrei che infestavano il territorio durante la guerra tra Settimio Severo e Pescennio Nigro (193). Questa sua attività fu molto risentita dagli ebrei, che non gli perdonarono mai di aver consegnato dei suoi compatrioti alle autorità romane perché fossero giustiziati.[1] Nella letteratura halakhica è noto per le sue citazioni dei detti di suo padre e che trasmise a Giuda I, col quale leggeva il Libro delle Lamentazioni e i Salmi.[2] Era un profondo conoscitore delle Sacre Scritture e riusciva a scrivere a memoria tutta la Bibbia.[3]
Ishmael b. Jose non era in buoni rapporti coi Samaritani. In un'occasione, passando per Flavia Neapolis in pellegrinaggio verso Gerusalemme, i Samaritani sarcasticamente lo invitarono a pregare sul Monte Garizim [invece che su] quelle rovine di Gerusalemme: Ishmael apostrofò rispondendo che l'oggetto della loro venerazione erano gli idoli colà nascosti da Giacobbe[4]
Come giudice Ishmael fu rinomato per la sua assoluta integrità[5]. Il suo comportamento modesto fu ampiamente lodato dal suo maestro. Rabbi Giuda disse che il passo biblico sui tesori di Tiro che "andranno a quelli che dimorano davanti all'Eterno" (Libro di Isaia 23:18[6]), si riferiva a Ishmael b. Jose e a quegli altri che, come lui, si consideravano di poco conto ma che un giorno avrebbero goduto di maggior gloria[7] La seguente storia fornisce un esempio della sua prontezza di spirito: costretto a dire qualcosa di piacevole su una donna veramente brutta, invano cercava di trovar modo di complimentarla finché non venne a sapere che si chiamava "Liḥluḥit" ("la sporca"). "Ah!" esclamò, "c'è qualcosa di bello in lei — il suo nome, che le si adatta straordinariamente bene."
La sua interpretazione haggadica del למנצח מזמור (questo anche riguardo ad un Salmo di Re David: 3[8]) può essere usata come esempio del suo metodo esegetico: Ishamael spiega il salmo dicendo che significa "un salmo a Colui che causa all'uomo di conquistare se stesso". "Canta un salmo a Colui che sente gran gioia ad esser conquistato. Vieni a vedere! La via di Dio non è la via dell'uomo. Uno che è sconfitto si deprime ma Dio gioisce nell'esser conquistato, come si legge nel Salmo 106:23[9], dove la gioia del Signore è espressa per il fatto che Mosè, Suo prescelto, era stato vittorioso nella sua mediazione a favore di Israele"[10]
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