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pittore austriaco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Johannes Gumpp (Innsbruck, 1626 circa – Firenze (?), post 1646) è stato un pittore austriaco del quale non esistono notizie certe.
Dovrebbe essere nato nel 1626[1] a Innsbruck.[2] Quasi certamente era un membro della famiglia austriaca Gumpp,[3] che annoverò fra i suoi componenti vari artisti, attivi in Tirolo e in Baviera tra il XVI e il XVIII secolo.[2]
Sembra che Johannes Gumpp si sia trasferito in Italia quando era ancora molto giovane, quasi certamente a Firenze, dove risulta attivo nel 1646.[2] Non sono conosciuti il luogo e la data della sua morte: è probabibile che morì proprio durante questo viaggio, a Firenze, non molto dopo aver siglato i suoi autoritratti (uniche opere sue certe) appunto nel 1646.[4]
A parte due autoritratti, non sono noti ulteriori dipinti di Johannes Gumpp. In realtà si tratta dello stesso dipinto, realizzato dall'artista in due versioni: la prima, famosissima, ha forma rotonda (diametro cm. 89) ed è conservata a Firenze, tra gli autoritratti della Galleria degli Uffizi[5]; la seconda, meno nota, è di forma rettangolare (cm. 128x98) e attualmente è parte della collezione privata di Peter Mühlbauer, presso la sua 'Schloss Schönburg Galerie', a Pocking, in Alta Baviera.[6]
Tecnicamente è da considerare un autoritratto "triplo", dato che l'artista si è raffigurato ben tre volte, in un intrigante gioco di sguardi, pose e specchi; una volta di spalle, a figura quasi intera, mentre sta pitturando, una di fronte, riflesso nello specchio ottagonale, e una terza, sempre di fronte, sulla tela su cui sta dipingendo fedelmente proprio quel volto che lo specchio gli rimanda.
Entrambi i quadri sono firmati e datati su un ritaglio di carta, che Gumpp ha pitturato sul margine superiore del ritratto dipinto su tela,[7] da cui risulta che sono stati realizzati nel 1646.
L'autoritratto di Johannes Gumpp è stato considerato uno dei primi in cui entrano in gioco i problemi relativi al rapporto dell'autore con il pubblico.[8] Vari studiosi, in primo luogo il filosofo francese J. L. Nancy nel suo studio sui ritratti pittorici, hanno argomentato che è palese l'intenzione dell'artista di affermare implicitamente la superiorità della pittura su ogni altro mezzo di riproduzione della realtà, compreso quello apparentemente fedele dello specchio.[8] L'artista ha molte identità (come uomo qualsiasi, come individuo che cerca di conoscersi per dare corpo alla sua arte, come autore) e Gumpp, nel suo autoritratto, avrebbe ritenuto importante sottolinearlo, proprio mostrando i propri molteplici aspetti.[8]
Altri studiosi hanno sottolineato che le figure di un cane e di un gatto, presenti nel dipinto, assumono, un simbolismo correlato, secondo l'inclinazione alle allegorie della cultura barocca. Ai due animali sono convenzionalmente attribuiti la fedeltà e l'autonomia, e in questo caso la distinzione è intesa tra la fedeltà dello specchio e l'autonomia della rappresentazione artistica.[9]
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