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giornalista e saggista italiano (1921-2015) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mario Cervi (Crema, 25 marzo 1921 – Milano, 17 novembre 2015[1]) è stato un giornalista, saggista e storico italiano.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, fu sottotenente nella 2ª compagnia del 479º battaglione costiero, di presidio ad un piccolo paese greco, Boiati, sito una ventina di chilometri a nord di Atene. Dopo l'8 settembre del 1943, venne fatto prigioniero dai tedeschi ed internato.
La sua vita professionale fu segnata da due periodi: il Corriere della Sera e il Giornale. Iniziò la carriera di giornalista nel 1945 come cronista del Corriere. Primo incarico "il giro dei commissariati (...) poi inviatino" [sic]. "Mi affidavano i servizi rifiutati dagli inviati di grido, che erano Indro Montanelli, Orio Vergani, Enrico Emanuelli, Max David, Dino Buzzati"[2].
In poco tempo Cervi si fece notare come una delle migliori penne emergenti e venne mandato in giro per il mondo, facendosi apprezzare per i suoi reportage. Come inviato speciale si occupò di cronaca giudiziaria, seguendo i grandi processi. Fu testimone di importanti avvenimenti esteri: dalla crisi di Suez (1956) al golpe dei colonnelli in Grecia (1967), al golpe di Augusto Pinochet in Cile (1973); Cervi fu uno dei tre giornalisti italiani presenti a Santiago il giorno della morte di Salvador Allende. Assistette anche all'invasione turca di Cipro (1974).[3]
Nel giugno del 1974 lasciò il Corriere della Sera per fondare, insieme a Indro Montanelli ed altri, il Giornale. Cervi fu editorialista e inviato, poi anche vicedirettore con Montanelli col quale ebbe un consolidato rapporto di amicizia e collaborazione.[4] Scrisse insieme a Montanelli undici volumi della celebre collana Storia d'Italia e il saggio Milano ventesimo secolo. Cervi seguì il suo direttore anche nell'esperienza de La Voce; dopo la chiusura del quotidiano collaborò con i giornali del gruppo Monti (il Resto del Carlino e La Nazione), per poi tornare a Il Giornale come editorialista[5], accettandone la direzione dopo l'abbandono di Vittorio Feltri[6].
Lasciata la direzione nel 2001 al suo braccio destro e operativo Maurizio Belpietro, continuò la sua collaborazione come editorialista. Per molti anni aveva curato anche una rubrica politica sul settimanale Gente.
Nel 2007 ottenne il Premio Boffenigo per il Giornalismo (giunto quell'anno alla 5ª edizione), conferitogli il 15 settembre 2007 a Costermano sul lago di Garda.
Il suo ultimo libro pubblicato, in collaborazione con Luigi Mascheroni, è Gli anni del piombo. Il titolo è volutamente ambiguo: da un lato il piombo che si usava per stampare e dall'altro un simbolo che richiama l'epoca buia del terrorismo.[7]
Nel 2013 è stato designato tra i vincitori del Premio Biagio Agnes, il Premio Internazionale dell'Informazione. Nello specifico ha ricevuto il premio alla carriera.[8]
Mario Cervi muore il 17 novembre del 2015[9]. Alla sua morte è stato ricordato da tutti i giornali italiani come una personalità geniale ed elegante.[10] Nel 2019 il suo nome viene iscritto, nella tradizionale cerimonia del 2 novembre, nel pantheon di Milano, tra i milanesi illustri.[11]
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