Miele ibleo
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Il miele ibleo rappresenta uno dei mieli più noti e celebrati al mondo. In epoca greca, e in forma ancora maggiore in epoca romana, fu descritto e citato da numerosissimi scrittori.[1]
«Thymo dulcior Hyblae vel odore thymi Hyblaei, vel melle Hyblaeo…»
«Più dolce del timo d’Ibla: cioè dell’odore del timo ibleo, o meglio del miele ibleo…»
(Servio Onorato, Vergilii Bucolicon librum, VII, vv. 37-40.)
Esso trae la propria origine principalmente dal timo, che in abbondanza cresce sui monti Iblei. Anticamente la sua produzione era legata alla città di Ibla (o le città delle Ible), il cui sito oggi risulta disperso. Il collegamento tra la figura dell'ape e Ibla era talmente forte che i suoi abitanti, parlando dei sudditi del mitico re Iblone, in tempi odierni sono stati appellati come «il popolo delle api», poiché essi avevano scavato le loro nicchie nell'alta parete rocciosa in forma verticale: ricordando le api nell'alveare.[2]
«I nostri maggiori vedevano nelle nicchie sepolcrali esistenti in molte rupi volte a mezzogiorno delle nostre valli, dei naturali alveari, dai quali scorreva profluvio di miele… Tuttora però non mancano sciami errabondi.»
(Miele e Iblei in Leonardo Sciascia, Fatti diversi di storia letteraria e civile.)
L'ape mellifera divenne un simbolo di Ibla, effigiata nelle sue monete (vedi Monetazione delle Ible): dei suoi monti si diceva che fossero affollati di api e di fiori.[3] Il termine Ibla divenne sinonimo di dolce e il miele di questi colli divenne eccelsa espressione poetica.[4]
Solo il miele ibleo poteva essere paragonato, secondo gli antichi, al miele del monte Imetto, prodotto in Attica, e spesso veniva giudicato superiore a quello greco.[5] La fama del miele ibleo oltrepassò l'epoca classica, giungendo nei testi medievali e venendo descritto da insigni personaggi come Shakespeare,[6] Collins,[7] Robinson,[8] MacDonald[9] e diversi altri autori esteri; così come venne accolto nei testi degli autori italiani: il miele degli Iblei lo si ritrova in Foscolo,[10] D’Annunzio[11] Quasimodo[12] (egli nativo di questi monti) e in molti altri ancora.
La produzione del miele ibleo non è terminata con le epoche passate. Ancor oggi sul territorio si lavora e si produce miele. Attualmente il miele ibleo è riconosciuto come prodotto P.A.T. della regione Sicilia e le zone di produzione sono il siracusano, il catanese e il ragusano. Oltre al miele di timo viene prodotto anche il miele di cardo, zagara, carrubbo e eucalyptus.[13]