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I caduti del lavoro sono le persone decedute a causa di incidenti successi durante e per causa del lavoro svolto. Tale locuzione è frequentemente utilizzata anche nelle strade e nelle piazze d'Italia ad essi dedicate. Il fenomeno è anche indicato come morti bianche, dove «l'uso dell'aggettivo "bianco" allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'incidente»[2]. Per quanto riguarda le morti nel particolare settore dell'agricoltura, specialmente con il coinvolgimento di trattori, si parla invece di morti verdi[3].
In senso critico, a partire dagli anni sessanta, è anche utilizzata la locuzione omicidi del lavoro, per rimarcare le responsabilità dei sistemi di produzione delle economie industrializzate e la scarsa attenzione alla sicurezza sul lavoro del sistema industriale, in particolare siderurgico e agricolo.
L'ordine di grandezza è di circa due milioni di morti annualmente nel mondo, di cui circa 12 000 bambini. I morti sul lavoro a livello globale sono per il 90% circa di sesso maschile.[4]
Statisticamente sono più frequenti gli incidenti in cui le vittime sono singole persone. La morte sul lavoro raramente occupa la prima pagina dei giornali, pur essendo un fenomeno di vasto respiro e con risvolti sociali importanti. Simili osservazioni si possono fare per i decessi causati da dipendenze o dagli incidenti in auto.[senza fonte]
In rare occasioni gli incidenti causano decine di morti, e diventa oggetto dei mass media. Tra gli incidenti che hanno causato più vittime o maggior impatto mediatico, possiamo ricordare, in ordine cronologico:
In Italia:
All'estero:
In Italia l'occasione più sfruttata per ricordare le morti sul lavoro è la Festa dei lavoratori, il primo Maggio di ogni anno.
Il numero di morti sul lavoro in Italia è costantemente diminuito a partire dagli anni sessanta. Tra il 2008 e il 2011 gli infortuni mortali nell'Unione europea (27 paesi) sono diminuiti da 2,4 a 1,5 casi all'anno ogni 100.000 lavoratori, la stessa diminuzione è riscontrabile per l'Italia.[5]
L'Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa eccetto i primi due anni.[6]
Le persone morte sul lavoro in Italia sono circa mille ogni anno;[4] nel 2007 sono state 1260. Dal 2008 l'“Osservatorio indipendente di Bologna” riporta l'elenco dei morti sul lavoro, anche quelli "in nero". Inoltre presenta statistiche complete. Dal 2013 esiste anche una pagina specifica dove viene riportata la media giornaliera dei morti sul lavoro; i dati sono ricavati dall'“Osservatorio indipendente di Bologna”. Nel 2014 l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro ha registrato sui luoghi di lavoro 663 lavoratori e se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si arrivano a superare i 1350 morti complessivi. L'aumento delle morti sui luoghi di lavoro secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna rispetto al 2013 è del 12,5%. Sono 152 gli agricoltori morti schiacciati dal trattore nel 2014.
Nel Decreto di attuazione del PNRR, approvato il 24 febbraio dal Consiglio dei Ministri e pubblicato il 2 marzo come DL 18 / 2024 in Gazzetta Ufficiale, sono state introdotte nuove misure per rafforzare le tutele sulla sicurezza del lavoro. Sono stati previsti più controlli; per le imprese edili si prevede una patente a crediti che dovrebbe entrare in funzione dal 1 ottobre 2024 e sanzioni penali per il lavoro nero.[1]
Negli Stati Uniti a partire dal 2009 fino al 2019 il numero dei caduti sul lavoro è costantemente aumentato dai 4693 ai 5333 annui.[7]
In Germania i morti sul lavoro sono passati dai 1752 del 1992 ai 393 del 2016.[8] Nel 2018 il 95,7% di questi erano uomini.[9]
In Argentina i morti sul lavoro sono stati 740 nel 2017 e 689 nel 2018, a fronte di un totale di rispettivamente 580109 e 545907 denunce di infortuni sul lavoro. Nell’anno 2017 il 95% di questi casi ha riguardato uomini, tuttavia se le donne sono morte principalmente in itinere, gli uomini sono morti principalmente sul posto di lavoro.[10] I casi di incidenti sul posto di lavoro e di infermità professionali notificati nel terzo semestre 2020 riguardano per il 67,3% uomini e per il 32,7% donne.[11]
In Giappone vi è una casistica particolare di morti per il prolungato troppo lavoro stimata in un migliaio all'anno, presente con due definizioni: karoshi si riferisce alla morte che sopraggiunge naturalmente a causa dell'eccessivo impegno mentre con karojisatsu ci si riferisce al suicidio conseguente al superlavoro.[12]
Gli incidenti con danni permanenti sono quelli che comportano mutilazioni o simili e danni alla salute che non sono guaribili completamente.
In Italia, nel periodo del dopoguerra, si sono avuti circa 30.000 infortuni all'anno con danni permanenti. Gli infortuni con danni permanenti si sono progressivamente ridotti fino al minimo di circa 20.000 infortuni registrati negli anni ottanta.
Successivamente il numero di infortuni ha ripreso a crescere fino a giungere nuovamente a oltre 30.000 infortuni all'anno che resta comunque un risultato migliore rispetto al dopoguerra dato l'aumento demografico in Italia.
Si tratta degli infortuni meno gravi, guaribili in un periodo di tempo variabile da alcuni giorni ad alcuni mesi.
L'ordine di grandezza è di circa 270 milioni incidenti all'anno nel mondo.
In Italia si verificano circa 600.000 incidenti con danni temporanei ogni anno.
I casi di malattie professionali sono, nel mondo, circa 160 milioni ogni anno. Tuttavia la statistica delle malattie è temporanee discordante, in quanto i criteri di controllo sanitario e di monitoraggio variano a seconda del luogo e nel corso del tempo.
Indicativamente in Italia si registrano, dal 2000 al 2005, circa 25.000 malattie professionali di vario tipo registrate dall'INAIL.
Ogni attività lavorativa ha delle potenzialità di rischio differenti. A titolo d'esempio, si seguono alcune tabelle redatte dall'ufficio di statistica degli Stati Uniti e relative all'anno 2006, inerenti al territorio statunitense.
In Italia, nel triennio 2010-2013 l'attività sul lavoro a maggior rischio di disabilità permanente è stata quella del facchinaggio (trasporto a mano di oggetti).[14]
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