Psicologia transpersonale
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La psicologia transpersonale è un sottocampo o "scuola" di psicologia che integra gli aspetti spirituali e trascendenti dell'esperienza umana con la struttura della psicologia moderna. È anche possibile definirla come una "psicologia spirituale". Secondo la definizione di Charles Tart, essa opera per la "realizzazione del Sé", ossia per il risveglio della natura spirituale di ogni individuo e delle sue qualità più genuinamente umane[1].
Il termine "transpersonale", applicato alla psicologia, sembra essere stato utilizzato per la prima volta da Roberto Assagioli, il creatore della psicosintesi, ed in seguito da Carl Jung, e sta ad indicare quelle aree della realtà psichica che si estendono oltre l'identificazione con la personalità individuale. La psicologia transpersonale pertanto è quell'approccio psicologico che si occupa dello studio e della cultura della spiritualità e delle esperienze spirituali in un contesto psicologico.
Tale metodo cominciò ad affermarsi nel campo della psicologia intorno agli anni sessanta, a partire dall'opera di A. Maslow, il quale per primo mise l'accento su una psicologia “evolutiva” che considerasse lo “sviluppo delle potenzialità”, “la soddisfazione graduale dei bisogni”, la relazione “tra persona e persona” nel rapporto terapeutico, l'esperienza mistica, come momenti fondanti di un percorso di auto-realizzazione.
La prima associazione di psicologia transpersonale fu fondata negli Stati Uniti nel 1969 ad opera di personalità quali: Charlotte Buhler, Abraham Maslow, Alan Watts, Arthur Koestler, Viktor Frankl. Venne pubblicata una rivista, The Journal of Transpersonal Psychology, fondata da Antony J. Sutich alla quale collaborano tutti i maggiori esponenti americani del movimento transpersonale quali: Ken Wilber, Stan Grof, Stanley Krippner, Lawrence Le Shan, Michael Murphy, Charles T. Tart, Frances E. Vaughan e altri.