Relazioni bilaterali tra Iraq e Israele
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Le relazioni bilaterali tra Iraq e Israele riguardano i rapporti diplomatici, commerciali e militari intercorrenti tra i due paesi presi in esame.
L'Iraq non riconosce la legittimità dell'esistenza dello Stato d'Israele e di conseguenza non mantiene con esso alcuna relazione diplomatica formale; dichiarò guerra allo Stato ebraico di nuova formazione già nel 1948, subito dopo la dichiarazione d'indipendenza israeliana e da allora in poi le due nazioni continuano a rimanere tecnicamente in una situazione di belligeranza[1]. Le forze armate irachene parteciparono con invii di contingenti militari sia nel corso della guerra dei sei giorni che della guerra del Kippur.
Nel 1981, rivendicando una minaccia alla propria sicurezza nazionale, l'Heyl Ha'Avir fece sottoporre a bombardamento un reattore nucleare iracheno in via di costruzione ad Al Tuwaitha, a Sud-est di Baghdad; un attacco - l'Operazione Babilonia - a cui il regime di Saddam Hussein si trovò impossibilitato a rispondere. Durante la guerra del Golfo (1990-91) vennero lanciati 42 missili balistici SS-1 Scud modificati contro Israele, senza però ottenere la minima risposta militare da parte delle Forze di difesa israeliane, innanzitutto a causa delle pressioni esercitate dalla presidenza di George W. H. Bush le quali gli imposero di non attuare ritorsioni di sorta.
L'Iraq continua ad essere un forte sostenitore del boicottaggio della Lega Araba contro Israele. Il passaporto iracheno non risulta essere valido per i viaggi compiuti in Terra d'Israele e, viceversa, il passaporto israeliano non è valido per l'ingresso in Iraq. Secondo la normazione israeliana l'Iraq - assieme ad un certo numero di altri paesi arabi e musulmani - viene definito come una "nazione nemica"; pertanto i possessori di cittadinanza israeliani non lo possono visitare senza un permesso speciale rilasciato direttamente dal ministero degli Interni.