Sanzioni internazionali durante il conflitto russo-ucraino
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Le sanzioni internazionali durante il conflitto russo-ucraino furono intraprese da numerosi Stati contro la Russia a seguito dell'intervento militare russo in Ucraina cominciato alla fine di febbraio 2014. Le sanzioni furono imposte da Stati Uniti, Unione europea e altri Stati e organizzazioni internazionali contro singoli individui, tra cui imprenditori e funzionari russi e ucraini.[1] La Russia ha risposto con sanzioni contro alcuni paesi, bandendo l'importazione di cibo da Unione europea, Stati Uniti, Norvegia, Canada e Australia.
Le sanzioni hanno contribuito al crollo del rublo e alla crisi finanziaria russa del 2014.[2] Questa ha causato un danno economico a un certo numero di Stati europei con un totale di perdite stimato a 100 miliardi di euro nel 2015.[3]
Secondo alcuni funzionari ucraini (Ljubov Nepop, capo della Missione ucraina in UE, e Petro Porošenko, presidente dell'Ucraina) le sanzioni hanno costretto la Russia a cambiare atteggiamento nei confronti dell'Ucraina, oltre ad aver minato i progressi militari russi nella regione.[4][5]
I rappresentanti di questi paesi hanno dichiarato di voler revocare le sanzioni contro la Russia solamente in seguito all'adempimento di Mosca agli accordi di Minsk.[6][7][8]