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Standard (urbanistica)

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Gli standard urbanistici definiscono le quantità minime di spazi pubblici, da prevedere in relazione agli insediamenti nella progettazione urbanistica.

Descrizione

Gli standard urbanistici rappresentano la determinazione, espressa in metri quadrati per abitante, delle quantità minime di spazi pubblici che devono essere rispettate nella pianificazione. Essi dunque esprimono in valori numerici la dotazione minima di attrezzature collettive per attività comunitarie, istruzione, verde pubblico e parcheggi.[1]

Storia

Riepilogo
Prospettiva

In Italia gli standard erano già conosciuti sin dagli anni Cinquanta, nonostante nella normativa non si facesse menzione di essi. La prima descrizione giuridica del concetto venne inserita nel decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444.[2]

Il decreto distingueva tra attrezzature "d'interesse locale", ovvero di quartiere, e "d'interesse generale" o "territoriale". Per le attrezzature d'interesse locale valutava in 18 m² la quantità minima di spazi pubblici per abitante, suddivisi in:

Nel 1970 vennero istituiti gli enti regionali, ai quali vennero attribuiti le competenze in materia urbanistica; per cui ciascuno di questi enti elaborarono legislazioni più specifiche in materia, aumentando gli standard ma senza modificare l'impostazione data dal decreto nazionale.[4]

L'art. 30, comma 1 lettera a della legge 9 agosto 2013, n. 98 - di conversione del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 - ha successivamente introdotto per le regioni italiane la possibilità di introdurre "disposizioni derogatorie" al DM n. 1444/68 nei limiti ivi stabiliti.[5]

Ai fini dell'osservanza dei rapporti suindicati nella formazione degli strumenti urbanistici, si assume che, salvo diversa dimostrazione, ad ogni abitante insediato o da insediare corrispondano mediamente 25 m² di superficie lorda abitabile (pari a circa 80 vuoto per pieno), eventualmente maggiorati di una quota non superiore a 5 m² (pari a circa 20 m³ vuoto per pieno) per le destinazioni non specificamente residenziali ma strettamente connesse con le residenze (negozi di prima necessità, servizi collettivi per le abitazioni, studi professionali, ecc.).

L'evoluzione della materia urbanistica ha introdotto la possibilità di "monetizzare" lo standard, pratica che permette al lottizzante di corrispondere alla Pubblica Amministrazione un canone in denaro per ogni metro quadrato non ceduto. La P.A. avrà poi l'obbligo di utilizzare quanto ottenuto dalla monetizzazione per la realizzazione di opere pubbliche da localizzarsi ove pianificato. Sovente questa pratica ha sì prodotto maggiori introiti finanziari a vantaggio delle pubbliche amministrazioni, senza che però queste, poi, abbiano effettivamente reinvestito i proventi per la realizzazione di standard.[senza fonte]

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Classificazione

Ulteriori informazioni Zonizzazione, Scuola dell'obbligo ...

Note

Bibliografia

Voci correlate

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