Storia dell'omosessualità in Messico
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La storia dell'omosessualità in Messico può esser suddivisa e distinta in tre periodi, concomitanti con i grandi momenti della storia del Messico: le civiltà precolombiane della Mesoamerica, il periodo coloniale del vicereame della Nuova Spagna (1523-1821) e l'epoca post-indipendenza a seguito della guerra d'indipendenza del Messico (1810-21). La percezione dell'omosessualità nel paese centroamericano è variata, più o meno significativamente, nel corso dei secoli; tuttavia, il rifiuto di essa rimane uno dei principali fili conduttori che attraversa le diverse epoche della sua storia.
Le informazioni riguardanti le popolazioni precolombiane e del primo periodo della colonizzazione sono rare e confusa; i cronisti del tempo hanno spesso descritto i costumi indigeni che li avevano quantomai sorpresi disapprovandoli, ma tendevano a prendere una posizione penale di condanna o una posizione apologetica, il che rende impossibile la distinzione tra effettiva realtà e propaganda.
In generale, sembra che gli Aztechi fossero assai intolleranti rispetto alle pratiche omosessuali quasi quanto gli spagnoli europei, mentre gli altri popoli indigeni erano inclini ad una maggiore tolleranza[1], soprattutto attraverso la subcultura dei berdaches, o "due-spiriti" improntata allo sciamanesimo.
La storia dell'omosessualità in epoca coloniale e durante il periodo successivo all'indipendenza rimane in gran parte ancora da scrivere, ma è dominata dalle esecuzioni dei colpevoli di sodomia avvenute nel 1658 e lo scandalo riferito al "Ballo dei 41" nel 1901, due tra i più grandi eventi omofobi che hanno segnato la cronaca messicana.
La situazione sta gradualmente cambiando nel corso del XXI secolo, grazie anche alla scoperta della comunità LGBT come una potenziale consumatrice, capace di produrre fonte di reddito, obiettivo questo denominato "denaro rosa" degli eventuali turisti. Alcune leggi sono state create per combattere le discriminazioni (2003) e promuovere l'accoglienza, mentre due territori del paese, il Distretto Federale di Città del Messico e lo stato federato di Coahuila sono giunti a legalizzare le unioni civili per gli omosessuali (2007).
Il 21 dicembre 2009, il governo della capitale ha approvato la possibilità di effettuare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, con 39 voti a favore e 20 contrari, rendendo così Città del Messico la prima megalopoli in America Latina in questo senso[2]. Tuttavia, il Messico continua ad essere uno dei paesi con il maggior numero di crimini rivolti contro la comunità LGBT, con molte persone che ancora vengono uccise quasi quotidianamente a causa dell'omofobia[3].