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I Vismara sono un'antica famiglia nobiliare patrizia Lombarda.
Le origini di questa famiglia risalgono già nell'XI secolo.
Le prime notizie che si riferiscono a questa famiglia appaiono nell'XI secolo su alcuni documenti conservati nell'archivio storico del comune di Milano[1]. I Vismara furono possidenti di cospicue proprietà di beni e di terreni soprattutto nell’alto milanese -varesotto nell'area compresa tra Legnano, Desio, Arcore Castellanza Busto Arsizio e Somma Lombardo. Di proprietà di Pietro Vismara era il mulino ad acqua sul fiume Olona a cui è collegato il più antico documento che tratta di questo tipo di edifici; tale testimonianza scritta, in particolare, risale al 1043[2]. Questo impianto molinatorio si trovava tra Castegnate e la località Gabinella a Legnano[2].
La famiglia è presente nell'elenco della nobiltà di Milano: la Matricula Nobilium di Ottone Visconti, datata al 20 aprile 1277.
Nel secondo decennio del XIV secolo la famiglia Vismara iniziò ad avere diritto a riscuotere la decima[1]. Altri documenti notarili di questo secolo testimoniano come la famiglia possedesse terreni, boschi, prati, vigne, cascine, mulini ed edifici signorili[3]. Queste testimonianze scritte comprovano anche atti di compravendita di immobili, oltre che un'intensa attività creditizia[3].
Furono sia Conti di Maccastorna, detto anche Castelvismara, che Conti delle Tre Valli.
Nel XV secolo la famiglia Vismara iniziò a crescere d'importanza anche da un punto di vista politico: suoi membri cominciarono a ricoprire incarichi nella corte ducale di Milano, sia viscontea che sforzesca, e nelle più importanti magistrature cittadine[3]. Ad esempio, nell'elenco delle famiglie benemerite di Milano che venne compilato in occasione del giuramento del neo duca Galeazzo Maria Sforza, compaiono anche i Vismara[3]. Da questo momento in poi, i Vismara iniziarono a imparentarsi con i membri delle famiglie nobiliari più importanti milanesi che gravitavano intorno alla corte ducale[3].
Degno di nota fu Gian Giacomo Vismara, podestà di Busto Arsizio nel 1447 e successivamente di Bormio, Cavaliere Aulico e Consigliere Segreto del Duca di Milano.
I Vismara ebbero cospicui interessi anche a Legnano, dove rivestirono un ruolo di primo piano per l'edificazione della basilica di San Magno, che fu realizzata anche grazie a una loro cospicua elargizione di fondi[4]. Nel borgo legnanese possedevano anche la casa di Gian Rodolfo Vismara, dimora gentilizia risalente al XV secolo che venne demolita tra il 1934 e il 1936[5].
La famiglia godette di giuspatronato sulla chiesa della Beata Vergine ad Arcore, pieve di Vimercate. A tale proposito, scrive Luisa Dodi:
…A differenza delle chiese minori fin qui considerate, tutte situate in località abbastanza lontane dal centro di Arcore, l'oratorio dedicato alla Beata Vergine Immacolata, fatto costruire nel 1739 dal canonico ordinario Antonio Vismara (canonico ordinario penitenziere del Duomo di Milano; Conte delle tre Valli) si trovava nelle immediate vicinanze della chiesa di Sant'Eustorgio. La cappella era attigua alla casa dei Vismara, famiglia rilevante della Arcore del Settecento. Naturalmente i Vismara esercitavano sull'oratorio il diritto di patronato. Per parecchi decenni la cappella, dove si celebrava una messa settimanale, fu aperta anche alla popolazione.[senza fonte][6]
L'oratorio appare quindi fondato dal canonico Giovanni Antonio Vismara, ma, dagli atti della visita pastorale del 1756, apprendiamo che il diritto di patronato fosse esercitato dalla sua famiglia: de Jure Patronatus R.mi D.ni Joannis – Antonij Vismare, eiusque Familie.
Vi sono tutt'oggi fiorenti famiglie Vismara, che non hanno alcuna correlazione con il ceppo storico nobiliare qui trattato.
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