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3,4-Diaminopiridina

composto chimico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

3,4-Diaminopiridina
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La 3,4-Diaminopiridina, o 3,4-DAP, è un composto chimico di formula C5H7 N3.[6] Sottoforma di sale fosfato, in condizioni standard si presenta come una polvere cristallina bianca.[7]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
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Storia

È stata scoperta per la prima volta in Scozia negli anni '70 e la sua efficacia clinica per i disturbi neuromuscolari, inclusa la sindrome miastenica di Lambert–Eaton (LEMS), è stata studiata negli anni '80.[8]

L'amifampridina fosfato è un sale stabile che funge da principio attivo di Firdapse, approvato dall'EMA, precedentemente commercializzato come Zenas.[9] Attualmente è utilizzato per il trattamento sintomatico di prima linea della LEMS nei pazienti adulti ed è idealmente somministrato sotto forma di compresse orali in dosi suddivise, tre o quattro volte al giorno.[8]

Firdapse è stato formalmente approvato dalla FDA degli Stati Uniti per il trattamento degli adulti con LEMS solo nel novembre del 2018.[8]

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Caratteristiche strutturali e fisiche

Esso è formalmente derivato dalla piridina per sostituzione nelle posizioni 3 e 4 con un gruppo amminico.[10][11] Si tratta di un composto d'ammonio quaternario. Il composto risulta:[8]

Caratteristiche strutturali[6]
N. di atomi esanti 8
N. di donatori di legami a idrogeno 2
N. di accettori di legami a idrogeno 3
Massa monoisotopica 109,063997236 u
Superficie polare 64,9 Ų
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Reattività e caratteristiche chimiche

Spettri analitici

Farmacologia e tossicologia

Riepilogo
Prospettiva

Farmacocinetica

L'amifampridina somministrata per via orale viene assorbita rapidamente, raggiungendo il picco delle concentrazioni plasmatiche entro 0,6-1,3 ore. Una singola dose orale di 20 mg di amifampridina in individui a digiuno ha determinato picchi di concentrazioni plasmatiche (Cmax) compresei tra 16 e 137 ng/mL. Il volume di distribuzione si attesta medio-alto, mentre la clearance varia tra 149 e 214 L/h..[8]

La biodisponibilità è approssimativamente del 93-100%, basata sul recupero dell'amifampridina non metabolizzata (≈19%) e di un importante metabolita, la 3-N-acetil-amifampridina (≈74 - 81,7%), nelle urine. Il legame con le proteine plasmatiche si attesta pari a 25,3% (3,4-DAP) e 43,3% (metabolita).[8]

Il consumo di cibo riduce l'assorbimento e l'esposizione dell'amifampridina, diminuendo il tempo per raggiungere le concentrazioni massime (Tmax). Si stima che il consumo di cibo riduca in media la Cmax di circa il 44% e l'AUC di circa il 20%, basandosi su rapporti geometrici medi. L'esposizione sistemica all'amifampridina è influenzata dall'attività complessiva di acetilazione metabolica degli enzimi NAT e dal genotipo NAT2.[8]

Gli enzimi NAT sono altamente polimorfici, il che si traduce in fenotipi di acetilatori lenti (SA) e rapidi (RA) variabili. Gli acetilatori lenti sono più soggetti a una maggiore esposizione sistemica all'amifampridina e possono richiedere dosi più elevate per ottenere l'efficacia terapeutica.[8]

A seguito della somministrazione orale di 3,4-DAP viene eliminata entro le 24 ore. L'emivita media di eliminazione dell'amifampridina è di 3,6-4,2 ore, mentre per il metabolita 3-N-acetil amifampridina è di 4,1-4,8 ore.[8]

Farmacodinamica

Il 3,4-DAP blocca i canali del potassio voltaggio-dipendenti,[7] prolungando il potenziale d'azione e aumentando le concentrazioni di calcio presinaptiche.[8] Il composto inoltre aumenta l'acetilcolina nelle fessure sinaptiche delle terminazioni nervose periferiche.[20]

Effetti del composto e usi clinici

Con il nome di amifampridina secondo la denominazione comune internazionale (INN), è usato soprattutto come farmaco per il trattamento di alcune malattie muscolari rare:

Il dosaggio varia in base all'età e al peso.[7] Durante gli studi clinici il composto ha dimostrato di migliorare il potenziale d'azione muscolare composto (CMAP) e la funzione muscolare.[8]

Controindicazioni ed effetti collaterali

L'utilizzo del composto è sconsigliato in pazienti che soffrono di convulsioni. Gli effetti collaterali includono:[7][24]

Tossicologia

L'amifampridina è associata a un basso tasso di aumenti transitori degli enzimi sierici durante la terapia, ma non è stata collegata a casi di danno epatico acuto clinicamente evidente.[25]

Ulteriori informazioni Organismo, Via di somministrazione ...
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Note

Voci correlate

Altri progetti

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