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Alberto Zevi
editore e imprenditore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Alberto Zevi (Verona, 24 giugno 1920 – Milano, 16 dicembre 1993) è stato un imprenditore, editore e traduttore italiano.
Nel 1946 fondò la Elmag di Monza, azienda dedicata alla progettazione di impianti per la lavorazione del legno. Tra i fondatori della casa editrice Adelphi nel 1962,[1] ne fu azionista dal 1965 e presidente dal 1975 al 1993.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nato a Verona in una famiglia della borghesia ebraica, compie gli studi universitari a Milano, laureandosi in economia all’Università Bocconi. Nel 1938, le leggi razziali fasciste lo costringono all’esilio a Ginevra, dove prosegue gli studi. Allievo di Guglielmo Ferrero, entra a far parte di un gruppo di amici (tra cui Luciano Foà e Giorgio Fuà), al cui interno si delineano progetti culturali ed editoriali che si concretizzeranno nel dopoguerra.[2] Da Ginevra collabora attivamente con le Nuove Edizioni Ivrea di Adriano Olivetti nell'acquisizione di diritti e nella proposta di titoli.[3] Nel periodo post-bellico, la sua traduzione de Lo straniero di Albert Camus, uscita nel 1947, apre la nuova collana Pegaso Letterario di Bompiani,[4] mentre la sua traduzione di Per chi suona la campana di Ernest Hemingway, realizzata assieme a Luciano Foà e pubblicata in Svizzera, viene riproposta da Elio Vittorini a puntate sul periodico «Il Politecnico» nel 1946.[5]
Dal 1946, la ricerca e l’applicazione delle tecnologie sono il centro della sua attività nella conduzione di diverse società tra cui la Elmag di Monza,[6][7] azienda leader italiana nella progettazione di impianti per la lavorazione del legno. Il suo ruolo pionieristico nell'innovazione tecnologica dell'industria del mobile include l'invenzione, progettazione e realizzazione di impianti industriali,[8][9] la collaborazione con le industrie del mobile della Brianza[10] e la fondazione del Centro Studi Industria Leggera (CSIL) ispirato anche all'ISTAO di Giorgio Fuà.[11]
Nel 1962 predispone insieme a Luciano Foà e Roberto Olivetti lo statuto di Adelphi e fornisce a Luciano Foà il capitale necessario per diventarne azionista.[12][13] Collabora attivamente nella gestione e nelle scelte editoriali della casa editrice, diventandone socio e consigliere dal 1965 (quando con Anna Devoto acquista le quote di Roberto Olivetti), e Presidente del consiglio di amministrazione dal 1975 al 1993.[14]
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Note
Bibliografia
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