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Allegoria della Giustizia
dipinto di Giorgio Vasari, Museo Nazionale di Capodimonte Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'Allegoria della Giustizia è un dipinto olio su tavola di Giorgio Vasari, realizzato nel 1543 e conservato all'interno del Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli.
Storia e descrizione
Riepilogo
Prospettiva
L'opera venne commissionata il 6 gennaio 1543[1] a Giorgio Vasari dal cardinale Alessandro Farnese, il quale desiderava un'allegoria dove si celebrasse la Giustizia: una volta ultimata, la tavola soddisfò pienamente il proprio committente[2]. Il dipinto decorò la prima sala del palazzo della Cancelleria a Roma[2], successivamente fu spostata a Napoli con il resto della collezione Farnese e trovò infine la sua collocazione definitiva nella sala 2 del Museo nazionale di Capodimonte[3].
Si tratta di una iconografia complessa, suggerita a Vasari da Paolo Giovio[1]: al centro dell'opera è la Giustizia, seminuda, che abbraccia con il braccio sinistro uno struzzo, animale che per la sua lentezza e tenacia nella digestione, simboleggia la pazienza da avere nelle varie situazioni del quotidiano[2]. Con la mano destra invece incorona la Verità: questa, presentata dal Tempo, raffigurato come un vecchio barbuto, reca tra le mani due colombe, a simboleggiare l'innocenza[2]. Altri simboli che si ritrovano nella figura principale si rifanno a temi presenti negli affreschi della sala di Costantino e nel monumento funebre di papa Adriano VI nella chiesa di Santa Maria dell'Anima[1]. Attaccati con guinzaglio alla cintura della Giustizia sono i sette vizi che si oppongono a essa, ossia Timore, Ignoranza, Corruzione, Crudeltà, Maldicenza, Bugia e Tradimento. Il variegato uso dei colori, quasi metallici, rimanda alla pittura di Michelangelo Buonarroti[2].
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Note
Bibliografia
Voci correlate
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