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Anna Notara
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Anna Notara (in greco Ἄννα Νοταρᾶ Παλαιολογίνα?, Anna Notaras Palaiologina[1]; prima del 1453 – Venezia, 8 luglio 1507) fu una importante leader bizantina in esilio nei decenni successivi alla caduta di Costantinopoli nel 1453, fungendo da centro della comunità greca di Venezia tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, fu attiva come mecenate della raccolta e della stampa di scritti liturgici e greci antichi a Venezia.
Anna era figlia di Luca Notara, l'ultimo megas doux dell'Impero bizantino. Alcuni documenti la menzionano anche come vedova dell'ultimo imperatore, Costantino XI Paleologo, sebbene i documenti contemporanei non menzionino alcun matrimonio del genere.
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Anna Notara Paleologina nacque nella ricca aristocrazia bizantina quando l'Impero bizantino era ormai alla sua fine. Suo padre era Luca Notara, uno dei nobili più ricchi e un alto funzionario dell'impero. Luca fu l'ultimo megas doux dell'impero, sotto gli imperatori Giovanni VIII Paleologo e Costantino XI Paleologo e morì in seguito alla conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453.[1]
Non è chiaro quando Anna lasciò Costantinopoli. Donald Nicol ritiene che sia stata inviata da suo padre a Roma per sicurezza alcuni anni prima del 1453, insieme alle sue sorelle Teodora ed Eufrosina[1]. È anche possibile che sia fuggita a seguito dalla caduta di Costantinopoli; la lista passeggeri di una nave genovese che sfuggì all'assedio la mattina del 29 maggio 1453 include due voci per il cognome Notara[2].
Esilio in Italia
Non si sa con certezza dove si trovasse Anna prima del 1459, ma in quell'anno apparve in Italia e rivendicò l'eredità della famiglia Notara, custodita presso il Banco di San Giorgio a Genova. Il destino di questa ingente eredità divenne una questione diplomatica durante i sei anni successivi alla morte di Luca Notara. Fece diseredare il fratello minore, Giacobbe Notara, con la motivazione che si era convertito all'Islam durante la prigionia[3]. Visse per un periodo a Roma prima di stabilirsi definitivamente a Venezia, dove divenne il centro della comunità greca di Venezia[1].
Presentò ripetutamente petizioni alla Repubblica per consentire la costruzione di una chiesa ortodossa a Venezia (cosa che non le fu concessa fino al 1539) e quando il Consiglio dei Dieci tergiversò, li tormentò per raggiungere un compromesso, consentendole di costruire un oratorio all'interno della sua grande Casa e di celebrare funzioni ortodosse al suo interno dal 1475[1]. Nel 1498, il Senato veneziano concesse finalmente alla loro comunità greca il diritto di fondare la Scuola di San Nicolò dei Greci, una confraternita che aiutava i membri di quella comunità. Sebbene Anna Notara morì nel 1507, prima del completamento di San Giorgio dei Greci, lasciò tre icone nel suo testamento alla chiesa, dove si trovano ancora oggi.
Nel 1499, la prima tipografia esclusivamente greca a Venezia entrò in funzione sotto la direzione di Nicola Vlasto e Zaccaria Calliergi. Il primo prodotto della tipografia fu l'Etymologicum Magnum e la dedica sul fronte ringrazia la "modestissima signora Anna, figlia di... Luca Notara" che ne aveva sostenuto le spese[1].
Nel 1472 Anna avviò trattative con il consiglio di Siena per prendere possesso dell'antico castello di Montauto e delle terre circostanti al fine di fondare un comune dove i Greci potessero vivere "secondo le loro leggi e i loro costumi". Nella loro corrispondenza con lei, il consiglio la definì la vedova dell'ultimo imperatore bizantino, Costantino XI Paleologo (r. 1449–1453), ma ciò non era vero. Non vi è alcuna menzione di un simile matrimonio in nessun'altra fonte contemporanea, in particolare negli scritti di Giorgio Sfranze, il suo cancelliere. Sebbene il contratto legale fosse stato redatto, il progetto del comune non andò oltre[1].
Essendo amica del cardinale Bessarione, Anna recuperò anche diversi manoscritti greci provenienti dall'Oriente. Nel 1470 acquistò un manoscritto del XII secolo, la Catena in Job, scritto per il Granduca di Cipro. Il 2 marzo 1489, Zabeta, vedova del fratello Giacobbe, presentò un ricorso ai giudici della Procura veneziana sostenendo che Giacobbe, poco prima della sua morte ad Ancona, aveva inviato alla sorella Anna "una scatola di libri di diritto di vario genere, sia su pergamena che su carta" di grande valore. Pretese che Anna le consegnasse queste opere, altrimenti sarebbe stata condannata a pagarle la somma di 120 ducati. Anna riconobbe di aver ricevuto la scatola, ma sostenne che la maggior parte dei libri era stata in realtà acquistata da lei stessa e prestata a Giacobbe. Anna vinse la causa e l'8 maggio 1490 presentò una petizione contro Zabeta, sostenendo che era entrata nella Ca' Notara e aveva rubato una preziosa copia del Petrarca, che Anna aveva acquistato da Tommaso Paleologo nel 1462, durante la sua visita a Venezia, che lei valutò 51 ducati. Il giudice si pronunciò nuovamente a favore di Anna[4].
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Note
Bibliografia
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