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Arazzi di Alessandro Magno

serie di arazzi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Arazzi di Alessandro Magno
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Gli arazzi di Alessandro Magno sono due opere d'arte tessile della seconda metà del Quattrocento, di manifattura fiamminga, ubicate nella Villa del Principe a Genova, la cui narrazione è incentrata sulle gesta di Alessandro Magno, secondo la tradizione letteraria del Romanzo di Alessandro, di origine greca, che ebbe grande fortuna nella letteratura del Medioevo.

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Giovinezza di Alessandro
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Maturità di Alessandro: l'ascensione in cielo su un velivolo trainato da grifoni
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Maturità di Alessandro, dettaglio
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Descrizione

Riepilogo
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Il primo arazzo narra le gesta della gioventù del macedone. Il secondo, invece, è incentrato sulle imprese in Oriente ai confini dell'impero. Il programma iconografico attinge a episodi fiabeschi della trattazione.

I due arazzi, di altissima fattura e di dimensioni imponenti, furono intessuti (secondo l'ipotesi di Aby Warburg[1]) nella città fiamminga di Tournai, in un'epoca compresa tra la fine degli anni '50 e l'ultimo quarto del XV secolo[1]. Sempre secondo Warburg, la trasposizione su arazzo del ciclo narrativo del Romanzo di Alessandro fu eseguita per Carlo il Temerario (o su sua commissione)[1].

Il testo letterario che fu d'ispirazione per gli arazzi è di area letteraria borgognona: per la precisione, la versione del Roman d'Alexandre presa a riferimento è quella che realizzò, nel 1440, lo scrittore e traduttore Jean Wauquelin, importante figura intellettuale della corte del Ducato di Borgogna. Secondo l'ipotesi di Aby Warburg, le fattezze di Alessandro riprodurrebbero quello di Carlo il Temerario[1].

Da un punto di vista culturale, l'identificazione tra le figure dei due condottieri realizza un episodio di ricezione dell'antichità che ha caratteri di singolarità dal punto di vista stilistico: infatti, pur in piena età umanistica, la narrazione iconografica resiste alla "ripulitura" della tradizione su Alessandro Magno, compiuta dalla sensibilità umanistica sugli elementi fantastici ritenuti (in questo caso a torto[1]) come l'eredità di gusto e di una superfetazione medievale[1]. Indulge, invece, su attardate «tematiche cavalleresche e […] stilemi gotico-internazionali, secondo un gusto ancora tutto cortese, in netto ritardo rispetto alla rivoluzione artistica e culturale del tempo»[1]. Tra gli episodi fantastici, di attardato "gusto" medievale, vi è anche il celebre Volo di Alessandro, in cui il macedone si libra in volo trasportato da alcuni grifoni (in numero di 4, stavolta, rispetto ai canonici 2 dell'iconografia tradizionale dell'ascensione di Alessandro) tema figurativo che aveva conosciuto notevole fortuna nel Basso Medioevo, un successo destinato a declinare, tuttavia, con l'affermarsi della nuova sensibilità umanistica.

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Destino degli arazzi

Secondo una tradizione famigliare non comprovata da alcun documento, gli arazzi furono donati ad Andrea Doria da Carlo V[2], imperatore del Sacro Romano Impero. Poiché degli stessi non si trova alcuna traccia nei precisi inventari del palazzo del grande ammiraglio redatti a più riprese tra Cinque e Settecento, pare probabile che in realtà i due arazzi siano stati acquistati dai principi Doria nel XIX secolo.

La collocazione dei manufatti a Genova, nella Villa del Principe Doria, risale agli anni 2000. In precedenza, i due arazzi erano conservati alla Galleria Doria-Pamphili di Roma[1].

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Note

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