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Ardingus
vescovo cattolico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Ardingus (Pavia, ? – Firenze, maggio 1247[2]) è stato un docente, teologo e vescovo cattolico italiano della prima metà del XIII secolo.
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
La figura di Ardingus, vescovo di Firenze, presenta profili biografici non del tutto definiti. Le fonti primarie non concordano sull’appartenenza familiare: alcuni testimoni tardi lo indicano come "dei Foraboschi", mentre altre tradizioni lo collocano nella famiglia Trotti, ipotizzandolo figlio di un Giovanni. Nessuno di questi elementi è tuttavia confermato dai documenti coevi e la "Hierarchia Catholica" non attribuisce alcun cognome. Nella maggior parte dei casi viene segnalato solo come originario della città di Pavia.
Secondo i dati registrati da Konrad Eubel, Ardingo compare nei registri di papa Gregorio IX come «Ardingus mag. (decr. ?), can. Papien.»,[1] con ciò indicando che egli era magister, probabilmente in diritto canonico, e canonico della cattedrale di Pavia. Il 7 marzo 1231 è attestata la provvisione pontificia con cui papa Gregorio IX lo riconosce vescovo: «1231 Mart. 7»[1][3][4][5]. Un’ulteriore nota nell'addenda segnala la sua morte nel maggio 1247: «Ardingus t 1247 m. Maio».[2] Questa è l’unica data certa relativa alla sua fine. La Hierarchia Catholica non tramanda il luogo di morte, ma registra il subentro del successore entro lo stesso anno.
Prima dell’elezione episcopale, Ardingo fu giurista e svolse attività di docente all’Università di Parigi, probabilmente reggente di teologia, negli anni 1227-1230.[6] La documentazione coeva conferma con precisione questo quadro. Carte dell’aprile 1228, del 14 gennaio 1229,[7] del 14 giugno 1229 e del 1232[8] lo menzionano come «magister Ardengus, canonicus Papiensis, Parisius commorans»,[9]
La stima che papa Gregorio IX nutriva per lui emerge dal contenuto dei registri pontifici: la provvisione del 1231 lo designa non solo alla sede di Firenze, ma anche quale amministratore apostolico della diocesi di Lucca, allora vacante. L’ampiezza della fiducia accordata dal pontefice è confermata dalla frequente menzione del suo nome negli atti della Curia.
L’episcopato fiorentino di Ardingo fu caratterizzato da un’intensa attività normativa. Egli introdusse riforme disciplinari, intervenne nella vita del clero locale e sostenne la strutturazione delle prime compagnie laicali della città. A lui le fonti attribuiscono un ruolo decisivo nell’approvazione e nel sostegno alle origini dell’Ordine dei Servi di Maria. Nel 1230 autenticò e benedisse il miracolo eucaristico di Firenze, che divenne rapidamente oggetto di venerazione cittadina. Nello stesso quadro di azione rientra l’excomunicatio Patarinorum, che le fonti narrative ricordano come parte della sua politica di contenimento dei movimenti eterodossi.
Gli atti diplomatici cittadini testimoniano inoltre un’attività amministrativa coerente e rigorosa. Nel marzo 1242 il "Codice diplomatico dell’arte dei Mercatanti" ricorda la sua benevolenza verso i poveri, mentre il "Codice Bullettone" documenta l’intervento del vescovo nella tutela dei beni episcopali contro usurpazioni e soprusi. Le fonti agiografiche e cronachistiche lo descrivono come uomo incline a una forma di povertà personale, alternando il governo della diocesi a periodi di ritiro nell’abbazia vallombrosana di Passignano.
Nel 1247 consacrò la chiesa dei Santi Simone e Giuda a Firenze, erigendola a parrocchia. Pochi mesi dopo, nel maggio 1247, Ardingo morì, come attestato dall’addenda della Hierarchia Catholica. Gli succedette il vescovo Filippo Fontana, la cui provvisione pontificia segue immediatamente nei registri.
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Opere manoscritte
- (FR) AA.VV., Histoire littéraire de la France, vol. 18, Parigi, Firmin Didot, 1880, pp. 120-121.«Extractiones Summæ Magistri Guillelmi Autissiodorensis, à Magistro Ardenco papiensi compilatæ»
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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