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Assoluzione (diritto)

provvedimento di giudizio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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L'assoluzione è un provvedimento che il giudice penale pronuncia in seguito a dibattimento o, comunque, in giudizio o alla fine di esso, e che determina il proscioglimento dell'imputato, giudicato non colpevole in ordine al reato di cui era accusato.

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Storia

Termine attestato in letteratura fin dal XIV secolo (deriva dal latino absolutio), nel diritto medievale era spesso legato alle paci, anche se non si riduceva ad esse[1].

La pronuncia giurisdizionale

Nei sistemi penali di Common law l'assoluzione discende dalla pronuncia del verdetto, mentre in quelli di Civil law essa è frutto della sentenza di assoluzione.

Nella cultura di massa

Nel Processo di Kafka vengono prospettate all'imputato "tre possibilità, l’assoluzione vera, l’assoluzione apparente e il rinvio (...) l’assoluzione «vera», quella cui ogni imputato legittimamente aspira, come è nell’ordine processuale ordinario, non ha bisogno, presso quel particolare tribunale, di nessuna difesa e di nessun aiuto. Ciò che vale è l’effettiva innocenza, e questa, se effettivamente sussiste, è conosciuta solo dal Tribunale superiore, per vie che non hanno bisogno di alcuna mediazione umana"[2].

Note

Voci correlate

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