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Cap San Diego
nave-museo ad Amburgo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Cap San Diego è una nave mercantile tedesca costruita nel 1961[1][2][3] e dal 1988[1] trasformata in nave-museo presso i St. Pauli-Landungsbrücken nel quartiere St. Pauli di Amburgo. Ultima rimasta di una serie di sei mercantili costruiti presso la compagnia armatrice Hamburg Süd[1] e un tempo impegnata in viaggi oltreoceano[1], rappresenta ora la più grande nave civile adibita a museo del mondo[1].
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Descrizione
La Cap San Diego misura 159,40 metri in lunghezza[4] e ha una larghezza media 21,47 metri[4]. Il suo peso è di 6.700 tonnellate.[4]
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
La costruzione della Cap San Diego fu portata a termine presso la Hamburg – Südamerikanische Dampfschiffahrts - Gesellschaft Eggert & Amsinck (o Hamburg Süd) il 15 dicembre 1961[2] , dopo 5 mesi di lavori[2].
Il periodo di prova della nave terminò il 29 marzo 1962 presso il porto di Cuxhaven.[2]
Il giorno seguente, ebbe inizio il viaggio inaugurale della Cap San Diego.[2] Nel corso di quel viaggio il mercantile fece sosta presso i porti di Montréal, Baltimora, Recife, Rio de Janeiro, Santos, Buenos Aires, Anversa e Rotterdam, prima di fare ritorno ad Amburgo.[2]
Dopo aver compiuto 120 viaggi tra Europa e le coste sud-orientali del Sud America della durata media di 60 giorni[5], il 15 dicembre 1981, la Cap San Diego venne ceduta alla compagnia spagnola Ybarra[5]. Da quel momento, la nave batté bandiera panamense.[5]
Nella primavera del 1986, il mercantile fu ceduto alla Multitrade Shipping Inc., di Monrovia, e la nuova nave, ora battente bandiera di Saint Vincent e Grenadine, fu cambiato in Sangria.[5]
Qualche mese dopo però, segnatamente il 12 agosto 1986, la nave fu comprata dalla città di Amburgo[5] e il 31 ottobre dello stesso anno compì un viaggio lungo il fiume Elba con a bordo 70 volontari e 200 ospiti[5].
A partire dal 6 maggio 1988, la proprietà della Cap San Diego iniziò ad essere gestita dalla fondazione Hamburger Admiralität, che la destinò a scopi museali.[5]
Nella primavera dell'anno seguente, iniziarono lavori di restauro ad opera della ditta Ökotech e.V.[5]
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Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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