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Chaim Hirszman
politico polacco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Chaim Hirszman (Janów Lubelski, 24 ottobre 1912 – Lublino, 20 marzo 1946) è stato un superstite dell'Olocausto polacco, uno dei due soli sopravvissuti del campo di sterminio di Bełżec che raccontarono la loro esperienza dopo la guerra; l'altro fu Rudolf Reder.[1]
Deportato a Bełżec nel 1942, fu costretto ad unirsi al gruppo dei Sonderkommando.[2] Durante il trasferimento dei suoi membri al campo di sterminio di Sobibór, Hirszman riuscì a fuggire.[1]
Dopo la guerra testimoniò dinanzi alla commissione centrale d'investigazione sui crimini tedeschi in Polonia. Fu però assassinato a Lublino il 20 marzo 1946, il giorno dopo la sua deposizione.[3] Secondo lo storico Martin Gilbert, Hirszman fu ucciso perché ebreo,[4] mentre secondo lo storico polacco Henryk Pajak, la ragione dell'assassinio fu da attribuire al fatto che Hirszman era un attivo e pericoloso funzionario del nuovo regime comunista.[5] Nel verbale della sua testimonianza, datato 19 marzo 1946, fu riportato che Hirszman lavorava per il Ministerstwo Bezpieczeństwa Publicznego (MBP, ministero della pubblica sicurezza polacco).
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