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Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio (Domodossola)

edificio religioso di Domodossola Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, monumento nazionale, sorge a Domodossola ed è stata ricostruita tra il 1792 e il 1798 su disegno dell'architetto regio Matteo Zucchi, a partire da una chiesa preesistente risalente al XV secolo[1]. Come chiesa più importante dell'Ossola non solo è stata chiamata duomo, ma ha dato il nome allo stesso borgoː inizialmente Domus Oxile, quindi Burgus Domi e Burgus Domi Ossule, successivamente italianizzato in Domiossola, Duomo d'Ossola, Domo d'Ossola nell'Ottocento e infine l'attuale Domodossola[2][3].

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La chiesa

Riepilogo
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La collegiata, dedicata ai santi Gervasio e Protasio e ricca di stucchi e dorature, è a tre navate con sei cappelle oltre all'altar maggiore. A causa di mancanza fondi, rimase senza facciata fino al 1954, quando, approvato il progetto dell'architetto Giovanni Greppi, con l'aiuto dell'arciprete Monsignor Luigi Pellanda fu completata la nuova facciata[1]. Quest'ultima fa spiccare il portichetto barocco e dà risalto al portale romanico (scoperto durante i lavori), proveniente dalla prima collegiata domese situata nei pressi del castello e demolita a metà Quattrocento per ragioni militari.

Nella navata sinistra è visibile un architrave in serpentina (presumibilmente appartenente all'antico portale), donato nel 1954 dalla Fondazione Galletti, raffigurante Carlo Magno nell'atto di ricevere l'orifiamma e una scena della battaglia di Roncisvalle. Tutti gli affreschi interni e i tre grandi catini della navata centrale sono opera di Lorenzo Peretti, mentre il Crocefisso sull'altar maggiore è opera del maestro intagliatore Giorgio de Bernardis.

Una pala d'altare di valore, attribuita a Tanzio da Varallo, raffigurante San Carlo che comunica gli appestati è situato nella cappella di San Carlo Borromeo.

L'organo, ubicato sulla cantoria sopra la bussola di ingresso, è un magnifico Bernasconi a due tastiere e pedaliera integralmente meccanico, datato 1889.

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