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Chiesa di San Giovanni Decollato (Roma)

edificio religioso di Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La chiesa di San Giovanni Decollato è un luogo di culto cattolico di Roma, situato nel rione Ripa, nella via omonima.

Disambiguazione – Se stai cercando la cappella scomparsa nel rione Ponte, vedi Cappella di San Giovanni Decollato a Ponte Sant'Angelo.
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Storia e descrizione

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L'interno

La chiesa attuale sorge sull'area di un'antica chiesa, Santa Maria de fovea (o della fossa o in petrocia). Essa fu concessa nel 1488 all'Arciconfraternita di San Giovanni decollato, di origine fiorentina, che la fece ricostruire nel 1504. Altri restauri furono eseguiti nel 1727 e nel 1888.

Scopo dell'Arciconfraternita era di assistere i condannati a morte, invitarli al pentimento, confortarli sino all'estremo, e seppellirne i cadaveri; essi ridedicarono la chiesa a San Giovanni Battista, patrono di Firenze, ed elessero come festa principale il giorno dedicato alla sua decollazione e morte. La chiesa fu ultimata nel 1588; nel 1600 Clemente VIII ne fece costruire il chiostro, nel quale sono ancora visibili le fosse comuni dei condannati a morte qui sepolti. Esse sono coperte da chiusini in marmo sui quali è scritto: “Domine, cum veneris iudicare, noli me condemnare” (Signore, quando verrai a giudicare, non condannarmi).

La chiesa è a navata unica con tre nicchie per lato, ed è affrescata da artisti toscani del XVI secolo con figure di santi; fra questi, ricordiamo Jacopino del Conte e Francesco Salviati. Essa inoltre conserva, nell'affresco de La danza di Salomè (1550), una rara testimonianza dell'attività pittorica romana di Pirro Ligorio. La pala dell'altar maggiore, del 1553, è opera di Giorgio Vasari e raffigura la Decollazione del Battista.[1]

Nella camera storica dell'Arciconfraternita sono conservati numerosi cimeli relativi all'attività della medesima: tra le altre cose, il cesto che raccoglieva la testa dei giustiziati, l'inginocchiatoio sul quale Beatrice Cenci recitò l'ultima sua preghiera, le barelle sulle quali i confratelli trasportavano i resti dei condannati a morte.

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Note

Bibliografia

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