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Cripta del Peccato Originale

edificio di Matera Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Cripta del Peccato Originale
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La cripta del Peccato Originale è una chiesa rupestre di Matera: per il suo ciclo di affreschi è definita la "Cappella Sistina del rupestre"[1][2].

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Storia e descrizione

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Affreschi

L'origine della chiesa, scavata nella roccia lungo la parete della Gravina di Picciano a Matera[3], è collocata nel periodo compreso tra il VIII e il IX secolo[4]: probabilmente il cenobio apparteneva all'ordine benedettino, come testimoniato da alcuni elementi che caratterizzano il ciclo di affreschi presenti al suo interno[1]. Successivamente abbandonata, la chiesa viene menzionata su degli appunti di Domenico Ridola, chiamata come grotta dei Cento Santi, e dal racconto di un pastore, che l'aveva utilizzata come ricovero per se stesso e i propri animali[3]: venne ritrovata il maggio 1963 dai soci del circolo La Scaletta[5] e sottoposta a lavori di restauro[1].

Dato il lungo periodo dell'abbandono è difficile definire la struttura originaria: si presenta come un unico ambiente sulle cui pareti sinistra e di fondo è dipinto un ciclo di affreschi, opera di un unico artista, chiamato Pittore dei Fiori di Matera, forse un benedettino[6]. La pittura è di chiaro stampo longobardo, con pochi riferimenti all'arte bizantina, dovuti all'arrivo in Italia nel periodo di papi orientali[6], e alla pittura romana, come la linea di disegno semplice, ricchi abiti e volti espressivi[5]. Sulla parete sinistra, in tre nicchie, sono affrescate rispettivamente tre triarchie: quelle degli Apostoli, ossia i santi Pietro, Andrea e Giovanni[7], delle Vergini Regine, ossia la Madonna con Bambino o Basilissa e altri due soggetti femminili[8], e degli Arcangeli, ossia Michele, Gabriele e Raffaele[7]. Sulla parete di fondo sono dipinte scene dell'Antico Testamento relative alla Genesi, in particolare della Creazione e del Peccato Originale, a cui la chiesa deve la denominazione[5]. Completano il ciclo pitture di fiori, mentre di altri affreschi risulta difficile l'interpretazione a causa del cattivo stato di conservazione[3]; tutte le rappresentazioni sono descritte da un'epigrafe in latino[6].

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