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Dimissioni di papa Benedetto XVI
dimissioni di papa Benedetto XVI, annunciate l'11 febbraio 2013 ed effettive dal 28 febbraio seguente Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Le dimissioni di papa Benedetto XVI furono annunciate l'11 febbraio 2013 ed ebbero effetto alle ore 20 del 28 febbraio seguente. Ratzinger è stato il primo pontefice dell'età moderna e contemporanea a rinunciare al soglio pontificio: l'ultimo fu Gregorio XII (nel 1415, 598 anni prima)[1] e l'ottavo papa nella storia dopo Clemente I (incerto), Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII. Fu però il primo pontefice ad adottare, una volta dimissionario, il titolo di papa emerito.

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La mattina dell'11 febbraio 2013 si tenne in Vaticano il concistoro per la canonizzazione dei Martiri d'Otranto. Durante esso però, papa Benedetto XVI, dopo che i cardinali votarono per le canonizzazioni[2], con un discorso in latino, annunciò al mondo la sua scelta.
La prima reazione fu quella del cardinale Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio, che parlò di «fulmine a ciel sereno»[4].
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Diffusione della notizia
La giornalista dell'ANSA Giovanna Chirri, mentre ascoltava il discorso in latino del Pontefice durante il concistoro dedicato ai martiri di Otranto,[5][6] fu l'unica a capire l'annuncio della decisione di Benedetto XVI di dimettersi e fece quindi partire alle 11:46 il lancio di agenzia che rese pubblica la notizia al mondo: "Il Papa lascia il Pontificato".[7][8][6][9] L'ANSA scrisse che Ratzinger si era dimesso alle 11:42 dell'11 febbraio 2013[10]. In poco tempo la notizia venne ripresa da altre agenzie,[6] anche prima che ci fosse una conferma ufficiale da parte del Vaticano[5] e partirono le edizioni straordinarie dei telegiornali, sia in Italia che all'estero,[6] seguite da frenetiche condivisioni sui social network[11].
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Reazioni
Il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano commentò tale avvenimento rilevando il grande coraggio e senso di responsabilità mostrati da Benedetto XVI nel prendere questa decisione. Il presidente del Consiglio italiano Mario Monti si disse estremamente scosso da questa inaspettata notizia. Attestati di stima e rispetto arrivarono poi dal presidente francese François Hollande, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, dal primo ministro britannico David Cameron, dal presidente statunitense Barack Obama e da numerosi altri leader mondiali.[12]
Controversia sull'invalidità delle dimissioni
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L'idea dell'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI è stata per la prima volta esposta già nel 2013, quando Luciano Canfora in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera fece notare come il testo della declaratio contenesse errori grammaticali.[13] Dello stesso parere fu anche il filologo tedesco Wilfried Stroh, il quale riportò la questione sulle pagine del quotidiano monacense Abendzeitung.[14] In un articolo de La Stampa del febbraio 2014, il papa emerito confermò al giornalista Andrea Tornielli la validità delle sue dimissioni, affermando che fosse assurdo speculare sulla sua decisione.[15]
Negli ultimi anni, alcune speculazioni sull'invalidità delle dimissioni sono state sostenute da Alessandro Minutella, sacerdote cattolico scomunicato latae sententiae per eresia e scisma e dimesso dallo stato clericale,[16] e dal giornalista Andrea Cionci, il quale con la pubblicazione del libro Codice Ratzinger sostiene che Benedetto XVI abbia volontariamente commesso errori nella declaratio della rinuncia in quanto impossibilitato a esercitare il suo ufficio a causa di Sede impedita. Anche il saggista, filosofo ed opinionista Diego Fusaro ha sostenuto le tesi di Cionci e Minutella[17], secondo i quali Ratzinger avrebbe inoltre sostituito il sostantivo "munus" (ufficio) con "ministerium" (ministero), mantenendo quindi la carica pontificia e rendendo l'atto invalido a seguito del mancato riferimento esplicito al munus come indicato dal Can. 332 § 2 del Codice di diritto canonico.[18]
Ad avvalorare tali teorie, secondo i suoi sostenitori, vi sarebbero alcune dichiarazioni di Benedetto XVI e del suo segretario Georg Gänswein. Interrogato sul perché continuasse a indossare l'abito talare bianco proprio del Papa, Ratzinger avrebbe risposto ironicamente più volte sostenendo che nell'armadio "non vi fossero altri vestiti". Tuttavia lo stesso Ratzinger ha specificato come il suo abito si distinguesse in modo significativo da quello del Papa regnante, in conformità con la figura valida del Pontefice emerito.[19] Tale risposta sarebbe stata data anche a Piergiorgio Odifreddi in un colloquio privato.[20]
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