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Economia informale

settore economico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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L'economia informale è l'insieme di transazioni di beni e servizi non inclusi nella contabilità nazionale;[1][2] include quindi tutti i beni e servizi scambiati senza avere come contropartita salari e garanzie istituzionalizzate, tra cui quelli prodotti all'interno del nucleo familiare per autoconsumo ed ampi settori quali quelli del volontariato (ma non le attività economiche onlus).

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Nel mondo

Un rapporto del 2018 su dati 2017 dell'Organizzazione internazionale del lavoro indica in due miliardi di persone nel mondo impiegate nell’economia informale ovvero il 61% di tutti i lavoratori. Il lavoro irregolare raggiunge l’85,8% in Africa, il 68,6% negli Stati arabi, il 68,2% in Asia e Pacifico, il 40% nelle Americhe e il 25,1% in Europa e Asia centrale. Il 93% dell’occupazione informale mondiale si trova nei paesi emergenti e in via di sviluppo.

L’informalità diminuisce all’aumentare del livello di scolarizzazione. Le persone che hanno completato gli studi secondari e terziari hanno meno probabilità di lavorare nell’economia sommersa rispetto ai lavoratori che non hanno completato il ciclo di studi minimi obbligatori. Le persone che vivono nelle aree rurali hanno una probabilità quasi doppia di lavorare in nero. L’agricoltura, con il 90% è il settore con il più alto livello di occupazione informale.[3]

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Contabilità, mercato ed economia informale

Riepilogo
Prospettiva

L'importanza dell'economia informale raggiunge l'apice nei paesi dove rappresenta il principale tipo di economia, mettendo in discussione gli assunti economici mainstream globali[3][4].

Si tratta quindi di forme economiche difficilmente misurabili e che richiedono un ripensamento del valore economico dei beni e servizi passando da forme di valore misurato a forme di valore percepito. Tale sforzo di studio econometrico è reso necessario da fatto che forme di economia informale sono sempre più presenti anche in ragione dell'evoluzione del Web 2.0. Un esempio su tutti: annotare una voce di Wikipedia ha un valore economico indiscusso, calcolabile in tempo valorizzato secondo la professionalità dello scrivente e dell'attendibilità del risultato, ma è accertabile solo in maniera informale.

Diverso totalmente il tema dell'economia illegale che ha lo scopo di non far emergere il valore economico per svariati motivi che vanno dalla contrarietà ai codici etici, all'ordine pubblico per arrivare al fine di evitare la tassazione o operare in modo lesivo della concorrenza. Attività come lo spaccio di sostanze stupefacenti, l'evasione fiscale, il contrabbando rientrano in questa categoria, in quanto gli autori del reato di certo non dichiarano né i proventi del loro reddito né il reddito stesso. Ma vi sono anche altre attività, non riconducibili a fattispecie di reato, che costituiscono elementi di un'economia informale: prestito tra familiari o amici, offerta volontaria di lavoro o di aiuto, prestazioni gratuite rientranti nelle norme di cortesia o nei rapporti di buon vicinato, tutte attività passibili (seppure con le dovute cautele) di valutazione in termini monetari ma che, essendo in questo caso gratuite, non vengono contabilizzate nel PIL.

Le cautele da applicare a queste valutazioni non sono di poco conto in quanto se si analizza il fenomeno nella sua profondità e vastità, la possibilità di valutazione in termini monetari diventa sempre più labile in concomitanza con la crescente difficoltà di distinguere ciò che appartiene indiscutibilmente all'«economico» da ciò che non gli appartiene. È infatti possibile valutare il volume d'affari delle attività criminali o stimare l'ammontare complessivo delle imposte evase, ma è difficoltoso fare altrettanto con certe erogazioni di servizio pubblico, ed è praticamente impossibile farlo con l'economia domestica, l'autoproduzione e l'autoconsumo.

Da quest'ultima osservazione è possibile ricavare un altro modo per delimitare i due campi dell'economia informale e dell'economia di mercato. L'economia informale può essere descritta come quella che si sottrae ad almeno uno degli aspetti che caratterizzano l'economia moderna (produzione orientata al profitto, effettuata tramite imprese basate sulla divisione del lavoro e rispondente a norme giuridiche di diritto commerciale).

Infine è importante tenere conto del fatto che l'economia di mercato e l'economia informale non sono due mondi separati e non comunicanti – anzi, si può rilevare come le condizioni dell'una influiscano su quelle dell'altra, in un incastro di strutture spesso complementari. L'economia informale, non a caso, ha cominciato ad attirare l'attenzione dei sociologi a partire dalle crisi economiche degli anni 1970, che hanno dato un potente impulso al diffondersi di attività economiche distaccate da quelle capitalistiche e industriali in senso stretto.

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Caratteristiche

Riepilogo
Prospettiva

Il settore informale è in gran parte caratterizzato da diverse qualità: competenze acquisite al di fuori di un'istruzione formale, facile accesso (il che significa che chiunque desideri entrare nel settore può trovare un qualche tipo di lavoro che si tradurrà in guadagni in denaro), una mancanza di relazioni datore di lavoro-dipendente stabili[5], e una piccola scala di operazioni[6]. I lavoratori che partecipano all'economia informale sono in genere classificati come occupati. Il tipo di lavoro che costituisce l'economia informale è diversificato, in particolare in termini di capitale investito, tecnologia utilizzata e reddito generato[5][6].

Lo spettro spazia dal lavoro autonomo o dal lavoro familiare[5] non retribuito ai venditori ambulanti, ai lustrascarpe e ai raccoglitori di spazzatura. All'estremità superiore dello spettro si trovano le attività informali di livello superiore come le piccole imprese di servizi o di produzione, che hanno un accesso più limitato[5][6]. Le attività informali di livello superiore hanno costi di avviamento più elevati, che potrebbero includere complicate normative sulle licenze e orari di lavoro irregolari[6]. Tuttavia, la maggior parte dei lavoratori del settore informale, anche quelli autonomi o salariati, non ha accesso a un lavoro sicuro, benefici, protezione sociale o rappresentanza[7]. Queste caratteristiche differiscono dalle aziende e dai dipendenti del settore formale che hanno orari di lavoro regolari, una sede regolare e altri benefici strutturati[5].

Secondo uno studio del 2018 sull'informalità in Brasile, esistono tre prospettive per spiegarne le cause. La prima sostiene che il settore informale sia un bacino di imprenditori potenzialmente produttivi, tenuti lontani dalla formalità dagli elevati costi normativi, in particolare dalla regolamentazione dell'ingresso. La seconda considera le forme informali come "forme parassite", sufficientemente produttive da sopravvivere nel settore formale, ma che scelgono di rimanere informali per ottenere maggiori profitti dai vantaggi in termini di costi derivanti dal mancato rispetto di tasse e normative. La terza sostiene che l'informalità sia una strategia di sopravvivenza per individui poco qualificati, troppo improduttivi per poter mai diventare formali. Secondo lo studio, la prima prospettiva corrisponde al 9,3% di tutte le forme informali, mentre la seconda corrisponde al 41,9%. Le restanti forme corrispondono a imprenditori poco qualificati, troppo improduttivi per poter mai diventare formali. L'autore suggerisce che le forme informali siano in larga misura "parassite" e che quindi la loro eliminazione (ad esempio, attraverso un'applicazione più rigorosa delle leggi) potrebbe produrre effetti positivi sull'economia[8].

Le tipologie di lavoro più diffuse nell'economia informale sono i lavoratori a domicilio e i venditori ambulanti. Insieme, i due settori costituiscono circa il 10-15% della forza lavoro non agricola nei paesi in via di sviluppo e oltre il 5% della forza lavoro nei paesi sviluppati[7].

Sebbene la partecipazione al settore informale possa essere stigmatizzata, molti lavoratori si impegnano in attività informali per scelta, per ragioni economiche o non economiche. Le motivazioni economiche includono la possibilità di evadere le tasse, la libertà di aggirare le normative e i requisiti di licenza e la possibilità di mantenere determinati benefici governativi[9]. Uno studio sui lavoratori informali in Costa Rica ha illustrato altre ragioni economiche per rimanere nel settore informale, nonché fattori non economici. In primo luogo, ritenevano che avrebbero guadagnato di più attraverso il loro lavoro nel settore informale rispetto a un lavoro nell'economia formale. In secondo luogo, anche se i lavoratori guadagnavano meno, lavorare nel settore informale offriva loro maggiore indipendenza, la possibilità di scegliere i propri orari, l'opportunità di lavorare all'aperto e vicino agli amici, ecc. Mentre i lavori nell'economia formale potrebbero portare maggiore sicurezza e regolarità, o persino una retribuzione migliore, la combinazione di ricompense monetarie e psicologiche derivanti dal lavoro nel settore informale si rivela allettante per molti lavoratori[10].

Genere

Nei paesi in via di sviluppo, la maggior parte della forza lavoro femminile non agricola è impiegata nel settore informale[11]. La rappresentanza femminile nel settore informale è attribuita a una serie di fattori. Uno di questi fattori è che l'occupazione nel settore informale è la fonte di occupazione più facilmente accessibile alle donne[12].

Lavoro minorile

I bambini lavorano nell'economia informale in molte parti del mondo. Spesso lavorano come netturbini (raccogliendo materiali riciclabili dalle strade e dalle discariche), braccianti giornalieri, addetti alle pulizie, operai edili, venditori, in attività stagionali, lavoratori domestici e in piccole officine; e spesso lavorano in condizioni pericolose e di sfruttamento[13][14].

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Note

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