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Elia Levita
poeta e grammatico tedesco di religione ebraica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Elia Levita in ebraico אליהו בן אשר הלוי אשכנזי (Ipsheim, 13 febbraio 1469 – Venezia, 28 gennaio 1549) è stato un poeta e grammatico tedesco di religione ebraica, attivo durante il periodo rinascimentale. È l'autore del Bovo-Bukh (1507-1508), il più popolare romanzo cavalleresco scritto in yiddish, che, secondo Sol Liptzin, è "generalmente considerato la più eccezionale opera poetica in yiddish antico".[1]

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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nato a Ipsheim (o Neustadt an der Aisch) vicino a Norimberga, da una famiglia di leviti, era il più giovane di nove fratelli. Durante la prima maturità, gli ebrei furono espulsi da questa zona. Levita si trasferì nell'Italia settentrionale e a Padova, nel 1504, scrisse le 650 stanze in ottava rima del Bovo-Bukh, basato sul popolare romanzo Buovo d'Antona, a sua volta basato sul romanzo normanno Sir Bevis of Hampton.[2]
Nel 1514 si trasferì a Venezia, dove scrisse due caustiche pasquinate. Nello stesso anno si trasferì a Roma, dove trovò un amico e un mecenate, nell'umanista e cardinale Egidio da Viterbo (1471-1532), nel cui palazzo visse per più di dieci anni. Levita insegnò l'ebraico ad Egidio e copiò manoscritti ebraici - per lo più di natura cabalistica - per la biblioteca del cardinale.[2] La prima edizione del Sefer ha-Baḥur di Levita (Roma, 1518) è dedicata ad Egidio, al quale Levita dedicò anche la sua Concordanza (1521).
Il Sacco di Roma del 1527 costrinse nuovamente all'esilio Levita, che tornò a Venezia, dove lavorò come correttore di bozze e insegnante di ebraico[2] Levita pubblicò a Venezia un trattato sulle regole della cantillazione intitolato Sefer Tuv Ta'am.
A settant'anni Levita lasciò moglie e figli e se ne andò a Isny nel 1540, accettando l'invito di Paul Fagius di sovrintendere la sua tipografia ebraica. Mentre lavorava con Fagius (fino al 1542 ad Isny (in Baviera), Levita pubblicò i seguenti lavori: Tishbi, un dizionario incentrato su parole che non compaiono nell'Arukh,[3] contenente 712 parole usate nel Talmud e nel Midrash, con spiegazioni in tedesco e una traduzione latina di Fagius (Isny, 1541); Sefer Meturgeman, che spiega tutte le parole aramaiche che si trovano nel Targum (Isny, 1541); Shemot Devarim, un elenco alfabetico delle parole tecniche ebraiche (Isny, 1542); e una nuova edizione del Bachur.[4] Mentre si trovava in Germania, stampò anche il suo Bovo-Bukh.[2] Al suo ritorno a Venezia, Elia, nonostante l'età avanzata, curò l'edizione di diverse opere, tra le quali il Miklol di David Kimhi, che corredò di note.[2][4]
Elia Levita morì il 28 gennaio 1549 a Venezia, all'età di 80 anni.
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Discendenza
Elia Levità ha discendenti che vivono ancor oggi, tra i quali l'ex primo ministro britannico David Cameron, che lo descrive come "il mio antenato Elia Levita che ha scritto quello che viene considerato il primo romanzo in assoluto yiddish".[5][6]
Suo nipote Elia si convertì al cattolicesimo e divenne gesuita cambiando il suo nome in Giovanni Battista Eliano.
Opere
- Bovo-Bukh (1507-1508);
- Sefer Tüv Ta'am (1527), tratatto sugli accenti;
- Tishbi (1541);
- Sefer Meturgeman (1541);
- Shemot Debarim (1542);
- Versione in yiddish del Pentateuco, del Ketuvim (megillah), e dell'Haftarah (1544).
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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