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Artemis 2

missione spaziale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Artemis 2
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Artemis 2, ufficialmente Artemis II (la numerazione ufficiale segue le cifre romane), è la seconda missione del programma Artemis e la prima con equipaggio del veicolo spaziale Orion.[2][3] Il lancio è attualmente pianificato per non prima del 6 febbraio 2026, in una finestra di 32 minuti che si aprirà alle 02:09 UTC,[1] a bordo del lanciatore Space Launch System (SLS) Block 1. Durante la missione, l'Orion e il suo equipaggio composto dal comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover e gli specialisti di missione Christina Koch e Jeremy Hansen, effettueranno un sorvolo lunare e rientreranno sulla Terra, segnando il primo volo umano oltre l'orbita terrestre bassa dopo Apollo 17, l'ultima missione del programma Apollo nel 1972.[4]

Dati rapidi Emblema missione, Dati della missione ...

Originariamente designata come Exploration Mission-2 (EM-2),[5] la missione venne rinominata Artemis 2 nel 2019 in seguito alla presentazione ufficiale del nuovo programma Artemis.[6][7] Artemis 2 sarà inoltre il primo lancio con equipaggio dalla rampa LC-39B del Kennedy Space Center (KSC) dopo la missione STS-116 del programma Space Shuttle nel 2006.[8]

Nel settembre 2025, l'equipaggio annunciò il nome della capsula Orion, battezzandola Integrity, a testimonianza del valore di collaborazione e dedizione che ha contraddistinto l'intero addestramento.[9]

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Equipaggio

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L'equipaggio principale e quello di riserva durante un'esercitazione a bordo di un MRAP

Il 3 aprile 2023 la NASA e l'Agenzia spaziale canadese (CSA) annunciarono l'equipaggio di Artemis 2, composto dal comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover, la specialista di missione Christina Koch e lo specialista di missione canadese Jeremy Hansen. La missione segnerà diversi primati, tra cui la prima persona nera, la prima donna e il primo astronauta non statunitense a viaggiare oltre l'orbita terrestre bassa.[10][11]

Equipaggio principale

Ulteriori informazioni Ruolo, Astronauta ...

Reid Wiseman è un ex ufficiale della United States Navy (USN) e ex pilota collaudatore su F/A-18 Hornet che ha accumulato oltre 3 500 ore di volo su più di 40 velivoli. Entrato alla NASA nel 2009, ha partecipato nel 2014 alla missione di lunga durata Expedition 40/41 a bordo della Stazione spaziale internazionale (ISS), durante la quale ha svolto due attività extraveicolari (EVA). Ha inoltre ricoperto incarichi di leadership come vice e successivamente capo dell'Ufficio astronauti della NASA, prima di essere assegnato ad Artemis 2.[12] Victor Glover, anch'esso ufficiale e pilota collaudatore della USN con oltre 3 000 ore di volo su più di 40 tipi di aeromobili e 400 appontaggi su portaerei, possiede una laurea in ingegneria generale e master in ingegneria dei test di volo e dei sistemi. È stato selezionato dalla NASA nel 2013 e ha effettuato il suo primo volo spaziale nel 2020 come pilota della missione SpaceX Crew-1, durante la quale ha trascorso 168 giorni in orbita come ingegnere di volo di Expedition 64 e condotto quattro attività extraveicolari. In Artemis 2 ricoprirà il ruolo di pilota, diventando il primo astronauta afroamericano a partecipare a una missione lunare.[13] Christina Koch, ingegnere elettrico e fisico, prima di entrare alla NASA, ha lavorato al Goddard Space Flight Center e al Applied Physics Laboratory del Johns Hopkins University, oltre a partecipare a campagne scientifiche in ambienti estremi come l'Antartide e la Groenlandia. Entrata alla NASA nel 2013, ha preso parte alla missione Expedition 59/60/61 dal marzo 2019 al febbraio 2020, stabilendo con 328 giorni il record di permanenza continuativa più lunga nello spazio per una donna e partecipando sei attività extraveicolari, tra cui alla prima EVA interamente femminile. In Artemis 2 sarà la prima donna a viaggiare oltre l'orbita terrestre bassa.[14] Jeremy Hansen, colonnello e pilota da caccia della Royal Canadian Air Force, ha accumulato oltre 3 800 ore di volo su CF-18 e ha ricoperto incarichi come istruttore e comandante di squadriglia presso la Canadian Forces Base Cold Lake. Selezionato come astronauta dalla CSA nel 2009, ha partecipato a numerose esercitazioni e ricerche geologiche in ambienti estremi congiunte con NASA e l'Agenzia spaziale europea e a programmi di leadership per l'esplorazione spaziale. Artemis 2 rappresenterà il suo primo volo nello spazio e lo renderà il primo canadese a viaggiare oltre l'orbita terrestre bassa.[15]

Equipaggio di riserva

Ulteriori informazioni Ruolo, Astronauta ...
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Panoramica e precedenti

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Piano della missione

Il 21 dicembre 1968 la missione Apollo 8, con a bordo gli astronauti Frank Borman, Jim Lovell e William Anders, fu la prima a portare un equipaggio oltre l'orbita terrestre bassa e a completare un sorvolo circumlunare su traiettoria di ritorno libero, validando le procedure di navigazione e rientro che sarebbero diventate fondamentali anche per le future missioni lunari.[18]

Riprendendo l'eredità di quella missione, Artemis 2 sarà il primo volo con equipaggio del programma Artemis e la prima missione umana oltre l'orbita terrestre bassa dal Programma Apollo.[19] La sua durata prevista è di circa 10 giorni, e l'obiettivo principale è testare in condizioni operative reali il veicolo spaziale Orion e i suoi sistemi di supporto vitale, garantendo la sicurezza e l'affidabilità in vista delle successive missioni Artemis.[20][19]

Il lancio avverrà dal Kennedy Space Center, a bordo del lanciatore Space Launch System (SLS) Block 1 e, a seguito del decollo, la navicella Orion verrà immessa in un'orbita terrestre bassa di parcheggio e successivamente in un'orbita terrestre alta con un'apogeo di circa 74 000 km e un periodo orbitale di circa 42 ore. Durante questa fase, l'equipaggio condurrà una serie di verifiche sui sistemi di bordo, inclusi i controlli dei sistemi di supporto vitale e una dimostrazione delle capacità di rendezvous e di operazioni di prossimità, utilizzando il secondo stadio criogenico Interim Cryogenic Propulsion Stage (ICPS) come bersaglio. Al successivo perigeo, Orion effettuerà la manovra di inserzione translunare (TLI), impostando una traiettoria di ritorno libero verso la Luna. Il viaggio verso la luna richiederà circa 4 giorni; la capsula compirà un sorvolo del lato opposto lunare con un'altitudine media di circa 6 500 km dalla superficie, quindi intraprenderà il viaggio di rientro di altrettanti giorni verso la Terra, mantenendo la traiettoria di ritorno libero senza necessità di ulteriori manovre principali. Durante il rientro, Orion attraverserà l'atmosfera terrestre a velocità superiori a Mach 32, sperimentando temperature fino a circa 2 760 °C, consentendo così di validare le prestazioni dello scudo termico e dei sistemi di protezione in vista delle future missioni, fino all'ammaraggio nell'Oceano Pacifico.[19][20][21][22]

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Storia

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Pianificazione della missione (2017 – 2021)

Lo stesso argomento in dettaglio: Asteroid Redirect Mission.
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Rappresentazione artistica della navicella Orion in orbita lunare

Nel 2017 la Exploration Mission 2 era una missione che prevedeva di lanciare insieme un lanciatore Space Launch System (SLS) Block 1B dotato di un Exploration Upper Stage (EUS), una navicella lunare Orion e un carico utile di 50,7 tonnellate. Il piano prevedeva di effettuare un rendezvous con un asteroide precedentemente posizionato in orbita lunare dalla missione robotica Asteroid Redirect Mission (ARM) e di far compiere agli astronauti attività extraveicolari per raccogliere campioni.[23][24] Dopo la cancellazione della ARM, avvenuta nell'aprile 2017,[25] venne proposta una missione di otto giorni con un equipaggio di quattro astronauti, inviati su una traiettoria di ritorno libero attorno alla Luna.[20] Un'altra proposta, suggerita sempre nel 2017, prevedeva di portare quattro astronauti a bordo di Orion in un viaggio attorno alla Luna della durata compresa tra 8 e 21 giorni per consegnare il primo modulo della stazione Deep Space Gateway.[26] Nel marzo 2018, venne deciso di lanciare il primo modulo del Lunar Gateway (ex Deep Space Gateway) con un lanciatore commerciale in una missione separata[27] a causa dei ritardi nella costruzione della Mobile Launcher Platform necessaria per sostenere l'EUS più potente.[28] Nel 2021 venne selezionato il lanciatore, il Falcon Heavy di SpaceX.[29]

Sviluppo dell'hardware, test e integrazione (2021 – presente)

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Il SLS core stage di Artemis 2 sollevato nella High Bay 2 del Vehicle Assembly Building poco dopo l’inizio delle operazioni di assemblaggio nel dicembre 2024

L'11 febbraio 2023, la NASA ruotò la sezione motori del core stage di Artemis 2 in posizione orizzontale, segnando l'ultima tappa principale prima dell'integrazione con il resto del veicolo. Il 20 marzo, la sezione motori fu accoppiata con il core stage nell'Edificio 103 del Michoud Assembly Facility a New Orleans. La NASA inizialmente prevedeva di consegnare il core stage completo al Kennedy Space Center (KSC) nell'estate 2023,[30] ma a maggio 2023 la consegna venne slittata alla fine dell'autunno 2023.[31][32] L'installazione dei motori RS-25 con i numeri di serie E2047, E2059, E2062 ed E2063 sul core stage a New Orleans venne completata il 25 settembre 2023.[33][34] Tuttavia, dopo la scoperta di una perdita nel sistema idraulico della valvola dell'ossigeno, il motore E2063 venne sostituito con l'E2061 nell'aprile 2025.[35] Nel giugno 2024, la NASA annunciò che il core stage completamente equipaggiato sarebbe stato consegnato al KSC nel mese di luglio, operazione che avvenne tra il 16 e il 25.[36][37][38] Gli adattatori necessari all'integrazione del veicolo di lancio raggiunsero una fase avanzata di completamento nel giugno 2024 e vennero consegnati al KSC nel settembre 2024.[39][40]

L'equipaggio di Artemis 2 fu annunciato il 3 aprile 2023 dall'amministratore della NASA Bill Nelson durante il suo discorso "State of NASA" presso una struttura NASA a Ellington Field nei pressi di Houston,[41] e quella sera l'equipaggio fece un'apparizione pubblica al vicino NRG Stadium durante la finale del torneo di pallacanestro maschile NCAA Division I 2023.[42]

La NASA aveva originariamente fissato a settembre 2024 l'inizio delle operazioni di assemblaggio del lanciatore. Tuttavia, le procedure vennero ritardate di oltre due mesi a causa di indagini su problemi relativi al sistema di supporto vitale di Orion e danni imprevisti allo scudo termico di Orion osservati dopo il rientro di Artemis 1 avvenuto nel 2022.[43] L'assemblaggio del lanciatore iniziò infine il 20 novembre 2024.[44]

Data di lancio

Durante le revisioni preliminari del 2011, la data di lancio era stata fissata tra il 2019 e il 2021, ma successivamente fu posticipata al 2023.[6][5] Nel gennaio 2024, la missione era prevista nel settembre 2025.[45] Tuttavia, nell'ottobre 2024, il NASA Office of Inspector General (NASA OIG) determinò che il team dell'Exploration Ground Systems aveva già esaurito il tempo riservato alla risoluzione di eventuali problemi imprevisti, portando il NASA OIG a concludere che la data di lancio di settembre 2025 sarebbe probabilmente slittata.[43] Nel dicembre 2024, l'amministratore uscente Bill Nelson annunciò che il lancio era stato rinviato a causa dei mesi di indagini ingegneristiche sui problemi del sistema di supporto vitale e dello scudo termico, ma che l'obiettivo era ora un lancio per l'aprile 2026.[46][47]

Nel marzo 2025, AmericaSpace riportò che la missione avrebbe potuto essere anticipata, con una possibile nuova data di lancio anticipata di due mesi, a febbraio 2026. La NASA rispose in una dichiarazione affermando di non poter confermare la data aggiornata, ma aggiunse: «Stiamo cercando dei modi per consentire un lancio anticipato, se possibile, con un potenziale lancio già a febbraio 2026. Un obiettivo a febbraio consentirebbe all'Agenzia di sfruttare le efficienze nel flusso delle operazioni per integrare il lanciatore SLS, la navicella Orion e i sistemi di supporto a terra, mantenendo come priorità assoluta la sicurezza dell'equipaggio».[48] Nell'agosto 2025, fonti più autorevoli come NASASpaceflight, il giornalista Eric Berger e il senatore statunitense ed ex astronauta Mark Kelly riportarono anch'essi che la missione era stata anticipata a febbraio 2026.[49][50] Nel settembre successivo, funzionari dell'Agenzia spaziale annunciarono che si stava perseguendo una finestra di lancio che si sarebbe aperta il 5 febbraio 2026.[51]

Per i lanci delle missioni lunari esistono sia finestre mensili della durata di alcuni giorni per ogni mese lunare, sia finestre giornaliere di alcune ore nei giorni compresi nella finestra mensile.[52] Il piano rivisto di Artemis 2, che prevede un rientro atmosferico abbreviato con manovra di salto (skip reentry), limita ulteriormente i giorni all’interno della finestra mensile nei quali è possibile effettuare il lancio.[53]

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Preparazione alla missione

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Addestramento dell'equipaggio

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L'equipaggio nel Crew Access Arm durante un'esercitazione nel settembre 2023

A partire dalla loro nomina nell'aprile 2023, l'equipaggio di Artemis 2 fu sottoposto a un percorso addestrativo intensivo che includeva simulazioni integrate delle fasi della missione (lancio, crociera, rientro) nonché esercitazioni riguardanti possibili emergenze durante il volo, procedure di evacuazione e recupero in mare dopo l'ammaraggio, e familiarizzazione con sistemi e display della navicella Orion.[54][55][56] Le prime esercitazioni di sopravvivenza in mare e di uscita dalla navicella dopo l'ammaraggio vennero svolte al Johnson Space Center (JSC) il 12 luglio 2023, quando gli astronauti provarono le sequenze di evacuazione nel Neutral Buoyancy Laboratory (NBL)[57], mentre il 18 dicembre 2023 completarono sessioni di Water survival training per scenari di emergenza, come aborti di missione o recuperi ritardati.[58]

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URT-11

Nel febbraio 2024 l'equipaggio partecipò alla Underway Recovery Test-11 (URT-11), condotta dal 21 al 28 febbraio al largo di San Diego a bordo della nave anfibia USS San Diego (LPD-22). Si trattò della prima simulazione completa di recupero con la presenza dell'intero equipaggio di Artemis 2, durante la quale furono eseguite prove di estrazione dalla navicella, trasferimento sulla zattera circolare gonfiabile Front Porch e successivo rientro nella sezione medica della nave per i controlli post-ammaraggio. Le esercitazioni, guidate da Lance Davis, ex sommozzatore della Marina e specialista delle operazioni di recupero Orion,[59] vennero svolte sia in orario diurno sia notturno e permisero di certificare il personale, i mezzi e le procedure di recupero della NASA e validare l'intero flusso operativo, dall'ammaraggio alla messa in sicurezza dell'equipaggio, utilizzando il Crew Module Test Article (CMTA). Oltre alla NASA presero parte alla simulazione anche personale del Dipartimento della Difesa, del U.S. Navy, del U.S. Air Force Detachment 3 e del U.S. Space Force, con il supporto di elicotteri MH-60S del reparto Helicopter Sea Combat Squadron 23 (HSC-23). Il CMTA è un modello a grandezza reale della capsula Orion equipaggiato con sensori, anelli di aggancio e sistemi di stabilizzazione.[60]

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L'equipaggio nel simulatore al KSC nel gennaio 2025

Nel settembre 2024 gli astronauti di Artemis 2, accompagnati dai loro backup Andre Douglas e Jenny Sidey, parteciparono in Islanda a un programma di addestramento di geologia organizzato dal personale scientifico della NASA in collaborazione con la CSA. Durante l'addestramento svolto in ambienti di origine vulcanica scelti per la loro somiglianza con la superficie lunare, caratterizzati dalla presenza di basalti, brecce e depositi piroclastici, l'equipaggio apprese tecniche di ricognizione e documentazione geologica, campionamento di rocce e suoli, navigazione sul terreno e coordinazione di squadra. Nonostante la missione Artemis 2 non preveda l'allunaggio, queste esercitazioni servono anche per le agenzie per validare le attività che saranno usate per la preparazione dei futuri equipaggi del programma Artemis.[61][62]

Esercitazioni dell'agosto 2025
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Nel marzo 2025 l'equipaggio e le squadre di recupero completarono la Underway Recovery Test-12 (URT-12), svoltasi al largo di San Diego a bordo della USS Somerset (LPD-25) che si concentrarono sulla misurazione dei tempi complessivi di uscita dalla navicella e trasferimento medico, confermando la capacità di completare il recupero entro due ore dall'ammaraggio. Con URT-12 si concluse la campagna di simulazioni in mare per le missioni Artemis con equipaggio, validando la piena operatività delle navi anfibie di classe San Antonio impiegate per le operazioni di recupero.[63]

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Simulazioni CEIT e Suited Crew Test nel luglio 2025

Nel luglio 2025 l'equipaggio iniziò un ciclo di addestramento intensivo su più giornate a bordo del veicolo Orion presso il KSC, segnando la prima sessione svolta all'interno di una navicella Orion "flight-like" dotata dei sistemi completi. Gli astronauti indossarono per la prima volta le tute Orion Crew Survival System (OCSS) durante due test: il Crew Equipment Interface Test (CEIT) e il Suited Crew Test. Nel corso del CEIT, condotto con il veicolo spento, l'equipaggio eseguì esercitazioni di familiarizzazione con la configurazione interna, gli spazi di lavoro, i pannelli e le attrezzature di bordo, verificando ergonomia, accessibilità e disposizione dei comandi. Il Suited Crew Test, invece, si svolse con Orion alimentata, riproducendo le operazioni tipiche del giorno del lancio e delle fasi orbitali della missione. Gli astronauti praticarono la connessione degli umbilici, la gestione dei foot-pans, la configurazione dei sistemi di bordo e l'interazione con display, interfacce e controlli del sistema di supporto vitale. Durante queste sessioni furono simulate anomalie operative, come perdite di pressione o malfunzionamenti dei ventilatori del sistema di rivitalizzazione dell'aria, per consentire all'equipaggio di addestrarsi alla risposta in tempo reale e coordinare le comunicazioni con i controllori di missione.[64][65]

Parallelamente alle esercitazioni a bordo, nell'agosto 2025 il KSC ospitò una serie di simulazioni notturne e una dimostrazione di uscita dalla navicella in caso di emergenza nel Vehicle Assembly Building. L'equipaggio percorse il flusso operativo dai Crew Quaters dell'Operations and Checkout Building, quindi verso il Mobile Launcher Platform, fino alla Crew Access Arm e alla White Room, completando anche il percorso inverso in caso di scrub. Queste simulazioni permisero di validare i tempi di evacuazione, le comunicazioni e la sincronizzazione con le squadre di terra.[66]

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Missione

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Lancio

Il lancio è fissato per il 6 febbraio 2026 alle 02:09 UTC dal Kennedy Space Center.[1]

Esperimenti scientifici

La NASA avviò anche un ciclo di indagini biomediche e comportamentali che coinvolgeranno l'equipaggio sia come sperimentatori sia come soggetti di ricerca, con l'obiettivo di analizzare gli effetti fisiologici e cognitivi del volo oltre l'orbita bassa terrestre. Queste ricerche, coordinate dal Human Research Program (HRP) e dalle divisioni Space Biology e Human Health and Performance, costituiscono il primo pacchetto integrato di studi condotti su astronauti impegnati in un volo nello spazio profondo. Ciascun membro dell'equipaggio parteciperà a dieci esperimenti, tra cui Standard Measures, Cognitive Performance in Deep Space, Sleep in Microgravity, Biochemical Profile, Cardiovascular and Immune Function e Artemis Crew Health and Resilience (ARCHeR). Le indagini prevedono la raccolta di dati biometrici e fisiologici, il prelievo di campioni biologici (sangue, saliva e urina) e la valutazione delle capacità cognitive e mnemoniche prima, durante e dopo il volo. I risultati forniranno informazioni essenziali per comprendere gli adattamenti del corpo umano all'ambiente dello spazio profondo e per definire strategie di tutela della salute nelle future missioni Artemis di lunga durata.[67]

Artemis 2 inoltre testerà e dimostrerà l'utilizzo delle comunicazioni ottiche a lunga distanza, da e verso la Terra, utilizzando il sistema Orion Artemis II Optical Communications System (O2O). L'hardware, integrato nella Orion, include un modulo ottico, un modem e un'elettronica dedicata di controllo che consentirà di comunicare con le stazioni terrestri situate in California e New Mexico. Il dispositivo invierà i dati alla Terra ad una velocità fino a 260 megabit al secondo.[68][69]

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Note

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