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Francesco Zizzi

poliziotto italiano (1948-1978) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Francesco Zizzi, detto Franco (Fasano, 4 giugno 1948Roma, 16 marzo 1978) è stato un poliziotto italiano, vicebrigadiere per la Polizia di Stato e membro della scorta di Aldo Moro. Rimase ucciso insieme ad altri quattro agenti da un commando delle Brigate Rosse nell'agguato di via Fani.

Fatti in breve Nascita, Morte ...
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Biografia

Riepilogo
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Nato a Fasano, in provincia di Brindisi, si arruola nel Corpo delle Guardie di P.S. nel 1971. Dopo aver frequentato la Scuola Allievi Guardie di Caserta, viene assegnato al Raggruppamento di Roma. Quattro anni dopo, vincitore di concorso, frequenta il corso Allievi Sottufficiali presso la scuola di Nettuno. Promosso Vicebrigadiere nel 1977 viene assegnato alla Questura di Parma.

Nel gennaio 1978 viene assegnato al Reparto Autonomo del Ministero dell'interno.

La morte

Lo stesso argomento in dettaglio: Strage di via Fani.

Il 16 marzo 1978, verso le 9:00 del mattino, l'agente Zizzi era al suo primo giorno di servizio intento a sostituire un collega alla guida dell'Alfa Romeo Alfetta insieme ai suoi colleghi Giulio Rivera e Raffaele Iozzino per scortare la Fiat 130 su cui viaggiava il presidente della DC Aldo Moro, che si doveva recare alla Camera dei deputati per discutere della fiducia al nuovo governo Andreotti. Appena giunti in via Fani, l'auto con a bordo il presidente Moro fu bloccata da un commando di terroristi appartenenti alle Brigate Rosse travestiti da avieri, che fecero fuoco contro le auto e uccisero tutti e cinque gli agenti di scorta per poi rapire il politico democristiano. Al termine della sparatoria Zizzi riportò ferite gravi ma rimase cosciente per un paio d'ore prima di morire durante il trasporto al Policlinico Gemelli.

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Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile (alla memoria) - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di scorta automontata per il servizio di sicurezza ad eminente personalità politica assolveva al proprio compito con sprezzo del pericolo e profonda abnegazione. Durante proditoria aggressione perpetrata, con estrema efferatezza, da un gruppo di terroristi veniva trucidato da numerosi colpi d'arma da fuoco mentre, con responsabile e coraggioso impegno, svolgeva la propria missione, sacrificando così la vita ai più nobili ideali di grande coraggio ed altissimo senso del dovere. Roma, 16 marzo 1978»
 16 febbraio 1979[1]
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Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

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