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Gens Anicia

gens romana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La gens Anicia fu una gens romana attiva sulla scena politica sin dalla fine del IV secolo a.C., ma particolarmente fiorente tra il IV e il VI secolo quando raggiunse l'apogeo delle sue fortune. Il primo membro illustre della gens fu Lucio Anicio Gallo, console nel 160 a.C. Questa gens annovera tra i suoi membri anche tre pontefici, Felice III, Agapito I e Gregorio I.

I tria nomina usati dalla gens

Gli Anicii usarono regolarmente i praenomina Lucius (Lucio), Amnius (Amnio), Quintus (Quinto), Sextus (Sesto), Marcus (Marco), Gnaeus (Gneo), Titus (Tito), Caius (Gaio), Aurelius (Aurelio), Petronius (Petronio) e Flavius (Flavio) per gli uomini e Tyrrenia (Tirrenia) e Demetrias (Demetriade) per le donne. I cognomina utilizzati dalla gens Anicia furono Praenestinus (Prenestino), Gallus (Gallo), Faustus (Fausto), Paulinus (Paulino), Auchenius (Auchenio), Bassus (Basso), Proba, Faltonia, Iulianus (Giuliano), Hermogenianus (Ermogeniano), Olybrius (Olibrio), Maximus (Massimo), Boëthius (Boezio) e Albinus (Albino).

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Storia familiare

Riepilogo
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Origini

Risulta che gli Anicii si originino dalla città di Praeneste (oggi Palestrina), come si evince dal cognomen "Praenestinus" che appare nei nomi dei membri più antichi come Quinto Anicio Prenestino, vissuto nel IV secolo a.C.[1]

Quest'ultimo divenne edile curule nel 304 a.C., per cui si crede che si sia spostato da Praeneste a Roma in quel periodo, oppure durante la guerra latina.[2] Con lui la gens avrebbe acquistato potere locale iniziando a occupare cariche relativamente importanti, culminando con Lucio Anicio Gallo, che fu pretore e poi console nel 160 a.C., guidando la terza guerra illirica contro il re degli illiri Genzio, conquistando Scodra (Scutari).[3] Sedò alcune rivolte greche in Epiro e fu il mediatore, nel 154 a.C., per la pace tra i regni di Bitinia e Pergamo.

Non si conoscono altri membri influenti della gens, se non per alcuni senatori e legati occasionalmente menzionati da Cicerone.[4]

Età imperiale

La gens Anicia raggiunse il suo picco di splendore durante il periodo tardo dell'Impero romano, grazie a una serie di unioni matrimoniali che la resero influente nello scenario politico romano. Alcuni studiosi sostengono che questa famiglia non sia correlata a quella di età repubblicana e si tratti di un caso di omonimia.

Il primo membro particolare fu Gaio Anicio Ceriale, console nel 65 d.C., che però cadde in disgrazia durante il regno di Nerone e commise il suicidio per evitare che venisse perseguito dalla legge (secondo il resoconto dubbio narrato da Cassio Dione).[5] Segue Quinto Anicio Fausto, console del 198 e molto attivo in Numidia; i cui discendenti furono politici rilevanti ricoprendo cariche come governatori della Mesia, edili, proconsoli, legati e alti onori nell'esercito romano, oltre che patroni della città di Uzappa in Africa, alcuni esempi notevoli sono: Anicio Fausto Paolino (figlio di Quinto e console del 230), Anicio Fausto (nipote del precedente, console del 298), Amnio Anicio Giuliano (console del 322), Anicio Auchenio Basso (proconsole della Campania nel 382) e Anicio Auchenio Basso III (Comes rerum privatarum del 425). L'albero geneologico è stato ricostruito per la prima volta dallo storico francese Christian Settipani, e sempre quest'ultimo afferma che tra il III e il V secolo d.C. la famiglia detenne la carica di console per ben 10 volte e quella di praefectus urbi svariate volte.[6] La gens si unì matrimonialmente alle gentes Annia, Petronia e Cocceia, e ad alcuni politici importanti come Lucio Cesonio Ovinio Manlio Rufiniano Basso o Gaio Avidio Cassio. Giocò un ruolo importante nella cristianizzazione dell'impero romano, risulta infatti che furono la prima famiglia del senato romano a convertirsi al cristianesimo e furono i principali sostenitori di Costantino I e questa cosa accrebbe il loro potere; generarono anche alcuni protomartiri e santi come Paolino di Nola.[1]

Alla famiglia appartenne attraverso matrimonio Quinto Clodio Ermogeniano Olibrio (fl. 361–384), un importante uomo politico, che occupò, in ordine, le cariche di vir clarissimus, consularis, proconsole, praefectus urbi, prefetto, console e giudice; la sua figlia sposò Sesto Claudio Petronio Probo (328–390) considerato l'uomo più influente nella Roma del IV secolo, data la sua carriera politica di successo e la sua ricchezza, ed era chiamato «aniciae domus culmen», cioè "vetta della casata degli Anicii".[7] Dai suoi due figli (rispettivamente Anicio Probino e Flavio Anicio Ermogeniano Olibrio) si originano gli imperatori d'occidente Petronio Massimo (455) e Anicio Olibrio (472), sua figlia Anicia Giuliana fu un'importantissima aristocratica, mecenate e religiosa nell'impero bizantino, ed era imparentata con gli imperatori Costanzo III (421), Valentiniano III (425–455), Teodosio II (402–450) e Anastasio I (491–518), suo marito il generale Areobindo Dagalaifo Areobindo e suo figlio il console Olibrio arrivarono anche loro vicini alla carica imperiale.[8] Secondo una possibile congettura, sua figlia si sarebbe imparentata con la famiglia di Giustiniano I (527–565).[9]

Il potere familiare si consolidò quando la gens si unì a ciò che restava della storica gens Iulia.

Discendenze post-classiche

Con il tramontare dell'impero romano la famiglia iniziò a perdere la propria importanza, ma non divenne irrilevante, difatti produsse ancora alcuni personaggi importanti; sfortunatamente risulta difficile ricostruire i collegamenti genealogici a causa della mancanza di fonti alto-medievali.

Un primo esempio è San Severino Boezio, filosofo, politico e martire cristiano durante il regno ostrogoto in Italia, che contribuì notevolmente alla nascita della Scolastica. Questo fa supporre che la famiglia si divise in due rami, uno italiano e uno bizantino.

Al ramo bizantino appartiene anche Anicio Fausto Albino Basilio, l'ultimo uomo a detenere il consolato nella storia romana; al ramo italiano vi appartennero anche Benedetto e Scolastica da Norcia, ma soprattutto i pontefici Felice III (483–492), Agapito I (535–536), Gregorio Magno (590–604) e Adriano I (772), che ne risulta essere l'ultimo membro noto con certezza.[10]

La gens Anicia, come la ora parente gens Iulia, divennero soggetto di ammirazione nel Medioevo, infatti moltissimi uomini e famiglie illustri principalmente europee sostenevano di discendere da una delle due gentes, questo per glorificare la loro dinastia o altri motivi di propaganda. Va comunque ricordato che non è possibile comprovare queste tesi per la mancanza di fonti certe, si tratta della teoria della "discendenza dall'antichità"[11].

L'esempio più celebre è quello di Carlo Magno: esistono più speculazioni sulla sua genealogia, una attraverso la gens Iulia e una attraverso la gens Anicia stessa, ovvero attraverso Ruricio di Limoges, che era un discendente di Quinto Clodio Ermogeniano Olibrio, questa ipotesi è supportata da Christian Settipani.[12][13]

Altri casi di presunta discendenza dalla gens Anicia sono i conti di Tuscolo, i Colonna, i Tolomei e altre famiglie nobili italiane, particolare poi è la dinastia dei Frangipane, un'importante famiglia romana che ebbe collegamenti con lo Stato Pontificio e che si attesta fino all'età moderna; secondo il Boccaccio inoltre Dante Alighieri e la sua famiglia di appartenenza discendono dai Frangipane e quindi la gens attraverso gli Elisei.[14][15]

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Membri illustri della gens

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Stemmata

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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