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Giardino Pacini
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Il giardino Pacini è uno dei due giardini più antichi della città e uno dei quattro parchi principali di Catania[1]. È dedicato al compositore operistico nato a Catania nel 1796 Giovanni Pacini. Sorge sotto gli archi della Marina (sul cui viadotto passa il binario della ferrovia), nei pressi del porto e dell'antica porta Uzeda.
È sempre accessibile durante il giorno e presenta un'area giochi per bambini.
Il giardino è soprannominato dai catanesi più anziani Villa 'ê varagghi ("Villa degli sbadigli") in quanto, un tempo, meta di persone avanti in età che vi si recavano per rilassarsi e "sbadigliare".[nb 1].
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Storia


La sua nascita risale ai primi tempi dell'Unità d'Italia quando venne riordinata l'area adiacente alle mura e la porta Uzeda nell'area interessata dalla foce del fiume Amenano ove le lavandaie catanesi lavavano i panni; venne realizzata una villetta con passeggiata a mare e riordinato il lavatoio, di cui oggi restano alcune tracce visibili di fronte alla pescheria.
Nel 1866 iniziarono i lavori di costruzione della ferrovia per Siracusa con la costruzione dei contestati Archi della Marina, il lungo viadotto che sottrasse parecchio spazio al giardino e cancellò la passeggiata a mare
.
Nel 1879 la villetta ebbe finalmente un nome: quello del musicista e compositore catanese Giovanni Pacini, scomparso poco più di un decennio prima, il cui busto in marmo bianco venne posto su di un piedistallo all'ingresso. L'opera era dello scultore Giovanni Duprè[2].
All'inizio degli anni trenta allo scopo di potenziare il Porto di Catania venne interrato il vecchio porto saraceno e canalizzata la foce del fiume Amenano realizzando il nuovo grande molo Crispi. Con tale operazione la villetta perse la sua "ariosità" trovandosi incassata tra il viadotto della ferrovia e le recinzioni del porto. Un'ulteriore mutilazione si ebbe nel dopoguerra quando venne realizzato il mercato ortofrutticolo tagliando un'ampia sezione di alberi e realizzandovi la cosiddetta Piazza Alcalà (più recentemente rinominata piazza Borsellino) e intorno agli anni sessanta quando venne raddoppiato il binario della ferrovia raddoppiando quindi l'area occupata dalle arcate del viadotto.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
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