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Prospettiva
Giglio Panza
giornalista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Giglio Panza (Casanova Elvo, 11 ottobre 1913 – Torino, 7 dicembre 1991) è stato un giornalista italiano.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Veniva considerato una penna particolarmente "tecnica"[1] forse anche in virtù dei suoi trascorsi giovanili come calciatore di buon talento, tanto da essere arrivato a militare nella formazione Primavera del Torino. Instaurò una forte amicizia con il grande bomber Guglielmo Gabetto, con il quale condivise l'esperienza del servizio militare durante la guerra[2]. Un legame strinse anche con Raf Vallone, che contribuì a far entrare nel Torino e con il quale fondò una società di calcio[3].
Lasciò lo sport praticato per dedicarsi a raccontarlo; iniziò presso Paese Sportivo, passò quindi alla Gazzetta del Popolo, poi ancora giovane fu richiamato a Paese Sportivo in veste di direttore[4] (dove ebbe la ventura di assumere il giovane aspirante giornalista Diego Novelli, in seguito Sindaco di Torino)[5].
Preferì in seguito passare alla redazione sportiva de l'Unità, e dopo svariate altre esperienze entrò in Tuttosport nel 1951, chiamato da "Carlin" Bergoglio. Nel 1952 prese il tesserino come giornalista professionista[6].
Nel 1961 divenne direttore, restandolo fino al 1974: ancora oggi la sua è la direzione più lunga della storia della testata.
Presso il quotidiano sportivo torinese affinò il proprio talento e vide crescere la propria fama; intraprese svariate iniziative personali e continuò a scrivere anche dopo il pensionamento[4].
Morì a Torino, sua città adottiva, nel 1991.
Esponente di quella stirpe di giornalisti sportivi italiani riconosciuta per il suo enorme e difficilmente ripetibile valore, comprendente i vari Brera, Dardanello, Caminiti, Ghirelli, Palumbo, Carlin, Carosio[7], fu amico degli altri colleghi più in vista dell'epoca, e in particolare dello stesso Gianni Brera, che lo soprannominava affettuosamente "Barba Gil"[8].
Riconosciuto come proprio "maestro" da molte celebri firme del panorama giornalistico italiano, come ad esempio Gian Paolo Ormezzano[9], Pier Cesare Baretti o Guido Quaranta[10], si fece unanimemente apprezzare per la sua competenza ma in gran parte pure per le sue misura e pacatezza, nonché per una grande carica umana[11]; il suo amore per il Toro non ne offuscò mai l'obiettività del giudizio.
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Riconoscimenti
Conferma della stima di cui godette fu la presidenza di giuria dello storico premio CONI-USSI che lo stesso Comitato Olimpico gli assegnò; il medesimo premio fu peraltro conferito allo stesso Panza, nel 1985[12]. Nel 1973, l'organizzazione del Torneo di Viareggio conferì a lui il premio "Bruno Roghi" al miglior giornalista sportivo italiano[13].
Nel calcio giovanile, esiste fin dall'anno seguente la sua scomparsa un torneo lui dedicato, per l'appunto il "Memorial Giglio Panza", indetto dalla società torinese Vanchiglia per la categoria Giovanissimi Nazionali[14], mentre il classico torneo Maggioni-Righi (categoria Allievi Nazionali) assegna ogni anno il premio fair-play "Giglio Panza" alla società che si distingue per la condotta più corretta e leale[15].
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Opere
- A. C. Torino - Il Torino e la sua leggenda, Firenze, Edi Grafica, 1977.
- La storia del Torino, con Bruno Perucca-Gianni Romeo-Bruno Colombero, Firenze, La casa dello Sport, 1985.
- Super Toro, con AA.VV., Torino, G.B.G., 1976
- Indimenticabile Grande Torino, con AA.VV., Torino, Torino Calcio, 1989.
- La leggenda non muore, con AA.VV., Torino, Tuttosport, 1989.
- Prefazione a Carlo Filogamo (a cura di), Spada, sciabola, fioretto, Milano, Sperling & Kupfer, 1970.
- Prefazione a Nereo Ferlat, L'ultima curva: la tragedia dello stadio Heysel, Torino, Corsi, 1985.
- Prefazione a Comitato Permanente Lorentini-Conti, Lo sport: un impegno contro la droga, Cambiano, Corsi, 1988.
Note
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