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Guido Rossi

giurista, avvocato e politico italiano (1931-2017) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Guido Rossi
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Guido Rossi (Milano, 16 marzo 1931Milano, 21 agosto 2017[1]) è stato un giurista, avvocato e politico italiano.

Disambiguazione – Se stai cercando l'ex rugbista a 15, vedi Guido Rossi (rugbista).
Fatti in breve Senatore della Repubblica Italiana, Durata mandato ...
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Biografia

Riepilogo
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Quale alunno del Collegio Ghislieri (1948-1953), si è laureato in giurisprudenza all'Università degli Studi di Pavia nel 1953, conseguendo nel giugno 1954 il Master of Laws all'Università di Harvard[2]. Già docente universitario di diritto commerciale, di diritto privato comparato e filosofia del diritto a Trieste, Venezia, Pavia e Milano (Statale, Bocconi e Vita-Salute San Raffaele), nel 1981 viene nominato presidente della Consob[2]. Eletto senatore per la sinistra indipendente nella X Legislatura (dal 1987 al 1992), è stato promotore della legislazione antitrust in Italia[3]. In seguito ha guidato la Ferfin-Montedison e la Telecom Italia[2]. È stato anche direttore responsabile della Rivista delle Società e direttore della rivista Banca, Borsa e Titoli di Credito, nonché editorialista del Sole 24 Ore.

Per un anno ha tutelato gli interessi della banca olandese Abn Amro[2]. Nel 2003 ha difeso il presidente di Capitalia Cesare Geronzi, coinvolto negli scandali Cirio e Parmalat[2]. Nel 2006 viene nominato commissario straordinario della FIGC per gestire la situazione di emergenza creatasi dopo lo scandalo di Calciopoli. Il 15 settembre 2006, dopo le dimissioni di Marco Tronchetti Provera, viene nominato nuovamente presidente di Telecom Italia[2], incarico che lascerà il 6 aprile 2007. L'anno successivo è diventato consulente della FIAT, nel tentativo di rilanciare la società in crisi di vendite.[2] Il 4 maggio 2011 è stato nominato garante etico della Consob, carica dalla quale si è dimesso il 26 ottobre 2012.[4]

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Controversie

Riepilogo
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Rossi ricevette accuse, in merito alla sua attività di commissario FIGC durante Calciopoli, di non essere una personalità super partes. A generare controversie fu la decisione di Rossi, il quale era stato membro del CdA dell'Inter dal 1995 al 1999,[2] di conferire il 26 luglio 2006 il titolo di campione d'Italia per la stagione 2005-2006 (inizialmente non assegnato in seguito al verdetto della giustizia sportiva a causa delle penalizzazioni della Juventus e del Milan) proprio all'Inter, dopo che lo studio del caso era stato delegato a un comitato di tre saggi (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesi).[5]

La polemica sulla presunta parzialità di Rossi è nata quando, in un'intervista al Corriere della Sera, l'ex presidente della FIGC, Franco Carraro, ha detto che il commissario, in merito all'assegnazione del titolo, era stato forse mal consigliato dai suoi esperti.[5] A queste parole Aigner ha risposto con una smentita categorica, specificando che il suo compito e quello degli altri "saggi" era quello di verificare se gli statuti e i regolamenti di UEFA, FIGC e Lega davano la possibilità di creare una classifica diversa dopo la penalizzazione di alcune società.[5][6] Secondo Aigner, le norme concedevano questa possibilità e il compito degli esperti si era limitato a confermarlo al commissario, il quale, una volta acquisito il parere giuridico, decretò autonomamente l'assegnazione dello scudetto.[5][6] Rossi, dal canto suo, ha sempre negato di essere stato condizionato nelle sue scelte, sottolineando, a tale proposito, come l'esito del campionato 2006 non fosse stato determinato da lui ma dai comportamenti di Luciano Moggi.[6][7]

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Pubblicazioni

Riconoscimenti

Note

Altri progetti

Collegamenti esterni

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