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Il mondo della Luna (poema)

breve "poema eroico-comico" a carattere satirico-utopico composto dal gesuita mantovano Saverio Bettinelli e pubblicato anonimo nel 1754 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Il mondo della Luna è un breve "poema eroico-comico" a carattere satirico-utopico composto dal gesuita mantovano Saverio Bettinelli e pubblicato anonimo nel 1754.[1]

Fatti in breve Titolo originale, Autore ...

Attraverso l'allegoria del viaggio, l'autore critica i privilegi dell'Antico Regime terrestre, contrapponendo all'Europa dei sovrani assoluti un modello di «repubblica virtuosa».[2]

L'opera è citata dagli studi sulla proto-fantascienza italiana come esempio di viaggio immaginario lunare in versi, collocabile fra le satire scientifiche del Settecento.[3]

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Storia editoriale

Il poema apparve anonimo a Venezia presso la Stamperia Remondini nel 1754, con xilografie di testata e una dedica «ai cultori della ragione».[4] Fu ristampato nel 1781 all'interno delle opere di Bettinelli, quando l'autore era ancora vivente.

Trama

Il narratore, spinto dalla curiosità di conoscere nuovi sistemi politici, descrive il proprio immaginario viaggio sulla Luna, dove incontra una civiltà di «lunatici» razionali e laboriosi.[5] L'assetto sociale lunare è fondato sull'eguaglianza: le cariche pubbliche sono temporanee, la ricchezza è distribuita secondo il merito e l'ozio è bandito[6] e vige il lavoro obbligatorio dai 15 ai 60 anni. Il campi sono di proprietà collettiva, i metalli preziosi sono considerati privi di valore. Le arti e le scienze sono coltivate collettivamente; le controversie si risolvono in un'assemblea, detta "Consiglio degli Astrici", dove prevale la "voce della ragione".[7]

Il poema si conclude con il ritorno sulla Terra: l'io narrante invita il lettore a riformare i costumi umani sull'esempio lunare.[8]

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Critica

Salvarani interpreta la Luna di Bettinelli come «laboratorio pedagogico» che traduce in forma popolare le speculazioni illuministe su educazione e civiltà.[9] Ojeda Calvo colloca il poemetto fra le utopie repubblicane barocche, evidenziandone l'uso della fantascienza poetica per veicolare istanze riformatrici.[10]

Nel panorama letterario, il testo è ritenuto un precursore dei successivi viaggi lunari di Verne e altri per l'intreccio di scienza e satira, pur restando ancorato alla tradizione retorica dell'ottava rima.[11]

Edizioni

Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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