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Kingu
dio babilonese primogenito di Tiamat. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Nella mitologia babilonese Kingu scritto anche Qingu ( 𒀭 𒆥𒄖 , kin-gu) è il primogenito di Tiāmat, della quale diventa consorte, dopo la morte del padre Apsû.[1]
Mitologia
Secondo il mito cosmogonico narrato nell'Enūma eliš, Tiamat, spinta da altre divinità, vuole combattere contro Ea e, perciò, chiama a sé una schiera di mostri e serpenti al cui comando pone il figlio Kingu. Quando i poteri magici di Ea non riescono a prevalere, questi chiede l'aiuto di Marduk che accetta in cambio del comando supremo sugli dei. La richiesta viene accettata e Marduk ottiene armi potentissime, tra cui i sette venti. Scatena una tempesta nella quale imprigiona Tiamat nella sua rete immobilizzandola con i venti. Infine, circonda l'esercito nemico e cattura Kingu a cui ruba la Tavola dei Destini.[2]
Kingu viene accusato della rivolta e per questo viene giustiziato. Ea mischia il sangue di Kingu all'argilla, creando così l'uomo, il quale dovrà lavorare per gli dei sostituendo il compito precedentemente posto sulle spalle degli dei minori. L'archeologo Benno Landsberger[3] e lo scrittore Zecharia Sitchin associano Kingu alla Luna.[4][5]
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Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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