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Lagozza di Besnate
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La Lagozza di Besnate è un sito archeologico situato nel territorio del comune di Besnate, in provincia di Varese.
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Origine del nome
L'idronimo lagozza è una denominazione poco comune e sembra sia stata unicamente riservata a designare bacini palustri non molto estesi, cioè stagni e torbiere. È molto probabile che tale denominazione derivi dal termine dialettale lombardo lagass, cioè lagazzo[1].
Il sito archeologico
Riepilogo
Prospettiva
La torbiera della Lagozza è una caratteristica area di 40.000 m2 situata a circa 1 km a nord-ovest di Besnate. Con l'allora frazione di Besnate faceva parte del comune di Arsago ed insieme venivano aggregati al Comune di Jerago nel 1872 fino al 1907.
La Lagozza era un luogo considerato malsano e inadatto a una qualsiasi utilità a causa dell'acqua stagnante che formava una vasta palude e acquitrini.[2]
Un primo tentativo di bonifica della Lagozza risale al 1817 quando sì tentò di piantare alberi di ontani per creare un bosco, ritenendo che con lo scavo di un canale, si potesse elevare il fondo adoperando il materiale scavato. Purtroppo lo strato torboso del sottosuolo rese vano quel primo tentativo. La proprietà della Lagozza era della nobile famiglia lombarda degli Arrigoni[3] e nel 1875 passò al conteCarlo Ottavio Cornaggia Castiglioni, persona intelligente e propensa ai miglioramenti agricoli. In questo stesso anno il conte fece riprendere i lavori di bonifica iniziati più di cinquant'anni prima. L'idea era di asportare lo strato torboso del terreno per renderlo coltivabile, in tal modo, avrebbero potuto utilizzare la torba estratta come materiale combustibile ed il bacino prosciugato sarebbe stato un fertile terreno.
Questo era un procedimento già collaudato ne ltempo. Infatti la vicina Lagozzetta, che copriva un'area di 10.000 m2, era stata prosciugata tra il 1872 e il 1875, con l'estrazione di uno strato torboso di circa due metri di spessore sotto il quale furono trovati molti tronchi e rami di grossi alberi caduti per cedimenti delle colline circostanti con le chiome disposte verso il centro e le radici verso i bordi esterni del bacino[4]. Ma la loro disposizione potrebbe essere stata anche causata, secondo un'altra ipotesi, dai primitivi abitatori del luogo per elevare il fondo del bacino e ottenere una base per le loro capanne. Se venisse suffragata l'ipotesi, l'abitato sarebbe di tipo lacustre, e non palafitticolo [senza fonte], come per l'attigua Lagozza.
Nel 1875 il conte Cornaggia-Castiglioni nel corso dei lavori si bopnifica, scoprì casualmente l'esistenza di un'antica stazione palafitticola, la cui civiltà venne poi detta appunto Civiltà della Lagozza.
Le successive ricerche archeologiche permisero di individuare le strutture di una palafitta e di raccogliere numerosi reperti.
Il villaggio fu abitato all'inizio del III millennio a.C. e fu forse abbandonato poco dopo a seguito di un incendio
Di particolare interesse sono gli strumenti per la tessitura e i resti paleobotanici che testimoniano non solo lo sfruttamento delle risorse del bosco ma anche la coltivazione dei cereali sui declivi delle colline.
Nell'area detta Lagozzetta furono ritrovati diversi reperti tra i quali un grosso recipiente e un lungo bastone con manico curvo in legno, i quali datano l'insediamento adun periodo di poco successivo a quello della Lagozza.
Negli anni successivi si svolserso numerosi studi del sito dal quale fu recuperato un numero notevole di reperti di questi una cospicua parte fu donata dal conte Cornaggia Castiglioni al Civico Museo Archeologico di Como, dove sono esposti ancora oggi. Le ricerche proseguirono intense per una ventina d’anni in concomitanza dell’estrazione della torba per posi cessare ed essere riprese quasi cent'anni dopo, nel 1953, da Ottavio Cornaggia Castiglioni (1907-1979), archeologo e nipote di Carlo, il quale intraprese nuovi scavi archeologici.
Nel 2025 si è svolta una nuova campagna di scavi promossa dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese al fine di promuovere la conoscenza e la valorizzazione del sito della Lagozza e che si svilupperà nei successivi anni
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Bibliografia
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Pompeo Castelfranco, Notizie intorno alla stazione lacustre della Lagozza nel Comune di Besnate, estratto da: Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, vol. n. 23, Milano, 1880
Innocenzo Regazzoni, La stazione preistorica della Lagozza, estratto da: Bullettino di paletnologia italiana, anno XIII, n. 1 e 2 (gennaio – febbraio 1887)
Ottavio Cornaggia Castiglioni, Nuove ricerche nella stazione palafitticola della Lagozza di Besnate, estratto da: Sibrium, vol. 2 (1955)
Ottavio Cornaggia Castiglioni, I ciottoli incisi della stazione palafitticola della Lagozza di Besnate, estratto da: Bullettino di paletnologia italiana, N.S. 10, vol. 65 (1956), Contributi alla conoscenza delle culture preistoriche della valle del Po, 4
Silvia Odone, L'abitato palafitticolo tardo neolitico della Lagozza di Besnate (VA): nuovi dati alla luce degli scavi Cornaggia-Castiglioni, relatore R.C. De Marinis, Tesi di laurea, Università degli Studi di Milano, A.A. 1991-1992
Angelo Puricelli, L'insediamento preistorico della Lagozza di Besnate, con la collaborazione di Alberto P. Guenzani, Gallarate, Nuovi studi storici, 1996
Ministero per i beni e le attività culturali Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, Cinquemila anni fa a Besnate: l'insediamento preistorico della Lagozza. Catalogo della mostra, a cura di Angelo Puricelli, Alberto P. Guenzani, Besnate, Comune di Besnate, Pro Loco di Besnate, 2001
Massimo Palazzi, L'insediamento preistorico della Lagozza di Besnate alla luce di un inedito manoscritto del Cav. Ercole Ferrario, Como, Società archeologica comense, 2002
Massimo Palazzi, L'insediamento preistorico della Lagozza di Besnate alla luce di un inedito manoscritto di Ercole Ferrario (Samarate, 1816-1897), Comune di Samarate, Biblioteca comunale di Samarate, collana I libri di Samarate, n. 39, Samarate, 2004
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