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Leonzia (filosofa)

filosofa greca antica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Leonzia (filosofa)
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Leonzia (in greco antico: Λεόντιον?, Leóntion, in latino Leontium; fl. 300 a.C.) è stata una filosofa greca antica esponente dell'epicureismo.

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Leonzia in un codice miniato francese (XV secolo) del De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio

Biografia

Allieva di Epicuro, fu la compagna di Metrodoro di Lampsaco,[1] brillante esponente epicureo.[2]

Su di lei abbiamo poche informazioni; potrebbe essere stata un'etera,[3] anche se non si può escludere che si tratti di calunnia, dovuta a propaganda anti-epicurea o semplicemente misogina. D'altra parte, è anche vero che nella Grecia del tempo erano le etere a godere di un'indipendenza solitamente negata alle donne "comuni". Questa indipendenza avrebbe permesso a Leonzia di frequentare il Giardino, la scuola filosofica di Epicuro, che, diversamente dalle altre, permetteva la partecipazione di donne e schiavi.

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Nella cultura successiva

Riepilogo
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Secondo Cicerone, Leonzia avrebbe polemizzato contro Teofrasto, il secondo scolarca della Scuola peripatetica.[4]

(latino)
«sed meretricula etiam Leontium contra Theophrastum scribere ausast — scito illa quidem sermone et Attico, sed tamen: tantum Epicuri hortus habuit licentiae.»
(italiano)
«Ma persino una cortigianella come Leonzia non si è peritata di attaccare per iscritto Teofrasto? È vero che sapeva parlare con cognizione di causa ed in perfetto stile classico, ma era sempre una cortigiana! Ecco a che punto di spudoratezza è giunto il giardino di Epicuro!»

Il tono aspro di Cicerone è probabilmente dovuto alla sua costante avversione per l'epicureismo.

Anche Plinio il Vecchio riprese la polemica di Leonzio contro Teofrasto.[5] Sempre secondo Plinio, fu ritratta dal pittore Aristide di Tebe in un'opera intitolata Leonzia pensa a Epicuro.[6]

Diogene Laerzio ci ha tramandato una parte di una lettera che Epicuro scrisse a Leonzia, che viene lodata dal maestro per le sue valide argomentazioni contro alcune dottrine filosofiche, non specificate da Diogene.[7]

Alcifrone, autore di epistole fittizie, ne compose anche una di Leonzia a Lamia, in cui la prima si lamenta delle attenzioni nei suoi confronti da parte di Epicuro, incongrue in quanto ormai ultra-ottantenne.

Leonzia fu ricordata anche da Giovanni Boccaccio nel suo De mulieribus claris.

Christine de Pizan, nel suo libro La città delle Dame scritto nell'inverno tra il 1404 e il 1405, con riferimento a donne di grande erudizione, descrive la filosofa greca Leonzio "così abile, che osò riprendere e confutare con argomentazioni chiare e giuste il filosofo Teofrasto, molto celebre ai suoi tempi."[8]

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Note

Voci correlate

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