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Leopoldo Eleuteri
aviatore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Leopoldo Eleuteri (Castel Ritaldi, 27 dicembre 1894 – Furbara, 19 gennaio 1926) è stato un militare e aviatore italiano, pluridecorato Asso dell'aviazione da caccia italiana, è accreditato di 7[2] abbattimenti durante la prima guerra mondiale[3].
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nacque a Castel Ritaldi (Perugia) il 27 dicembre 1894,[1] dove frequentò la Scuola tecnica fino al 1915, quando venne arruolato nel Regio Esercito.[1] Assegnato inizialmente a una fabbrica di munizioni, fu successivamente trasferito presso il 3º Reggimento di fanteria. Appassionato di meccanica presentò domanda di entrare nel Servizio Aeronautico. Il 18 ottobre 1916 ottenne il brevetto di pilota presso la scuola di volo Gabardini di Cameri. Il 4 dicembre conseguì l'abilitazione al pilotaggio di velivoli Caudron G.3.[3]
La prima assegnazione[N 1] fu presso la 73ª Squadriglia di stanza a Verona, equipaggiata con i biposto SAML S.1,[4] che doveva difendere la città da possibili attacchi aerei austriaci. Il 26 marzo 1917 conseguì il brevetto di pilota militare,[1] ed effettuò il suo primo volo operativo il 1 aprile, sostenendo il suo primo combattimento il giorno 24 con il mitragliere soldato Michele Gresino con un aereo sul Pasubio e dopo averlo colpito lo vede picchiare.[5] Il 20 settembre l’unità, sempre dotata di velivoli SAML, venne ridesignata 121ª Squadriglia. Dopo la disfatta di Caporetto, il 18 settembre[1] sostenne un duro combattimento nel cielo di Asiago contro tre caccia nemici[N 2] della Flik 55J Kaiserstaffel che colpirono ripetutamente[N 3] il suo aereo. Comandò successivamente una Sezione SAML, trasferita a novembre alla 71ª Squadriglia caccia.
Alla fine dell'anno venne allontanato dal fronte ed inviato presso il campo d'aviazione della Malpensa per l'addestramento al pilotaggio dei velivoli da caccia, ritornando in linea il 22 febbraio 1918, assegnato alla 70ª Squadriglia Caccia[1] dislocata sul Campo di aviazione di San Pietro in Gu. Il 17 aprile[4] ottenne le sue prime due vittorie aeree[N 4] in collaborazione con i piloti Bocchese,[4] Resch,[4] e Avet.[3] nonostante il grande impegno profuso durante le missioni per il contrasto all'offensiva austro-ungarica del mese di giugno, ritornò alla vittoria solo il 15 luglio conseguendo una doppietta[N 5] in collaborazione con Avet ed il sergente Bocchese. Abbattuto un altro biposto il giorno 19, effettuò la transizione sul nuovo caccia Ansaldo A.1 Balilla,[1] che in quel periodo incominciava ad essere distribuito in pochi esemplari ai reparti operativi. Volando a bordo del nuovo aereo conseguì una nuova vittoria l'8 ottobre nei pressi di Oderzo, ottenendo l'ultima il giorno 28[1] quando costrinse un caccia nemico Aviatik D.I[N 6] ad atterrare sul campo d'aviazione di Arcade.
Al termine della guerra aveva compiuto 151 missioni, di cui 26 di combattimento, conseguendo 8 vittorie[N 7] aeree. Risultava insignito di due Medaglie d'argento,[6] una di Medaglie di bronzo al valor militare e della Croce al merito di guerra. Nel dicembre 1918 fu trasferito alla 90ª Squadriglia Ansaldo S.V.A. a Busiago di Campo San Martino.
Nel primo dopoguerra si laureò in ingegneria presso il Politecnico di Milano, laureandosi nel 1922.[6] L'anno successivo entrò nella neocostituita Regia Aeronautica come ufficiale del reparto ingegneristico, facendosi subito apprezzare per le non comuni qualità professionali e tecniche.[6] Il 31 ottobre fu promosso al grado di capitano del Genio Aeronautico. Divenuto Comandante della Squadriglia Sperimentale Armamento di Furbara (Roma), compì proprio su quell'aeroporto il suo ultimo volo in data 19 gennaio 1926.[6] Decollato a bordo di un caccia Ansaldo AC.2[6] per una missione di combattimento simulato contro un caccia Hanriot HD.1[6] pilotato del sergente Corrado Augias, alla terza simulazione i due velivoli entrarono improvvisamente in collisione.[6] Entrambi gli aerei persero un'ala e precipitarono a terra da circa mille metri di altezza, causando la morte di entrambi i piloti. In sua memoria gli venne intitolata la Scuola caccia di Castiglione del Lago.[3]
Oggi portano il suo nome l'aeroporto di Castiglione del Lago e l'aeroclub dell'aeroporto Sant' Egidio di Perugia. In sua memoria sono stati eretti tre monumenti, una a Castel Ritaldi, che gli ha intitolato anche una via, uno sull'aeroporto civile di via Salaria a Roma ed uno su quello di Furbara.
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Onorificenze
«Pilota da caccia di valore e perizia singolari, compiva numerose azioni in condizioni avverse, superando ogni difficoltà, spinto dalla sua grande audacia e dal suo alto senso del dovere. La mattina del 17 aprile 1918, in uno scontro con una forte e numerosa pattuglia nemica, attaccava risolutamente un caccia e lo abbatteva, e poscia concorreva a far atterrare altri due velivoli nemici. Nel corso dell'offensiva avversaria dal giugno 1918, si portava più volte, anche spontaneamente, a bassissima quota a mitragliare le fanterie avversarie, dando prova di sprezzo del pericolo. Nelle azioni successive, si comportò sempre da intrepido e coraggioso. Cielo del Piave e degli Altipiani, aprile 1917-ottobre 1918.»
«Pilota da caccia di eccezionale abilità e perizia, fu sempre nelle sue azioni di guerra nobile esempio di fermezza e sprezzo del pericolo.dal 15 luglio al 28 ottobre 1918 abbatté, sia da solo, che in concorso con altri, ben cinque apparecchi nemici. In una delle sue numerose scorte ad apparecchi da bombardamento, si scagliò risolutamente contro una forte pattuglia avversaria. Avuto l'apparecchio ripetutamente colpito e danneggiato ad un'ala, che cominciava a bruciare, non desisteva dal proprio compito, riportando il velivolo nelle nostre linee. Dotato di mirabile ardimento, in ogni circostanza, anche la più difficile, dimostrò sempre entusiasmo e impareggiabili doti di pilota e di soldato. Cielo del Piave e degli Altipiani, luglio-novembre 1918.»
— 2 giugno 1921
— 2 giugno 1921
«Pilota da caccia di valore e perizia singolari, compiva numerose azioni sul nemico in circostanze avverse, superando ogni difficoltà, spinto dalla sua grande audacia e dal suo alto sentimento del dovere. La mattina del 17 aprile 1918 in uno scontro con una forte e numerosa patgtuglia nemica, attaccava risolutamente un caccia e lo abbatteva. Nel corso dell'offensiva del giugno 1918 si portava più volte, anche spontaneamente, a bassissima quota a mitragliare le fanterie avversarie, dando prova di sprezzo del pericolo. Cielo del Piave e degli Altipiani, aprile 1917-giugno 1918.»
— Regio Decreto 4 luglio 1920
— Regio Decreto 4 luglio 1920
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Note
Bibliografia
Voci correlate
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