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Lettere di condannati a morte della Resistenza europea
raccolta epistolare Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Lettere di condannati a morte della Resistenza europea è un'antologia di messaggi e lettere di addio scritte da giovani donne e uomini che furono perseguitati, torturati e giustiziati da fascisti, nazionalsocialisti e collaborazionisti durante la Seconda guerra mondiale. La prima edizione del libro, curata da Pietro Malvezzi e Giovanni Pirelli, con prefazione di Thomas Mann, venne pubblicata nel 1954 dall'editore Einaudi.
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Contenuto
Il libro raccoglie le lettere di 301 caduti, di cui 24 ignoti, selezionate dai curatori con il supporto di associazioni di ex-partigiani, organizzazioni politiche ed assistenziali, direttori di archivi e di biblioteche, esponenti della resistenza e cappellani di carcere. Per ogni condannato sono indicate le notizie principali della sua vita e le circostanze della sua morte. Le vittime, in genere, sono consapevoli che verranno uccise o ne hanno il presentimento, e lo esprimono manifestamente.
Ogni gruppo di lettere, suddiviso per paese in cui i resistenti svolsero la loro attività, è preceduto da una cronologia dei fatti generali, politici e militari, da una nota che riferisce delle perdite umane per ciascun popolo e, infine, da una sintetica nota biografica per ogni condannato.
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Edizioni
Nel 1964 è stata pubblicata, sempre da Einaudi, una seconda edizione a cura di Pietro Malvezzi e Giovanni Pirelli, accresciuta di ulteriori lettere e documenti. A seguire, sono state pubblicate nuove edizioni nel 1967, 1995 e 2017. Inoltre, nel 1955 e poi nel 1962, è stata pubblicata un’edizione in tedesco, intitolata Letze Briefe Zum Tode Verurteilter aus dem europäischen widerstand[1].
Prefazione alla prima edizione
Riepilogo
Prospettiva
Nella prefazione alla prima edizione, Thomas Mann, Premio Nobel per la letteratura nel 1929, nel ricordare la lotta a livello europeo contro il fascismo e contro ogni forma di distruzione, oppressione e dittatura, osserva che :
«questo motivo ritorna continuamente, e il cuore si stringe al pensiero di ciò che è uscito dalla "vittoria nel futuro", dalla fede, dalla speranza di questa gioventù, e del mondo in cui viviamo.
Viviamo in un mondo di perfida regressione, in cui un odio supertistizioso e avido di persecuzione si accoppia al terror panico; in un mondo alla cui insufficienza intellettuale e morale il destino ha affidato armi distruttive di raccapricciante violenza, accumulate con la folle minaccia - "se così dev'essere" - di trasformare la terra in un deserto avvolto da nebbie venefiche. L'abbassamento del livello intellettuale, la paralisi della cultura, la supina accettazione dei misfatti di una giustizia politicizzata, il gerarchismo, la cieca avidità di guadagno, la decadenza della lealtà e della fede, prodotti, o in ogni caso promossi da due guerre mondiali, sono una cattiva garanzia contro lo scoppio della terza, che significherebbe la fine della civiltà.»

Accoglienza
L'opera Il canto sospeso (1955) del compositore italiano Luigi Nono, basata su frammenti di lettere di condannati a morte della Resistenza europea ripresi dal libro, è ampiamente riconosciuta come uno dei più importanti capolavori musicali degli anni '50 del XX secolo[2].
Inoltre, cento frasi sono graffite sulle pareti delle Sale del Museo e Monumento al deportato a Carpi, mentre a Como compaiono brevi passaggi sui pannelli del Monumento alla resistenza europea.
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Le lettere
Riepilogo
Prospettiva
Le lettere sono le ultime testimonianze, riportate integralmente nella pubblicazione, scritte da uomini e donne appartenenti alla resistenza in Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Jugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Ungheria e Unione Sovietica (sono stati esclusi dalle ricerche i Paesi non direttamente coinvolti nel conflitti, come la Spagna).
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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