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Liber quadratorum

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Il Liber quadratorum di Leonardo Fibonacci è un importante trattato di argomento algebrico in lingua latina.

Fatti in breve Autore, 1ª ed. originale ...

L'opera, che fu pubblicata intorno al 1225, si apre con un'epistola di dedica a Federico II di Hohenstaufen[1], in cui si afferma che fu il maestro Domenico, già destinatario della Practica geometriae, a presentare il matematico all'imperatore:

(latino)
«Cum magister Dominicus pedibus celsitudinis vestre, princeps gloriosissime domine Frederice, me Pisis duceret presentandum»
(italiano)
«Poiché il maestro Domenico a Pisa ritenne che dovessi presentarmi ai piedi di vostra altezza, principe gloriosissimo e signore Federico»

Nel Liber quadratorum Fibonacci discute la risoluzione di due quesiti[2]: il primo, che gli fu posto dal maestro Giovanni da Palermo, consiste nel calcolare un numero quadrato tale che, aumentato o diminuito di cinque, dia come risultato un numero quadrato; il secondo, che invece gli fu posto dal maestro Teodoro di Antiochia, consiste nel rinvenire tre numeri «tali che la loro somma, aggiunta al quadrato del primo, sia un numero quadrato; che questo numero quadrato, aumentato del quadrato del secondo, sia un numero quadrato e che anche quest’ultimo, sommato al quadrato del terzo, dia un quadrato (equazioni pitagoriche)» [3]

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Storia editoriale

La prima edizione a stampa del Liber quadratorum è stata curata da Baldassarre Boncompagni Ludovisi, che ne pubblicò il testo prima nel 1856 e poi nel 1862 secondo la lezione del manoscritto E 75 Sup. della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano[4]. Si tratta di un codice pergamenaceo di 217 x 140 mm, databile alla prima metà del XV secolo. Il manoscritto, scritto in caratteri goticheggianti con le iniziali miniate, tramanda il testo del Liber quadratorum alle cc. 19r-39v. Esso è appartenuto a Vincenzo Pinelli e ai suoi eredi, fino a che il Cardinale Federico Borromeo lo acquistò nel 1609[5].

Del Liber quadratorum ci sono pervenuti due importanti rifacimenti in lingua volgare. Il primo è tramandato all'interno del ms. L.IV.21 della Biblioteca degli Intronati di Siena, che probabilmente fu allestito dal maestro Benedetto da Firenze nel 1463; il secondo rifacimento è tramandato all'interno del ms. Pal. Lat. 577 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, compilato da un autore anonimo nel XV secolo[6].

Dell'opera è stata realizzata una traduzione in lingua francese a cura di Paul Ver Eecke [7], nonché una traduzione in lingua inglese a cura di Laurence Sigler[8].

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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