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Lista reale babilonese

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Lista reale babilonese
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Esistono diversi testi cuneiformi (soprattutto di epoca neobabilonese) che riportano, in tutto o in parte, la Lista reale babilonese, cioè l'elenco dei sovrani di Babilonia, dal primo re della prima dinastia (inizi del XIX secolo a.C.) fino agli ultimi re del VII secolo a.C.

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La Storia sincronica, frammento K.4401 dalla Biblioteca di Assurbanipal a Ninive

Le varie liste reali babilonesi, ma anche altri testi simili, come la Lista reale sumerica e la Lista reale assira, sono giunti frammentari e incompleti. Vi sono poi anche errori materiali, rinvenibili quando è possibile confrontare diverse riproduzioni della stessa lista. Più decisive ancora risultano le manomissioni, intenzionali in maggiore o minor misura, spesso di sapore politico-ideologico: alcuni re o intere dinastie vengono espunte, alcune dinastie che esercitarono il loro potere nello stesso periodo vengono messe acriticamente in sequenza. Più facilmente controllabile risulta l'inserimento di elementi mitico-leggendari, in particolare agli inizi di queste liste.[1]

Dove non diversamente specificato, le date menzionate in questa voce seguono la cronologia media.
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Fonti

  • Lista reale A: questo testo ci è noto da un unico manoscritto di età caldea, conservato al British Museum (BM 33332). Si tratta di una tavoletta di argilla, con inciso il testo in caratteri cuneiformi, recuperata da Hormuzd Rassam[2]. Il testo presenta la lista reale babilonese dall'inizio della prima dinastia (XIX secolo a.C.) fino agli ultimi re babilonesi del VII secolo a.C. L'inizio e la fine del testo sono perduti. La lista divide i vari re in "dinastie" (palû), indicando il numero di anni per ciascun regno e disponendo in sequenza dinastie che nella realtà hanno regnato negli stessi anni.[3] Da un punto di vista formale, la lista organizza ciascun re in una riga separata, indicando innanzitutto la durata del regno in anni con un semplice numero (e la parola "anni" sottintesa); nel caso un regno sia durato meno di due anni, viene indicato anche il numero di mesi e giorni; in qualche caso, è illustrata la relazione con il re precedente (ad esempio, "suo figlio" o "fratello").[4] Nella gran parte dei casi, alla fine di ciascuna dinastia, separato da una linea orizzontale, viene posta una riga con il numero totale degli anni di regno della dinastia, il numero dei re e il nome della dinastia. Questa riga riassuntiva manca nella sezione riguardante la dinastia elamica, che ha un solo re.[4] La Lista reale A rappresenta una delle più importanti fonti per la cronologia di Babilonia.[5] La sua importanza è fondamentale anche per la cronologia della Bassa Mesopotamia e di tutto il Vicino Oriente antico del II e del I millennio a.C., in quanto la Prima dinastia di Babilonia, in particolare, forma un blocco di circa 500 anni dotato di grande coerenza interna (pur se non databile in assoluto) e include eventi e figure (il re Hammurabi soprattutto) che sono in relazione con contesti anche più ampi della sola Mesopotamia.[6]
  • Lista reale B: anche questo testo è di epoca neobabilonese; si tratta di una lista più breve, anche questa conservata al British Museum (BM 38122). Elenca i re delle prime due dinastie babilonesi (dal 1894 al 1475 a.C.) e indica il numero di anni dei regni della sola prima dinastia.[5]
  • Lista reale C: questa lista elenca i primi sette re della Seconda dinastia di Isin (1153-1065) e ci informa della durata dei singoli regni. Anche se il manoscritto è di epoca neobabilonese, si tratta probabilmente di copia di un testo risalente agli anni subito successivi all'ultimo re della lista.[5] C è un testo più antico di A, ma è meglio conservato.[7]
  • Lista sincronica tra Assiria e Babilonia (A.117 = Assur 14616c[8]): questo testo è così chiamato perché mette in parallelo due liste di sovrani di Assiria e Babilonia, proponendo dei sincronismi (spesso errati, soprattutto per le dinastie più antiche). La lista è una creazione assira[3], proviene da Assur ed è databile alla prima metà del I millennio a.C., forse al VII secolo a.C. Si conclude con Assurbanipal e Kandalanu. Le due liste, prese separatamente, corroborano le altre liste.[9] La Lista sincronica è probabilmente copia di un più antico documento babilonese, simile ma non identico alla Lista reale A. Differenze tra la Lista reale A e la Lista sincronica relativamente ai primi re della dinastia cassita fanno pensare che in ambiente scribale esistessero più tradizioni su questa materia.[3]
  • Lista reale 14: si tratta di un frammento di lista sincronica, con un formato comunque diverso dalla Lista sincronica A.117; il documento è importante perché conserva i nomi di alcuni re babilonesi del I millennio a.C. per il resto scarsamente attestati.[10]
  • Lista reale di Uruk: questa lista proviene da scavi effettuati ad Uruk ed è ora conservata all'Iraq Museum (IM 65066). La parte iniziale e quella finale della tavoletta è perduta. La lista include re da Kandalanu (647-627) a Dario I di Persia (522-486); segue poi uno iato e la lista prosegue con Dario III (335-331), giù fino a Seleuco II Callinico (246-226). La lista non presenta divisioni in dinastie.[10]
  • Lista reale del periodo ellenistico: questa lista, conservata al British Museum (BM 35603), proviene molto probabilmente da Babilonia. Indica le durate dei diversi regni e comincia con Alessandro il Grande e giunge almeno fino ad Antioco IV Epifane (175-164). La lista non organizza i re in dinastie, ma fornisce schematiche informazioni sulla loro morte.[10]
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Il concetto di palû

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Kudurru dei tempi Nabû-mukin-apli (X secolo a.C.), re della dinastia di E, ottava dinastia di Babilonia

Un concetto fondamentale della storiografia babilonese è quello di palû, normalmente tradotto come 'dinastia'. Il termine è un prestito adattato dal sumero bala, che significa 'ruotare', 'girare' e che già nel III millennio a.C., in testi sumeri, indicava un 'mandato', un 'servizio' obbligatorio che ruotava e passava ad altri periodicamente. Così, ad esempio, i re della III dinastia di Ur avevano adottato un sistema (bala), per cui diverse città di provincia (tra cui la stessa Babilonia) dovevano provvedere a sostenere la capitale a turno. Analogamente, nella Lista reale sumerica, la regalità e l'egemonia passano di città in città, e il periodo di egemonia è indicato come il bala di quella città. Nel Lamento per la distruzione di Sumer e di Ur, è riportata l'idea che a Ur fosse sì discesa la regalità, ma che alla città era stato affidato un bala non eterno e che anzi mai si era vista una tal cosa. Progressivamente, il termine assunse il significato di 'regno' e venne usato nelle liste cronologiche.[10]

Sia bala sia palû sono espressioni che rinviano ad una concezione ciclica della storia, un'idea della 'rotazione' del tempo (con implicita negazione di ogni progresso) che sembra caratterizzare tutte le civiltà antiche, almeno fino alla seconda metà del I millennio a.C. In particolare, la periodizzazione in palû viene progressivamente abbandonata intorno al VII secolo a.C.: la Lista reale di Uruk e la Lista reale del periodo ellenistico non ne fanno uso, mentre alla fine del III secolo a.C. si adotta l'Anno Graecorum dell'Impero seleucide.[11]

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Dieci dinastie

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Utilizzando le liste reali A e B, e integrandole con i dati offerti da altre liste e da altri testi, si ottiene una divisione della lista in dieci dinastie.[12] La terminologia utilizzata per indicare queste dinastie è spesso moderna e in molti casi differisce dagli usi antichi. Ad esempio, la I dinastia di Babilonia (detta spesso anche "dinastia amorrea") è indicata dalla Lista reale B come palê Babili; la cosiddetta I dinastia del Paese del Mare era indicata dalle liste reali A e B come palê Urukug, dove Urukug avrà forse indicato la città d'origine del palû: siccome alcune fonti si riferiscono ad alcuni dei re del palê Urukug chiamandoli 're del Paese del Mare', l'espressione è stata estesa a tutta la dinastia. C'è poi una II dinastia del Paese del Mare, che la Lista reale A chiama effettivamente così (palê tamti, dove tamti indica il Paese del Mare). Queste numerazioni ordinali sono dunque aggiunte degli storici moderni.[12] Non ci è giunto il nome della terza dinastia elencata dalla Lista reale A, ma altre fonti la chiamano palê Kasshi (la dinastia cassita). Sempre la Lista reale A ci informa di una palê Ishin (dinastia di Isin), ma gli accademici moderni la chiamano II dinastia di Isin (o Isin II), per distinguerla da una I dinastia di Isin che governò su Babilonia tra il crollo di Ur III (2004 a.C.) e l'affermarsi di Babilonia come centro indipendente (1880 a.C.).[12]

I dinastia di Babilonia

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La Babilonia ai tempi di Hammurabi

Le origini del potere di Babilonia vanno individuate nel formarsi di una unità etnico-linguistica amorrea nell'area che poi verrà chiamata Babilonia, in parte della Mesopotamia settentrionale e sul medio Eufrate. Gli Amorrei erano una popolazione semita seminomade che si era affacciata nella piana alluvionale già nel III millennio a.C. e che nel II millennio riuscì, dopo aver fatto propria la cultura accadica, ad imporre sui troni delle città-stato mesopotamiche alcuni suoi rappresentanti.[13]

Figura chiave per l'affermarsi della città nell'area è il sesto re della dinastia amorrea di Babilonia, Hammurabi.[14][15] Solo nella parte finale del suo regno, cioè a partire dal suo trentunesimo anno, Hammurabi mette a frutto la propria strategia diplomatica e il paziente lavoro di consolidamento, annettendo Larsa ed Eshnunna, sconfiggendo Mari e ingaggiando scontri con l'Assiria.[16][17]

Il processo di unificazione operato da Hammurabi mostra già segni di debolezza con il successore, il figlio Samsu-iluna. Al sud, nel Paese del Mare, si rende indipendente una dinastia (la I dinastia del Paese del Mare), mentre al nord si staccano i centri del medio Eufrate (Terqa e Mari).[18][19]

La I dinastia babilonese crollò per effetto di un'incursione ittita: il re Muršili I conquistò Babilonia e sottrasse la statua del dio Marduk. La fine della dinastia segna anche la fine della cosiddetta età paleo-babilonese. In un primo tempo, forse, la I dinastia del Paese del Mare prese il controllo di Babilonia, ma poi si impose una dinastia cassita. Le fonti per questa fase sono scarse e quando riappaiono, nel XV secolo, il panorama è cambiato del tutto.[20][21]

La parte iniziale della Lista reale A è infranta, di modo che non è possibile leggere i nomi dei re della Dinastia amorrea, ma è possibile leggervi il numero complessivo, che è di undici re.[22]

Seguono le date (a.C.) della Prima dinastia di Babilonia (o 'dinastia amorrea') secondo la cronologia media.[23] Tutti i nomi sono amorrei, tranne quelli indicati in corsivo, che sono accadici.[24]

Ulteriori informazioni Re, accadico ...

I dinastia del Paese del Mare

Le liste reali A e B indicano questa dinastia come palû Urukug, dove Urukug avrà forse indicato la città d'origine del palû (ma il centro non è mai stato localizzato[26]): siccome alcune fonti si riferiscono ad alcuni dei re del palê Urukug chiamandoli 're del Paese del Mare' (ad esempio, Gulkishar è detto LUGAL KUR A.BA.A, 're del Paese del Mare', in un kudurru del tardo XII secolo a.C.[27]), l'espressione è stata estesa a tutta la dinastia. Alla dinastia ci si riferisce anche con il logogramma BALA ŠEŠ.ḪA, di incerta lettura[27]. C'è poi una II dinastia del Paese del Mare, che la Lista reale A chiama effettivamente così (palê tamti).[12] Mentre le fonti scribali riportano queste dinastie come successive l'una all'altra, sappiamo che la I dinastia del Paese del Mare è contemporanea alla fine della I dinastia babilonese e all'inizio della dinastia cassita. La dinastia del Paese del Mare regnava indipendentemente in questa area della Mesopotamia (il Paese del Mare indica la fascia costiera sul Golfo Persico, nell'area dell'odierna Bassorah).[28]

La Lista reale A indica undici re di questa dinastia, che avrebbero regnato per un totale di 368 anni. Sono conservati tutti i nomi dei re della I dinastia del Paese del Mare. Anche le durate dei regni di questa dinastia sono conservati, fatta eccezione per i primi tre re, perché i danni alla tavoletta impediscono una lettura sicura. La Lista reale B riporta la stessa sequenza di nomi, ma non la durata dei regni. La Lista sincronica riporta gli ultimi sette nomi e aggiunge un altro re, detto "6a"[3], perché segnato nella riga successiva al sesto re, Gulkišar. La lettura del nome di questo re "6a" è dubbia e viene talvolta interpretato come DISH+U-EN.[26]

I primi tre re portano nomi accadici. La lettura del nome del primo re, Ilī-ma-ilu, resta dubbia; il significato è forse 'il mio dio è (veramente) dio'.[29] Il nome del secondo re, Itti-ili-nībī, significa 'il mio nome è con il dio'. Il nome del terzo re, Dam(i)q-ilišu, che significa 'il favorito del suo dio', talvolta reso come Damqi-ilišu, è di un tipo ben attestato in Babilonia ed è quasi identico a quello di un re della I dinastia di Isin, Damiq-ilishu.[30] Il nome del quarto re, Iškibal, risulta dubbio e non è chiaro se sia sumerico o accadico. A partire da Gulkišar, tutti i re tranne l'ultimo (Ea-gamil) hanno nomi sumeri. Gulkišar risulta forse essere l'unico re di questa dinastia che appare non solo in liste di re ma anche in testi di altro genere ed è anzi il protagonista di un poema epico (HS 1885+[31]). Tutto ciò suggerisce che durante il suo regno si siano prodotti avvenimenti particolarmente notevoli, poi ricordati dalla tradizione scribale.[32]

La Lista reale A offre delle forme abbreviate dei nomi dei re (ad esempio, Itti-ili per Itti-ili-nībī, Gulki per Gulkišar, Ea-ga per Ea-gamil), forse perché copia da un originale spezzato.[26]

Sul motivo per cui una dinastia che potrebbe non aver mai effettivamente regnato su Babilonia sia stata inserita nella Lista reale babilonese sono state avanzate diverse ipotesi: secondo alcuni (Dougherty, 1932), influenzò (o persino controllò) Babilonia per un certo periodo; secondo altri (King, 1915), il Paese del Mare rappresentava in quel periodo l'entità politica più stabile; infine, secondo altri ancora (Thureau-Dangin, 1927; Goetze, 1957; Matthews, 1970; Brinkman, 1993) i re del Paese del Mare controllarono Babilonia per un periodo. Tutte queste ipotesi sono singolarmente valide.[33]

Gli unici sincronismi attestati tra la fine della I dinastia babilonese e la I dinastia del Paese del Mare sono tra i re Samsu-iluna (1749-1712) e Abi-esukh (1711-1684), da un lato, e, dall'altro, il primo re del Paese del Mare, Iluma-ilu (1720-1700), nonché tra Samsu-ditana (1625-1595) e Gulkišar.[26][34][35] Iluma-ilu, secondo Liverani, è anzi anche il re che tolse a Babilonia l'accesso al mare, rendendosi indipendente.[36] Sappiamo anche che nel suo nono anno di regno, Samsu-iluna sconfisse un esercito di Cassiti (siamo dunque nel 1742 a.C.).[26][36]

Seguono le date (a.C.) della Prima dinastia del Paese del Mare (o palû Urukug) secondo la cronologia media.[35]

Ulteriori informazioni Re, accadico ...

Dinastia cassita

Con la dinastia cassita si apre il cosiddetto periodo medio-babilonese.[41]

Non ci è noto il nome del re cassita che conquistò Babilonia né come i Cassiti si impossessarono del trono babilonese. I primi re cassiti individuati dalla tradizione (Gandash, Agum I, Kashtiliash I) vanno forse considerati contemporanei agli ultimi re della I dinastia di Babilonia.[42][43]

Sappiamo invece da fonte posteriore che 24 anni dopo che la statua di Marduk fu sottratta e portata a Khana, un re cassita, Agum II, la riportò a Babilonia. È possibile ipotizzare che Terqa sia stata distrutta proprio da Agum II e che questi sia stato uno dei primi re della dinastia cassita.[42] Nello stesso periodo, i re Ulam-Buriash e Agum III (ma è ragionevole pensare che Agum II e Agum III non vadano distinti) assoggettarono il Paese del Mare. A questo punto, il regno babilonese (indicato come Karduniash dai Cassiti) si imponeva come grande regno, tanto da relazionarsi con i re assiri.[44][45]

Il nome di questa dinastia nella Lista reale A è perduto, ma altre fonti la chiamano palê Kasshi ('dinastia cassita').[12]

La Lista reale A riporta trentasei re di questa dinastia, che avrebbero regnato per un totale di 576 anni e 9 mesi. La parte della Lista reale A che riporta i nomi della dinastia cassita è assai danneggiata; in particolare, i passaggi relativi ai re dal settimo al ventitreesimo completamente perduti. La Lista sincronica fornisce i primi tredici nomi, cui segue una lacuna. Il nome dell'undicesimo re è perduto, mentre è assai difficile leggere i nomi del dodicesimo e del tredicesimo re.[3] La Lista reale A e la Lista sincronica confliggono in particolare sui nomi del quarto e del quinto re della dinastia. Inoltre, il nome del primo re nella Lista sincronica è troppo danneggiato per essere adeguatamente leggibile.[8]

Non c'è accordo tra gli studiosi su come leggere alcuni nomi dei re cassiti. Ad esempio, URzigurumaš è letto anche Tazzigurumaš o Taššigurumaš; Kara-ḪARdaš è letto anche Kara-kindaš; Meli-Šipak è letto anche Meli-Šiḫu; Enlil-nādin-aḫi è letto anche Enlil-šuma-uṣur.[8]

Ulteriori informazioni Posizione, Re ipotetico ...

Nella Lista sincronica, al re assiro Shamshi-Adad II corrispondono otto re cassiti (gli otto successori di Gandaš).[54] La decima posizione nella Lista sincronica è assegnata a Burnaburiash I.[47][55]

Le datazioni che seguono sono quelle proposte da Brinkman[56] e da Liverani[57], tranne dove indicato. I nomi di re in corsivo indicano l'adozione di un nome accadico (segno della progressiva assimilazione dell'elemento dirigente cassita da parte della base popolare accadica), mentre gli altri nomi sono cassiti.[58]

Ulteriori informazioni Re, accadico ...

Con la conquista della città di Babilonia da parte del re elamico Shutruk-Nakhunte I si conclude la dinastia.

II dinastia di Isin

Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda dinastia di Isin.

Con la caduta della dinastia cassita, gli Elamiti occuparono parte della Bassa Mesopotamia. Non è chiaro come i primi re della II dinastia di Isin riconquistarono l'indipendenza.[80]

La Lista reale A ci informa di una palê Ishin, ma gli accademici moderni la chiamano II dinastia di Isin (o Isin II), per distinguerla da una I dinastia di Isin che governò su Babilonia all'inizio del II millennio a.C.[12]

La portata internazionale di Babilonia con Isin II appare inferiore rispetto ai tempi della dinastia cassita. Spentesi le relazioni con l'Egitto e con Khatti, Babilonia si concentrò in questo periodo in un estenuante scontro con l'Assiria per la definizione dei reciproci confini.[81] Dopo Nabucodonosor, la dinastia continuò stancamente per qualche decennio, in un periodo in cui l'incipiente penetrazione aramea rendeva sempre più difficile al potere centrale il controllo delle campagne.[82]

La lista dei re di Isin II è ricostruita soprattutto attraverso le liste reali A e C.[80] La Lista reale A conta undici re per questa dinastia e indica una durata totale di 132 anni (o 133, secondo altre letture meno probabili) e 6 mesi.[83]

La Lista reale C ci informa sui primi sette re.[84]

Ulteriori informazioni Re, accadico ...

La Lista reale A e la Cronaca dinastica offrono informazioni sostanzialmente simili sulle tre dinastie che succedono alla II dinastia di Isin. Si tratta della II dinastia del Paese del Mare, della dinastia di Bazi e della dinastia elamica, che insieme coprono un periodo di poco meno di 50 anni.[93]

II dinastia del Paese del Mare

La Lista reale A chiama questa dinastia palê tamti (in logogrammi: BALA KUR Tam-tim[83]), dove tamti indica il Paese del Mare. Gli studiosi moderni la chiamano II dinastia del Paese del Mare per distinguerla dalla precedente Palû Urukug.[12]

La Lista reale A indica per questa dinastia tre re per un totale di 21 anni e 5 mesi.[83] Tutti e tre i re sembrano avere origine cassita.[94]

Le date indicate sono quelle riportate da Liverani.[88]

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Dinastia di Bazi

La cosiddetta dinastia Bāzi ha da un punto di vista onomastico un legame con l'ambiente cassita e prende anzi il nome da una tribù cassita (Bīt-Bāzi, 'casa di Bāzi') ed Ea-mukin-zeri è in stretta connessione con un'altra tribù cassita, Bīt-Ḫašmar. Anche l'elemento teoforico del nome del terzo re, Shirikti-shukamuna, è cassita.[96] La Cronaca dinastica qualifica tutti e tre come discendenti di Bazi (mar Bazi).[94]

La Cronaca dinastica indica la dinastia come palû Bit-Bazi e le attribuisce 20 anni e 3 mesi di regno. La Lista reale A indica la stessa durata, ma una possibile lettura del nome è Baz[u] (il logogramma è BALA Ba˹zum˺, ma la lettura ˹zum˺ resta incerta[83]). Il teoforo Shuqamuna è accadico, ma si riferisce ad una divinità cassita.[94]

Le date indicate sono quelle riportate da Liverani.[88]

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Dinastia elamica

Tanto la Lista reale A quanto la Cronaca dinastica accreditano Mar-biti-apla-usur, successore dell'ultimo re della Dinastia di Bazi, come unico rappresentante di una dinastia separata. Nonostante il nome sia pienamente accadico, la Cronaca dinastica indica questo re in questi termini: "[Un re], il palû di Elam, regnò sei anni; fu seppellito nel palazzo di Sargon [cioè 'ebbe sepoltura degna di re']".[102]

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Dinastia di E

Stando alla Lista reale A, la dinastia successiva è la cosiddetta Dinastia di E. Il termine "E", di significato oscuro, si riferisce probabilmente a Babilonia (si tratterebbe quindi di una dinastia locale): in vari testi del I millennio a.C., infatti, il segno E, seguito dal determinativo KI, tipico dei toponimi, si riferisce normalmente a Babilonia.[102][12] C'è una grossa lacuna in questa parte della tavoletta: rimane conservata la durata del regno del primo re e, ma solo in parte, il nome degli ultimi cinque re (da Eriba-Marduk a Nabu-shuma-ukin II).[102] Questa denominazione (palû E) ricorre solo nella Lista reale A, mentre la Cronaca dinastica assegna questi re a diverse dinastie[104] (il che concorda con l'idea, confortata dalle fonti contemporanee, che si sia trattata di un'epoca politicamente instabile), ma quest'ultimo documento è in condizioni piuttosto malandate e copre soltanto l'VIII secolo a.C.[102] Insieme alla Dinastia assira (la IX), questa è una delle dinastie più problematiche, tanto che molti studiosi hanno abbandonato queste denominazioni.[28]

Sono sopravvissute pochissime informazioni sulle relazioni di parentela tra i regnanti di questa dinastia e anche le durate dei regni sono in gran parte oscure. È però possibile rilevare sette re con teofori relativi al dio Nabu e cinque relativi al dio Marduk, il che contrasta con quanto avviene per le tre precedenti dinastie.[102]

Le date indicate sono quelle riportate da Liverani.[105]

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Dinastia assira

La Lista reale A, pur non fornendo una denominazione complessiva, usa per questa dinastia la stessa modalità grafica di presentazione. Stando a questo dato, essa appare un palû come gli altri. D'altra parte, la stessa Lista reale A sembra attribuire a molti dei re di questa dinastia etichette specifiche, come se appartenessero a palû distinti. Insieme alla Dinastia di E, questa è quindi una delle dinastie più problematiche, tanto che molti studiosi hanno finito per abbandonare queste denominazioni.[28][118]

Le fonti primarie per questa fase della storia babilonese sono, oltre alla Lista reale A, vari documenti d'archivio, la Lista reale assira, le iscrizioni reali assire a Babilonia, le cronache e le altre liste reali. Un'altra importante fonte è il Canone tolemaico, che include una lista di re babilonesi (con nomi grecizzati) che vanno dal 747 al 539 a.C., cioè dal primo anno di regno di Nabonassar, della Dinastia di E, alla conquista persiana. Le date offerte da questa fonte differiscono sottilmente da quelle della Lista reale A.[119]

Le date sono quelle indicate da Liverani.[108] I palû quelli proposti da Fales.[120]

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Dinastia caldea

Negli anni 626-623, diverse incursioni assire non erano riuscite a contenere la ribellione di Uruk, Nippur, Der e della stessa Babilonia. Nel 625, Nabopolassar, un capo caldeo della casata di Bit-Yakin, dopo aver contribuito al coagulo delle forze anti-assire nella Bassa Mesopotamia, venne riconosciuto re dai Babilonesi. Per il periodo successivo, le fonti sono gravemente lacunose e riprendono a offrire informazioni per l'anno 616, quando Nabopolassar, ottenuto il pieno controllo della Bassa Mesopotamia, decise di dirigere le proprie forze contro il cuore stesso dell'Impero assiro. L'alleanza tra Ciassare, re dei Medi, e Nabopolassar rappresentò la fine dell'Impero assiro.[125] Ciassare distrusse le maggiori città assire: Assur nel 614 e poi Nimrud e Ninive nel 612 a.C., ma anche Carran nel 610.[126]

La X dinastia è riportata come tale solo da liste reali di epoca ellenistica, quando le divisioni in palû non erano più considerate. Gli storiografi moderni raggruppano questi sovrani nella "dinastia caldea", in base alla loro presunta origine etnica; è in uso anche l'espressione "dinastia neo-babilonese", che distingue questa fase della storia di Babilonia dal periodo paleo-babilonese (dei tempi di Hammurabi) e dal periodo medio-babilonese (cioè la Babilonia cassita).[28]

Le datazioni che seguono sono quelle proposte da Liverani[127] e da Chen[128].

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Dinastie successive

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Liste reali più tarde, come la Lista reale di Uruk e la Lista reale del periodo ellenistico, ma anche la prima parte del Canone tolemaico, continuano la tradizione di enumerare i sovrani di Babilonia, a dispetto del fatto che la città avesse perso l'indipendenza. I re elencati da queste liste sono i re riconosciuti come legittimi lungo la storia della città, senza che la loro origine straniera venisse rilevata come un fatto straordinario. Neppure la conquista della città da parte del persiano Ciro viene registrata da queste fonti come una cesura e il titolo di "re di Babilonia" fu assunto dai re persiani fino a Serse.[131][132] Quanto ai re seleucidi, considerarono Babilonia una parte fondamentale del loro impero.[131]

In generale, è quindi possibile considerare parte integrante della lista reale babilonese le quattro dinastie che succedettero alla X dinastia (la dinastia caldea) sul trono di Babilonia. Si tratta della dinastia achemenide (che inizia con Ciro), della dinastia argeade (che inizia con Alessandro il Macedone), della dinastia seleucide (che inizia con Seleuco I Nicator) e della dinastia arsacide (che inizia con la conquista di Babilonia da parte di Mitridate). Con la fine della dinastia arsacide (all'inizio del III secolo d.C.) può considerarsi conclusa la storia della stessa Babilonia: la scrittura cuneiforme cadde in disuso e i templi della regione vennero distrutti o abbandonati.[131]

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Note

Bibliografia

Voci correlate

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