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Macrobio Longiniano
politico romano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Flavio Macrobio Longiniano (latino: Flavius Macrobius Longinianus; ... – 13 agosto 408) fu un prefetto dell'Impero romano d'Occidente.
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva

Ricoprì un incarico amministrativo importante (forse comes privatarum largitionum) nel tardo 398, periodo in cui ricevette delle lettere di Quinto Aurelio Simmaco;[1] l'anno successivo fu nominato comes sacrarum largitionum).
In un certo periodo tra il 400 e il 402 ricoprì la carica di praefectus urbi di Roma; in questo periodò curò il restauro delle Mura aureliane voluto dall'imperatore Onorio, e il suo nome è attestato sulle iscrizioni di Porta Tiburtina, Porta Praenestina e Porta Portuense come curatore dell'opera.[2] Fece anche costruire un battistero a Roma presso la basilica di Sant'Anastasia al Palatino (di quest'ultimo però non rimane traccia archeologica).
Tra l'11 gennaio 406 e il 24 marzo di quello stesso anno è attestato in carica come Prefetto del pretorio (non è chiaro se delle Gallie o d'Italia); fu poi nuovamente Prefetto del pretorio (d'Italia) nel 408.
Era un sostenitore di Stilicone; per questo, quando il magister officiorum Olimpio corruppe i soldati di stanza a Ticinum (Pavia), questi presero prigionieri tutti gli ufficiali leali a Stilicone e li misero a morte il 13 agosto. A seguito della caduta del generale, ucciso il 22 agosto, i nomi di Stilicone e Longiniano furono cancellati dalle iscrizioni.
È probabile che sia da identificare col Longiniano corrispondente di Agostino di Ippona; in tal caso era un pagano neoplatonico, che deteneva cariche sacerdotali pagane. Se l'identificazione è corretta, e se la costruzione del battistero non fosse esclusivamente legato al suo ruolo, Longiniano si convertì al cristianesimo prima della sua prefettura.
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Note
Bibliografia
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